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Monumento a Leonardo da Vinci

Coordinate: 45°28′01.13″N 9°11′24.06″E
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Leonardo da Vinci
AutorePietro Magni
Data1858-1872
Materialemarmo di Carrara
UbicazionePiazza della Scala, Milano
Coordinate45°28′01.13″N 9°11′24.06″E
Map

Il monumento a Leonardo da Vinci è un gruppo scultoreo commemorativo posto in piazza della Scala di Milano e inaugurato nel settembre del 1872. Sulla sommità è posta una statua di Leonardo da Vinci mentre alla base sono raffigurati quattro suoi allievi a figura intera, Giovanni Antonio Boltraffio, Marco d'Oggiono, Cesare da Sesto e Gian Giacomo Caprotti (con il nome di Andrea Salaino).

Il monumento fu realizzato dallo scultore Pietro Magni (1816-1877) a partire dal 1858; a causa del passaggio di Milano dal Regno Lombardo-Veneto al Regno di Sardegna prima e al Regno d'Italia poi, il finanziamento per la realizzazione ebbe problemi e ritardi. Dopo l'inaugurazione ricevette molte critiche negative per la scelta del luogo dove fu posizionato e perché considerato un'eredità dell'amministrazione austriaca.

Un primo progetto

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Nel 1834 si trovano riferimenti a un «nobile e coltissimo nostro concittadino» milanese che intendeva realizzare a proprie spese un monumento in bronzo a Leonardo.[1] L'anonimo aveva anche ottenuto l'autorizzazione del governo austriaco per posizionare il monumento nel cortile di Brera,[2] decorando l'accesso al doppio scalone. All'epoca per lo scalone richiniano erano in preparazione anche i monumenti a Cesare Beccaria e a Giuseppe Parini.

«Ma il monumento più sfarzoso che si sta ora facendone i modelli, da fondersi in bronzo, sarà quello del gran Leonardo da Vinci, che a proprie spese fa innalzare un nostro generosissimo Cavaliere, non solo amante di belle arti, ma che professa per diletto la scultura egli stesso. Il disegno non vuole che sia veduto nè giudicato se non ad opera finita, promettendo di darla in tre anni compita. Così tutto fu accettato dalla Superiorità, che ad essa sola ne avrà presentato il disegno, e gli venne accordata la permissione del suo collocamento, in quello spazio di ripiano, che divide i due scaloni al piano terreno e viene così a rimanere di fronte al gran portone, di mezzo della facciata, onde si scoprirà anche dalla via la sua veduta. Si sa però, riguardo al disegno, che è grande e copioso di figure, per descrizione interpellata da alcuni, e che sarà di molto dispendio.»

La base in granito avrebbe dovuto essere di circa 2 metri con figure in bronzo alte circa 3 metri, raffigurando la personificazione dell'Immortalità nell'atto del porgere una corona d'alloro a Leonardo, intento in profonde meditazioni sui propri libri. Un bassorilievo sulla base avrebbe riprodotto l'Ultima Cena.[1] Questo progetto non fu però completato.

Il concorso del 1857

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Pietro Magni

Nel 1856 tra i concorsi dell'Accademia di Belle Arti di Milano venne richiesto il progetto di un monumento a Leonardo in forma di fonte da porre sempre nel cortile di Brera.

«Un ricco monumento onorario a Leonardo da Vinci, composto di marmi e bronzi, che serva nel tempo stesso di fonte di acqua potabile, da collocare nel palazzo di Brera di prospetto alla porta maggiore, ed impostato dove sta l'attuale tromba. Il progetto potrà essere tanto in disegno che in rilievo. Il disegno sarà della precisa misura di metri 0,54 per metri 0,81; il modello sarà alto metri 1,08 e verrà segnato quanto vi sia di marmo e quanto di bronzo.

