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Niccolò Rodolico

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Niccolò Rodolico (Trapani, 14 marzo 1873Firenze, 19 novembre 1969) è stato uno storico e scrittore italiano.

Firma di Niccolò Rodolico

Nacque a Trapani nel 1873 da Francesco e Antonia Piombo. Il padre aveva preso parte ai moti del 1848 e, nel 1860, dopo essere entrato nelle bande insurrezionali, fu inquadrato nei corpi garibaldini.

Niccolò manifestò un interesse precoce per la storia. Frequentò la Biblioteca Fardelliana, dove redasse i regesti di alcuni manoscritti riguardanti la storia di Trapani.[1] Nella sua città natale studiò presso il Liceo Ximenes, dove fu compagno di Giovanni Gentile. Si iscrisse all'Università di Bologna dove fu allievo di Giosuè Carducci, che lo incoraggiò a proseguire gli studi storici.

«Fui studente alla scuola del Carducci dal 1892 al ’96, e poi alla scuola del Villari in un biennio di perfezionamento»

Conseguita nel 1896 la laurea in storia medievale, sotto la guida di Pio Carlo Falletti, si trasferì nello stesso anno a Firenze, avendo ottenuto una borsa di studio all'Istituto superiore di perfezionamento. Nella città toscana trovò un ambiente culturale stimolante e strinse amicizia con altri giovani intellettuali, come Cesare Battisti, Giovanni Gentile e Gaetano Salvemini.[2] Dedicò il suo primo libro al Tumulto dei Ciompi,[3] alla formazione delle signorie e ai conflitti sociali della Firenze medievale.[4] Insieme a Gaetano Salvemini, ugualmente allievo di Carducci, contribuì al rinnovamento della storiografia, introducendo in Italia un metodo di studio basato sui documenti e sull'apporto interdisciplinare, in particolare quello economico-giuridico.[5] Nel 1947 divenne socio dell'Accademia dei Lincei.[6] Nel dopoguerra si candidò con il blocco monarchico all'Assemblea Costituente a Firenze.[7]

Sposatosi a Venezia, nel maggio 1904, con Bice Burgarella, ebbe tre figli: Antonino (biologo, scomparso a 21 anni nel 1932), Leonardo ingegnere in Firenze e Francesco Rodolico. Nel luglio 1941 si risposò a Villabassa, in Alta Pusteria, con Leonilda Ravenna.

Morì a Fiesole il 19 novembre 1969.

L'attività di storico

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Nel 1908 vinse il concorso per la cattedra di storia presso l'Istituto superiore di magistero di Firenze.[8]

Tra il 1915 e il 1925 i suoi interessi si indirizzano dal Medioevo alla storia moderna e risorgimentale; scrisse, infatti, Il popolo agli inizi del Risorgimento nell'Italia meridionale, uno dei suoi libri più importanti.[9]

Dopo essere stato professore di liceo, ebbe accesso, non più giovanissimo, alla cattedra universitaria: dal 1920 fu professore di storia moderna presso l'Università di Messina, per poi subentrare a Gaetano Salvemini, costretto ad espatriare perché antifascista, come ordinario della stessa disciplina alla Facoltà di lettere dell'Università degli Studi di Firenze. In seguito sostituì Siotto Pintor,[10] ottenendo la cattedra di storia dei trattati e della politica internazionale all'Istituto Cesare Alfieri, sempre a Firenze.[11]

I volumi su Carlo Alberto

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Nel 1931 fu pubblicato Carlo Alberto principe di Carignano, primo di tre volumi di ricostruzione della personalità albertina, a cui seguirono Carlo Alberto negli anni di regno 1831-1843 (1936) e Carlo Alberto negli anni 1843-1849 (1943).[12] Rodolico, con quest'opera, volle analizzare la figura di Carlo Alberto considerandolo come uno dei protagonisti del Risorgimento Italiano e insistendo maggiormente sugli aspetti positivi del personaggio.[13] I tre volumi mettono in evidenza il metodo di lavoro di Rodolico, contraddistinto da un grande scrupolo scientifico e da una minuziosa elaborazione del materiale documentario. La loro uscita suscitò aspre reazioni in storici di diversa impostazione metodologica come Omodeo e Salvatorelli.[14] Per questo studio, Umberto II, dall'esilio, lo nominò, per meriti scientifici, membro della Consulta dei Senatori del Regno e gli attribuì l'Ordine civile di Savoia, la più alta onorificenza civile sabauda.[15]

