Naufragio della petroliera Haven
Naufragio della petroliera Haven disastro ambientale | |
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Relitto della Haven | |
Tipo | Naufragio |
Data | 11 aprile 1991 12:30 |
Luogo | Mar Ligure, al largo di Genova |
Stato | Italia |
Coordinate | 44°22′03″N 8°42′01.01″E |
Conseguenze | |
Morti | 5 |
Danni | Incendio della Haven |
Il naufragio della petroliera Haven è stato un grave incidente marittimo avvenuto l'11 aprile 1991 nel tratto di mare davanti a Arenzano e causato da una grande esplosione avvenuta a bordo della superpetroliera VLCC Haven. Nell'incidente morirono quattro membri dell'equipaggio ed il comandante.
Attualmente il relitto si trova su un fondale di circa 80 metri nelle acque antistanti Arenzano. Si tratta del più grande relitto visitabile da subacquei del Mediterraneo, e uno dei più grandi al mondo. L'affondamento causò la perdita di migliaia di tonnellate di petrolio.
Cause
[modifica | modifica wikitesto]L'11 aprile 1991 alle 12:30, durante un'operazione di travaso di greggio dalla stiva 1 (a prua) alla stiva 3 (al centro della nave), forse per il malfunzionamento di una pompa, si verificò un'esplosione che fece saltare cento metri di coperta nella parte prodiera, in un tratto di mare profondo 94 metri davanti a Voltri, quartiere posto all'estremità di ponente di Genova.
Durante la notte la nave in fiamme si spostò in direzione di Savona. Il giorno successivo fu trainata tra Cogoleto e Arenzano; durante l'inizio dell'operazione di traino, la parte prodiera, indebolita dalle esplosioni, si staccò dal resto dello scafo. La parte distaccatasi, lunga 95 metri, si adagiò a 470 metri di profondità (44°16′22.42″N 8°41′18.83″E ).
Il mattino del 13 aprile altre esplosioni scossero il relitto, esplosioni dovute probabilmente al surriscaldamento delle cisterne non ancora interessate all'incendio. Grazie alla prontezza risolutiva dell'Ammiraglio della Marina Militare (comandante del porto di Genova) Antonio Alati, fu evitato un grave peggioramento. Egli lavorò duramente per contenere il petrolio fuoriuscito in mare (ed in fiamme), mediante la istituzione di barriere di contenimento in un'area circoscritta, ed organizzò, per quanto possibile, il recupero di una parte del greggio.
Una debole brezza da settentrione, ed il mare sostanzialmente quasi calmo, limitarono lo spiaggiamento del greggio nei primi giorni del disastro; essa, inoltre, evitò che la grande nuvola di fumo nero raggiungesse gli abitati sulla costa.
L'inabissamento
[modifica | modifica wikitesto]Alle 9:30 del 14 aprile la petroliera concluse la sua agonia con un'ennesima esplosione, che la fece inabissare ad un miglio e mezzo dal porto di Arenzano, tra Arenzano e Cogoleto, su un fondale di circa 80 metri (44°22′25.75″N 8°41′59.58″E ).
L'inquinamento della costa
[modifica | modifica wikitesto]Nei giorni seguenti l'incidente, nonostante l'intervento di una eterogenea flotta di mezzi navali in missione anti-inquinamento, dai cacciatorpediniere della Marina Militare ai mezzi del porto di Genova, un debole scirocco travolgeva le barriere che i numerosi volontari avevano sistemato lungo i litorali più esposti, causando importanti spiaggiamenti di greggio da Arenzano ad Albissola Marina.
Fu il più grave disastro ecologico nel mar Mediterraneo. Bruciarono circa 90 000 tonnellate di petrolio greggio delle 144 000 presenti al momento dell'incidente oltre alle circa 1000 tonnellate di combustibile. Una parte del carico, stimata in una quantità compresa tra 10 000 e 50 000 tonnellate, (soprattutto le componenti più dense del greggio) è deposto tuttora negli alti fondali tra Genova e Savona.
Il relitto ha la coperta a quota −54 metri, e il castello di poppa si eleva fino ad una profondità di 36 metri, che corrisponde circa al livello a cui è stato tagliato il fumaiolo, che rappresentava un pericolo per la navigazione.
Dal 2001 una commissione istituita presso l'Assessorato all'Ambiente della Regione Liguria è incaricata di realizzare interventi e sperimentazioni di bonifica anche del relitto. Le due bonifiche di rilievo sono state quella del 2003 e quella del maggio 2008, attualmente classificata come "definitiva", comprendente il monitoraggio complessivo dello stato del relitto e il pompaggio di idrocarburi residui dai locali interni della nave.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Cristina Freghieri. Petroliera Milford Haven. «L'ultimo sospiro». La Mandragora Editrice, 2004. ISBN 88-7586-007-6
- Relazione Finale del Collegio dei Periti, 1995
- Relazione Tecnica del Collegio dei Periti, 2000
- (EN) Center for Tankship Excellence - Casualty database: Haven, su c4tx.org. URL consultato il 26 agosto 2012 (archiviato dall'url originale il 18 giugno 2015).
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Il gigante del Mediterraneo: sito dedicato alla Haven, su ilgigantedelmediterraneo.it. URL consultato il 26 agosto 2012 (archiviato dall'url originale il 7 ottobre 2011).
- La petroliera Haven - Regione Liguria, su haven.it. URL consultato il 26 agosto 2012 (archiviato dall'url originale il 9 maggio 2006).