Premio = Una medaglia d'oro del valore intrinseco di venti zecchini.[4]»

L'8 febbraio 1857 l'imperatore Francesco Giuseppe stabilì la realizzazione di un vero e proprio monumento da porre in piazza San Fedele con una statua in marmo alta 3,60 metri.[5] Venne perciò stabilito un nuovo programma il 1º ottobre 1857, con scadenza il 31 ottobre 1858.[6]

Il 22 dicembre 1858 la commissione stabilì all'unanimità la scelta del modello «Pensa nel marmo» presentato dallo scultore Pietro Magni; si fece però anche presente che sarebbe stata necessaria una spesa maggiore delle 60.000 lire austriache previste dal bando di concorso.[7] Venne anche stabilito di destinare il monumento alla piazza della Scala.[8]

Realizzazione

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Bozzetto originario del monumento
Il progetto modificato, come appariva nel 1864

Il Magni si mise all'opera, ma l'esito della Seconda guerra d'indipendenza lo costrinse a rivolgersi prima a Urbano Rattazzi, all'epoca ministro dell'interno, e poi a Cavour, presidente del Consiglio dei ministri.[9] Infatti il governo riteneva di non avere alcun obbligo nei confronti del Magni poiché il concorso non era stato approvato dalle autorità e l'importo di spesa previsto per la sua opera era maggiore di quello stabilito dal concorso. Cavour incaricò comunque Massimo d'Azeglio, governatore di Milano, di esaminare la situazione nello studio dello scultore e prendere una decisione.[10]

Il d'Azeglio non solo confermò il progetto ma suggerì anche delle modifiche essenziali che fecero aumentare il costo del monumento.

«e si fu specialmente dietro le savie osservazioni e suggerimenti di V. E. che sorse il pensiero di staccare dal monumento le dette 4 statue dei scolari e di collocarle sopra piedestalli separati in giro al monumento, ottenendosi così una linea euritmica assai più omogenea. Inoltre avendosi sostituito al primitivo modello di base rotonda, l'altro a base ottangolare di puro stile bramantesco con aggiunto ivi i diversi ornati, e con introdurvi 4 grandi bassorilievi di bronzo rappresentanti scene della vita e delle opere del sommo artista si ottenne, come assai opportunamente aveva pure suggerito l'E. V. di dare al monumento tutta quella maestà e grandiosità che gli era necessaria, sia per l'importanza del soggetto sia per l'ampiezza della piazza a cui è destinato.»

Il Magni partì per Bologna come alfiere della Guardia Nazionale e al suo ritorno nel 1861 trovò come nuovo governatore Giuseppe Pasolini; per cercare di ottenere conferma dell'incarico di realizzare il monumento, egli contattò perciò l'Accademia, il d'Azeglio (ritiratosi dalla politica), il governatore Pasolini, il sindaco di Milano Antonio Beretta e il presidente del Consiglio dei ministri Bettino Ricasoli.[12]

Per la realizzazione del monumento venne stimato un valore di circa 100.000 lire (corrispondenti alle 60.000 lire austriache del concorso più altre 47.000 lire italiane).[13] Nel 1862 le autorità richiesero modifiche al progetto per ridurre la spesa a lire 90.200 e il Comune di Milano si impegnò per un contributo di 20.000 lire.[14]

Il Magni portò avanti il monumento sobbarcandosi spese per i materiali; nel 1867 però non aveva ricevuto pagamenti e la pratica ministeriale non aveva fatto progressi. Decise allora di approfittare dell'inaugurazione della galleria a fianco della piazza della Scala, prevista per il 15 settembre; posizionò a proprie spese un modello del monumento per l'intero mese di settembre, sperando che le autorità, vedendolo, avrebbero finalmente permesso il completamento dell'opera.[15]

Nel 1868 gli fu comunicato che il governo intendeva riconoscergli solamente l'importo originario del concorso, pari a circa 52.000 lire italiane; anche contando le 20.000 per cui si era impegnato il comune di Milano, egli avrebbe subito una perdita netta di almeno 15.000 lire per spese vive.[16]