Nel 1945 tornò agli studi medievali sulle classi popolari fiorentine, a cui già aveva dedicato Il popolo minuto (1899) e La democrazia fiorentina al suo tramonto (1905), con la monografia I Ciompi. La sollevazione popolare dei Ciompi, secondo lui, doveva essere inquadrata in una lotta tra democrazia e oligarchia, nel contesto dello sviluppo industriale della Firenze del Trecento e della costituzione di un proletariato urbano e di una coscienza operaia. Indicava come prova di tale tesi il "programma politico ed economico che gli operai formularono nelle petizioni presentate al Governo del Comune nel luglio 1378".[16]

Per la ricostruzione storica studiò, tra gli altri documenti, le "ricordanze familiari", piccoli registri delle spese e dei guadagni, grazie ai quali emergeva come generazioni di mercanti erano divenuti proprietari terrieri.[17]

Libri per ragazzi

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Scrisse due libri per ragazzi, La casetta rossa e I tre sciuscià, che avevano al centro episodi accaduti a Firenze durante la guerra e nel dopoguerra.[18]

Attività culturali

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Collaboratore di periodici

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Per tutta la sua vita scrisse su periodici.[19] La sua scrittura giornalistica era caratterizzata da un uso colloquiale della lingua.[20] Nel giugno del 1910 iniziò a collaborare con la rivista letteraria Il Marzocco, settimanale fiorentino fondato dai fratelli Angelo e ed Adolfo Orvieto.[21] Collaborò anche con La Nazione di Firenze.[22]

Vice presidente del Consiglio superiore degli archivi di stato

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Dopo la laurea a Bologna, trovandosi a Firenze, decise di perfezionarsi in archivistica, studiando con Cesare Paoli all'Istituto di studi superiori di Firenze. Nel 1936 entrò nel Consiglio superiore degli archivi di stato, organo consultivo dell'amministrazione degli archivi, diventandone, nel 1955, vicepresidente (il presidente era, per legge, il Ministro dell'interno). Ricoprì la carica fino alla morte, contribuendo a potenziare l'organizzazione di questo settore. Fu membro della Commissione per la pubblicazione dei carteggi cavouriani.[23][24]

Presidente della Deputazione di storia patria per la Toscana

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Assunse il ruolo di presidente della Deputazione di storia patria nel 1935, insieme con la direzione della rivista Archivio storico italiano.[25] La carica si trasformò nel dopoguerra in quella di commissario.[26] La Deputazione, istituita a Firenze nel 1862, aveva avuto il compito di stimolare e coordinare gli studi storici in Toscana e in parte dell'Italia centrale. Negli anni del fascismo gli studi di storia locale e, in generale, l'interesse per la ricerca documentaria avevano perso di importanza, riflettendosi negativamente sulla centralità degli archivi e le biblioteche come luoghi di ricerca.[27] Rodolico tentò di contrastare questa tendenza, sostenendo gli scopi scientifici dell'istituzione.[28]

La rivista Archivio storico italiano

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Dedicò fascicoli speciali dell'Archivio storico italiano a ricorrenze storiche di particolare rilievo[29] e a personalità eminenti della storia fiorentina. Organizzò le celebrazioni per il centenario della rivista che cadde nel 1942 proprio durante la sua presidenza.[30]

I progetti di ricerca

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Riuscì a tutelare l'indipendenza della Deputazione, che accolse nel proprio archivio anche gli scritti di oppositori al regime, come Nello Rosselli e Alessandro Levi.[31] Portò a termine la pubblicazione, rimasta incompiuta, dei protocolli del carteggio di Lorenzo Il Magnifico, affidandone la realizzazione all'archivista fiorentino Marcello Del Piazzo (poi direttore dell'Archivio di Stato di Roma), i cui Protocolli del carteggio di Lorenzo "il magnifico" per gli anni 1473-1474, 1477-1493[32] furono premessa del progetto integrale.[33][34] Si possono annoverare tra i progetti inattuati, quello di una ricognizione dei libri di "ricordanze" del Quattrocento e quello di una ricognizione di trattati stipulati dal comune di Firenze nel Medioevo.[35] La sua ultima raccolta fu costituita dagli Statuti dei comuni rurali toscani che lasciò in corso d'opera quando morì.