Come ultima speranza, nel 1879 il Magni scrisse al Filippo Antonio Gualterio, ministro della Real Casa, per cercare di ottenere un intervento del sovrano, ma inutilmente.[17] Nello stesso periodo gli venne presentata una diffida dal Regio Demanio perché in ritardo con il pagamento dell'affitto dei locali che utilizzava per il suo studio; all'inizio del 1870 gli vennero sequestrati tutti i modelli e tutti i lavori per essere messi all'asta.[18] Giovanni Battista Brambilla li acquistò tutti per restituirli allo scultore.[19]

Vista l'impossibilità di ottenere quanto dovuto, il Magni nell'agosto 1870 presentò un atto di diffida giudiziale al Ministero della pubblica istruzione.[20] Infine con il contratto stipulato il 23 marzo 1871 riuscì in totale ad ottenere 72.000 lire.[21] La cifra era inferiore rispetto a quella stanziata per altri monumenti, come quello per Carlo Alberto a Torino (700.000 lire) o quello per Cavour a Milano (più di 100.000 lire).[21]

Secondo Ettore Verga, l'ostilità generale verso la realizzazione del monumento non era dovuta allo scultore Magni, ma all'origine stessa del monumento.[22] Fu Elia Lombardini, a capo dell'ufficio delle pubbliche costruzioni sotto il governo austriaco, a proporne la realizzazione e fu lo stesso Lombardini che cercò di farlo accettare dopo l'Unità d'Italia presentando Leonardo come «vero creatore della scienza idraulica».[23][24]

Inaugurazione

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Inaugurazione del monumento

Il monumento fu inaugurato il 4 settembre 1872 alla presenza del principe Umberto in concomitanza con l'apertura a Milano del primo congresso degli ingegneri e degli architetti.[25] Era in corso anche l'Esposizione nazionale di Belle Arti.

«Il 4 settembre avvenne in Milano la solenne inaugurazione del monumento a Leonardo da Vinci, eretto sulla piazza del teatro alla Scala, la quale presentava in quel giorno un maraviglioso spettacolo. Nel mezzo sorgeva il monumento tutto velato da cortine, con in giro pennoni bianchi e rossi. Nel largo spazio fra questo ed il teatro era stato eretto un elegante padiglione bianco ed oro, adorno di panneggiamenti bianchi ed azzurri e di cestellini di fiori. Le finestre ed i balconi delle case circostanti alla piazza erano adorne di bandiere e di arazzi. La cerimonia fu molto semplice e bella. Alle tre ore pomeridiano il principe Umberto, il sindaco, gli assessori tutti i membri del Congresso Artistico e i membri di quello degli Ingegneri ed Architetti italiani con altri invitati andarono a prender posto nel padiglione. Caddero allora le tele che coprivano il monumento, che apparve d'improvviso in tutto il suo splendore, in mezzo agli applausi fragorosi del popolo affollato, e alle armonie della musica della banda Nazionale.

Dopo il discorso del Sindaco, fu letto il processo verbale con il quale il monumento veniva consegnato alla città di Milano, e, dopo la consegna, la banda riprese a suonare la marcia reale, gli invitati mossero in giro intorno al monumento, seguiti dalle bandiere delle corporazioni operaje, e con questo ebbe fine la cerimonia.[26]»

Alla sera si svolsero anche festeggiamenti nella piazza del Duomo con razzi di bengala. Da una finestra del Teatro alla Scala fu proiettata una luce elettrica che illuminò il monumento di vari colori.[27]

Nelle raffigurazioni realizzate in occasione dell'inaugurazione i quattro piedistalli con le statue degli allievi non erano più separati (come previsto in precedenti versioni), ma uniti al basamento ottagonale centrale.

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Il monumento è formato da cinque statue poste su un basamento in granito rosa di Baveno, alto 7,08 metri.[28] Il corpo centrale del basamento ha forma ottagonale con lati diseguali. Il suo centro è posto in asse con la galleria Vittorio Emanuele II.

Al centro si trova la statua in marmo di Leonardo da Vinci, alta 4,40 metri.[28] È ritratto in atteggiamento pensoso con le mani raccolte al petto. Il nome «LEONARDO» è inciso sul fronte ai piedi della statua; sul retro è invece indicato «PIETRO MAGNI FECE».