Biblioteca dell'Archivio storico italiano

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Nel 1949 avviò, su proposta dell'Editore Olschki, una collana, ancora esistente,[36] di studi storici da intitolare "Biblioteca dell'Archivio storico italiano" che accolse saggi di storia della Toscana.[37]

Pensiero politico

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Rodolico non fu mai militante, né assegnò all'impegno politico un ruolo rilevante. L'unica esperienza di partecipazione attiva alla vita politica fu quella alla Costituente come capo lista fiorentino del blocco monarchico.[6] Tuttavia, da giovane, il suo orientamento all'approccio storico, perfezionato sotto la guida di Pasquale Villari, lo portò, al pari di molti suoi coetanei, ad essere attratto dal socialismo e dalla ricerca delle soluzioni ai problemi politici e sociali.[38] Tuttavia il sentimento religioso e i valori liberali e patriottici ricevuti in eredità dal padre garibaldino limitarono l'influenza della dottrina marxista.[39]

«(...) Mi soffermai anch'io ad ascoltare quella voce e fui sempre più invogliato allo studio del fattore economico-sociale, ma una carica di buon senso, un abito mentale di critica, una luce di sentimento religioso, una tradizionale eredità familiare di valori nazionali, fecero sì che pur soffermandomi alla porta del socialismo riprendessi la mia via, quella che ho percorso, imparando e insegnando storia senza Carlo Marx»

Anche la frequentazione dell'ateneo bolognese rafforzò in lui sentimenti patriottici in un clima di entusiasmo post-risorgimentale, che lo portò ad appoggiare la causa monarchica, individuando nei Savoia gli attori principali dell'affermazione della libertà e dell'indipendenza italiana, in linea con la tesi cara a gran parte del pensiero storiografico e della dottrina politica post-risorgimentale.[40] Cattolico, era convinto, tuttavia, della necessaria distinzione tra finalità dello Stato e interessi della chiesa.[41]

La sua breve adesione alla Democrazia Cristiana terminò nel dopoguerra, quando abbandonò questa forza politica in segno di fedeltà alla sua convinzione monarchica.[6]

Manifestò un certo consenso per il fascismo, soprattutto dopo la firma dei Patti Lateranensi, ma non ebbe mai un ruolo attivo, né approvò le azioni squadriste e violente. Nel 1943, dopo la caduta del fascismo, scrisse "Colloquio con me stesso", un diario autocritico in cui analizzava le sue reazione di fronte agli avvenimenti politici italiani. Poneva l'accento, in modo particolare, sulla "corruzione" che il fascismo aveva imposto nel mondo universitario.[42]

Intitolazioni

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A Firenze gli sono stati intitolati un liceo di indirizzo scientifico e linguistico[43] e una piazza.[44]

Archivio e biblioteca personali

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Dopo aver ottenuto l'autorizzazione dal Ministero della Pubblica Istruzione, Leona Rodolico Ravenna, moglie di Niccolò, affidò la biblioteca e l'archivio del marito alla Biblioteca Riccardiana di Firenze, con il fine di conservare e, allo stesso tempo, mettere a disposizione degli studiosi tutte le opere, il carteggio e ogni altro documento che avesse a che fare con la carriera del marito.[45][46]

[15]

La bibliografia di Niccolò Rodolico è vastissima. La moglie, Leona Ravenna Rodolico, ha raccolto ben 802 titoli nella sua "Bibliografia di un fannullone" in Niccolò Rodolico uomo e storico. Fra le opere più importanti ricordiamo:

  • Siciliani nello Studio di Bologna nel Medio Evo, Niccolò Rodolico, Palermo, Tip. "Lo Statuto", 1895, OCLC 380273181.
  • Dal Comune alla Signoria. Saggio sul governo di Taddeo Pepoli in Bologna, Niccolò Rodolico, Forni, 1898.
  • Il popolo minuto. Note di storia fiorentina 1343-1378, Niccolò Rodolico, Nicola Zanichelli, Bologna, 1899.
  • La democrazia fiorentina nel suo tramonto 1378-1382, Niccolò Rodolico, Zanichelli, 1905.
  • Stato e Chiesa in Toscana durante la reggenza lorenese, 1737-1765, Niccolò Rodolico, F. Le Monnier, 1972.
  • La storia d'Italia: narrata ai soldati d'Italia del 1916, Niccolò Rodolico, Bemporad & figlio, 1916.
  • Gli amici e i tempi di Scipione dei Ricci: saggio sul giansenismo italiano, Niccolò Rodolico, Le Monnier, 1920.
  • Il popolo agli inizi del risorgimento nell'Italia meridionale 1798-1801, Niccolò Rodolico, Le Monnier, 1969.
  • Carlo Alberto, principe de Carignano, Niccolò Rodolico, F. Le Monnier, 1931.
  • Carlo Alberto: Negli anni di regno, 1831-1843, Niccolò Rodolico, F. Le Monnier, 1936.
  • Carlo Alberto negli anni 1843-1849, Niccolò Rodolico, Firenze, F. Le Monnier, 1943.
  • Libro azzurro sul "referendum" 1946, Niccolò Rodolico, in collaborazione con Vittorio Prunas-Tola, Superga, 1953.
  • Storia degli Italiani, Niccolò Rodolico, Sansoni, Firenze, 1964.
  • Niccolò Rodolico, e Giuseppe Marchini, I Palazzi del popolo nei comuni toscani del Medio Evo, a cura di Giuseppe Marchini, Cassa di Risparmio, 1962.
  • Il Risorgimento vive, Gaetano Falzone, Niccolò Rodolico, Flaccovio, 1962.
  • Storia del Parlamento italiano, Niccolò Rodolico, Flaccovio, 1963.
  • Saggi di storia medievale e moderna, Niccolo Rodolico, Firenze, F. Le Monnier, 1963.
  1. ^ Gaetano Falzone (a cura di), Niccolò Rodolico collaboratore di giornali, in Niccolò Rodolico uomo e storico, Palermo, I.L.A. Palma, 1972, p. 208.
  2. ^ Andrea Villa, Niccolò Rodolico, su Treccani. URL consultato il 30 settembre 2020.
  3. ^ Niccolò Rodolico, I Ciompi: una pagina di storia del proletariato operaio / Niccolò Rodolico, Firenze: Sansoni, 1971, p. 123.
  4. ^ I Ciompi: una pagina di storia del proletariato operaio.
  5. ^ Gaetano Falzone, Ricordo di Niccolò Rodolico, p. 103
  6. ^ a b c Mauro Moretti.
  7. ^ Gaetano Falzone, Niccolò Rodolico e le sue opinioni politiche, p. 195
  8. ^ Mauro Moretti, Rodolico Niccolò, su treccani.it. URL consultato il 5 ottobre 2020.
  9. ^ Gaetano Falzone, Ricordo di Niccolò Rodolico, p. 104
  10. ^ Gian Paolo Trifone, Siotto Pintor, su treccani.it. URL consultato il 1º ottobre 2020.
  11. ^ Gaetano Falzone, Niccolò Rodolico, storico e maestro, p. 13
  12. ^ Gaetano Falzone, Niccolò Rodolico, storico e maestro, p. 24
  13. ^ Gaetano Falzone, Niccolò Rodolico, storico e maestro, p. 27-29
  14. ^ Gaetano Falzone, Niccolò Rodolico, storico e maestro, p. 26-27
  15. ^ a b Andrea Villa.
  16. ^ Gaetano Falzone, Niccolò Rodolico, storico e maestro, p. 124-125
  17. ^ Gaetano Falzone, Niccolò Rodolico, storico e maestro, p. 126
  18. ^ Gaetano Falzone, Lo scrittore per ragazzi, p. 217-219
  19. ^ Gaetano Falzone, Niccolò Rodolico collaboratore di giornali, p. 211
  20. ^

    «(...)Egli ebbe la virtù di sapere volgarizzare la storia come pochi altri. In due colonne di giornale sapeva raccontare una sua ricerca con una prosa facile e persuasiva che faceva dello studio un'invenzione degna di un narratore e di un prosatore d'arte. Fu assiduo, in più giornali, a mandarmi i suoi scritti che piacevano molto ai lettori.»