Ad un livello inferiore, dai lati corti del basamento ottagonale sporgono quattro piedistalli sui quali trovano posto le altre quattro sculture in marmo, alte 2,60 metri. Rappresentano quattro allievi di Leonardo: Giovanni Antonio Boltraffio, Marco d'Oggiono, Cesare da Sesto e Gian Giacomo Caprotti (con il nome di Andrea Salaino).

Sui lati maggiori del basamento ottagonale quattro bassorilievi in marmo ritraggono quattro aspetti della vita di Leonardo a Milano: Leonardo pittore, che sta dipingendo il Cenacolo nel Convento annesso alla Chiesa delle Grazie; Leonardo scultore, che modella la statua equestre di Francesco Sforza; Leonardo architetto e stratega, che dirige le fortificazioni dei castelli del Duca Valentino in Romagna e Leonardo idraulico, che attende ai lavori di condotte per l’irrigazione della Lombardia.[29]

Al di sotto dei bassorielievi, tra i piedistalli, è posta un'iscrizione in quattro parti dettata dal professor Gilberto Govi e incisa in bronzo dorato[30] con la dedica:

«AL
RINNOVATORE
DELLE ARTI E DELLE SCIENZE
NATO IN VINCI DI VALDARNO
NEL MCCCCLII
MORTO IN CLOUX PRESSO AMBOISE
NEL MDXIX
LUNGAMENTE OSPITE INVIDIATO
IN MILANO, DOVE EBBE
AMICI, DISCEPOLI, GLORIA
IL GIORNO IV DI SETTEMBRE
DEL MDCCCLXXII
QUESTO MONUMENTO
FU POSTO»

Giuseppe Rovani

Ci furono critiche negative di vario genere al monumento, non considerato l'opera migliore di Magni;[31] alcuni avrebbero voluto Francesco Melzi tra le statue degli allievi,[32] mentre altri avrebbero preferito sostituirle con personificazioni di meccanica, musica, geometria e filosofia.[33] Fu anche criticata la posa delle figure, paragonate a marionette «con le mani pendenti - come mani di piombo».[34]

«In piazza della Scala si è posto mano alle fondamenta del monumento al Vinci. Io avrei amato meglio vederlo collocato nel cortiletto di Brera non già davanti ad un teatro d'opera come un cantante o un maestro di musica. Il modello che abbiamo visto sul posto se non vien modificato e mutato di sana pianta era pur brutto! Il Magni che non sa leggere né scrivere si è reso celebre colla sua Leggitrice che poi ripeté molte dozzine di volte. Un monumento a Leonardo richiedeva il bronzo ed il granito ed un artista che intendesse un poco meglio l'arte sua.»

«A noi però sarà permesso di dire che quel monumento non è la cosa più bella di questo mondo nè apparisce troppo degno del grande artista cui è dedicato. L’insieme è meschino, gretto, miserabile. L’imbasamento s’ innalza come se fosse composto d’una collezione di sgabelli e di panchetti, grandi e piccini, su’ quali Leonardo deve aver durato una gran fatica ad arrampicarsi, imbarazzato nelle ampie pieghe di quello zimarrone che lo cuopre dal collo alle piante.»

«Giuro a tutti che il monumento a Leonardo è un orrore.»

Un litro in quattro

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Il soprannome del monumento "un litro in quattro" ("on liter in quatter" in milanese), diffuso alla fine dell'Ottocento, era dovuto alla rassomiglianza tra le cinque statue del monumento a una bottiglia di vino con quattro bicchieri intorno. Diverse fonti dell'epoca attribuiscono allo scapigliato Giuseppe Rovani la creazione di tale soprannome.[38]

«Nel settembre del 1872 si inaugurava in piazza della Scala il monumento di quest'ultimo a Leonardo Da Vinci. Tutti sanno che la statua di Leonardo s'erge alta al centro. Ai quattro lati del piano inferiore sorgono quattro de' suoi più valorosi allievi. L'artista ne udì intorno all'opera sua di tutti i colori. Rovani non aveva ancora aperto bocca, e Magni lo andava stuzzicando perché parlasse. Finalmente, in una certa sera, seduto con quattro amici al desco di non so più quale osteria, l'artista dello scalpello torna all'assalto contro l'artista della penna affinché una buona volta si sbottoni. Rovani si fa pregare alquanto, poi afferra il litro di vino che troneggiava innanzi a loro, e lo colloca proprio in mezzo, fra i quattro bevitori, sé compreso, sclamando:

— Il tuo monumento eccolo qui: è un litro in quattro!