    Gaetano Falzone, Immagine di Niccolò Rodolico, p. 205

  21. ^ Gaetano Falzone, Niccolò Rodolico collaboratore di giornali, p. 207
  22. ^ Gaetano Falzone, Niccolò Rodolico collaboratore di giornali, p. 212
  23. ^ LUIGI EINAUDI, I CARTEGGI DEL CONTE DI CAVOUR, su zanichelli.it. URL consultato il 1º ottobre 2020.
  24. ^ Gaetano Falzone, Niccolò Rodolico Vice Presidente del Consiglio Superiore Degli Archivi di Stato, Giulio Russo, p. 238-239
  25. ^ La tradizione voleva le due cariche unite, essendo l'Archivio il principale progetto dell'istituzione
  26. ^ Gaetano Falzone, Rodolico presidente della Deputazione di Storia Patria per la Toscana, p. 225
  27. ^ Gaetano Falzone, Rodolico presidente della Deputazione di Storia Patria per la Toscana, p. 221-236
  28. ^ Gaetano Falzone, Rodolico presidente della Deputazione di Storia Patria per la Toscana=, p. 224
  29. ^ Ad esempio nel 1948 in occasione del centenario della Prima guerra d'indipendenza e nel 1964 per il centenario del Concilio di Trento.
  30. ^ Gaetano Falzone, Rodolico presidente della Deputazione di Storia Patria per la Toscana=, p. 227
  31. ^ Gaetano Falzone, Rodolico presidente della Deputazione di Storia Patria per la Toscana=, p. 229
  32. ^ Protocolli del carteggio di Lorenzo "il magnifico" per gli anni 1473-1474, 1477-1493, a cura di M. Del Piazzo, Firenze 1956, volume della serie dei "Documenti di storia italiana"
  33. ^ Gaetano Falzone, Rodolico presidente della Deputazione di Storia Patria per la Toscana=, p. 230
  34. ^ Gaetano Falzone, Rodolico presidente della Deputazione di Storia Patria per la Toscana=, p. 230-231
  35. ^ Gaetano Falzone, Rodolico presidente della Deputazione di Storia Patria per la Toscana=, p. 231
  36. ^ Biblioteca dell'"Archivio storico italiano", su olschki.it, Olschki. URL consultato il 5 ottobre 2020.
  37. ^ Gaetano Falzone, Rodolico presidente della Deputazione di Storia Patria per la Toscana=, p. 232
  38. ^ Gaetano Falzone, Niccolò Rodolico e le sue opinioni politiche, p. 188
  39. ^ Gaetano Falzone, Niccolò Rodolico e le sue opinioni politiche, p. 189
  40. ^ Gaetano Falzone, Niccolò Rodolico e le sue opinioni politiche, p. 192
  41. ^ Gaetano Falzone, Niccolò Rodolico e le sue opinioni politiche, p. 191-193
  42. ^ Gaetano Falzone, Niccolò Rodolico e le sue opinioni politiche, p. 193
  43. ^ Liceo scientifico Niccolò Rodolico, su lsnr.it.
  44. ^ Piazza Niccolò Rodolico, su tuttocitta.it.
  45. ^ "Per conservare e, nello stesso tempo, per mettere a disposizione degli studiosi, le opere, le maggiori come le minori, il carteggio e ogni altro documento che concerne la carriera di docente e la complessa attività di Niccolo Rodolico, ho deciso di consegnare tutto il materiale da me posseduto alla Biblioteca Riccardiana di Firenze"
  46. ^ Gaetano Falzone, Le lettere di Niccolò Rodolico, di Leona Rodolico Ravenna, p. 305-306
  47. ^ https://archivio.quirinale.it/archivio//GIOVANNI_COLLI/SCATOLA_8/186_DIPLOMI_ONORIFICENZE_E_DECORAZIONI_DI_COLLI_1934_1980.pdf

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