Le risate andarono alle stelle. Ma Pietro Magni non digerì bene il frizzo. Se ne rammentava e se ne doleva ancora molti anni appresso.[39]»

Il monumento impacchettato nel novembre 1970

Il 18 maggio 1919, in occasione delle celebrazioni per il quarto centenario dalla morte di Leonardo, venne aggiunta ai piedi del basamento una corona in bronzo decorata con nodi vinciani.[40][41]

«nel iv centenario di gloria
il 2 maggio 1919
inaugurandosi nel nome
di
LEONARDO
i lavori del porto di milano
il comune pose
»

Monumento impacchettato

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Nel novembre 1970, all'interno delle manifestazioni per festeggiare i 10 anni del movimento Nouveau Réalisme, Christo e Jeanne-Claude furono incaricati dal Comune di Milano di realizzare una performance. Il 24 novembre il monumento a Vittorio Emanuele II fu impacchettato con teli e legato con corda rossa; però, a causa delle proteste, il giorno successivo fu deciso di rimuovere la copertura. Negli stessi giorni fu impacchettato anche il monumento a Leonardo da Vinci; la notte del 28 novembre alcuni giovani (apparentemente neofascisti) diedero fuoco al telo, che fu rimosso dai vigili del fuoco intervenuti sul posto.[42][43]

  1. ^ a b Monumento 1834, p. 362.
  2. ^ Appunti, p. 182.
  3. ^ Borghi, p. 142.
  4. ^ Concorsi, pp. 51-52.
  5. ^ Per un monumento, pp. 73-75.
  6. ^ Il monumento, p. 7.
  7. ^ Il monumento, pp. 7-8.
  8. ^ Il monumento, p. 13.
  9. ^ Il monumento, pp. 8-11.
  10. ^ Il monumento, pp. 11-12.
  11. ^ Il monumento, p. 14.
  12. ^ Il monumento, pp. 15-18.
  13. ^ Il monumento, p. 22.
  14. ^ Il monumento, pp. 24-25.
  15. ^ Il monumento, pp. 29-33.
  16. ^ Il monumento, pp. 34-35.
  17. ^ Il monumento, pp. 35-39.
  18. ^ Il monumento, pp. 39-43.
  19. ^ Si veda anche necrologio in Decessi, p. 691.
  20. ^ Il monumento, p. 47.
  21. ^ a b Il monumento, p. 52.
  22. ^ Verga 1908, pp. 98-101.
  23. ^ Lombardini, p. iii.
  24. ^ Cfr. Siro Valerio citato in Verga 1908, pp. 100-101.
  25. ^ Rendiconto, p. 594.
  26. ^ Inaugurazione, p. 122.
  27. ^ Le feste di Milano, p. 137.
  28. ^ a b Milano tecnica, p. 302.
  29. ^ Guida-album, pp. 40-41.
  30. ^ Monumento 1872a, p. 4.
  31. ^ Monumento 1872b, p. 326.
  32. ^ Riccardi, pp. 3-4.
  33. ^ Soster, p. 249.
  34. ^ Dossi, p. 186.
  35. ^ Di Teodoro, p. 165.
  36. ^ Yorick, p. 189.
  37. ^ Carducci, p. 329.
  38. ^ Milano nuova, p. 9.
  39. ^ Giarelli, p. 45.
  40. ^ Cronaca, p. 222.
  41. ^ Verga 1919, pp. 333-334.
  42. ^ Wrapped Monuments, su christojeanneclaude.net. URL consultato il 27 settembre 2020 (archiviato il 18 agosto 2020).
  43. ^ Panza.

Voci correlate

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