Leucos aula
Triotto | |
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Leucos aula | |
Stato di conservazione | |
Rischio minimo[1] | |
Classificazione scientifica | |
Dominio | Eukaryota |
Regno | Animalia |
Sottoregno | Eumetazoa Bilateria |
Superphylum | Deuterostomia |
Phylum | Chordata |
Subphylum | Vertebrata |
Infraphylum | Gnathostomata |
Superclasse | Ittiopsidi |
Classe | Actinopterygii |
Sottoclasse | Neopterygii |
Infraclasse | Teleostei |
Superordine | Ostariophysi |
Ordine | Cypriniformes |
Superfamiglia | Cyprinoidea |
Famiglia | Cyprinidae |
Genere | Leucos |
Specie | L. aula |
Nomenclatura binomiale | |
Leucos aula Bonaparte, 1841 | |
Sinonimi | |
Leuciscus altus Valenciennes, 1844 | |
Nomi comuni | |
Triotto, Triotto padano | |
Distribuzione | |
Il triotto (Leucos aula Bonaparte, 1841) è un pesce osseo d'acqua dolce appartenente alla famiglia dei ciprinidi[2].
Distribuzione e habitat
[modifica | modifica wikitesto]È una specie endemica dei corsi d'acqua della Pianura Padana, è presente anche in alcuni fiumi dell'Istria slovena e croata e in alcuni torrenti nei pressi di Zara, sempre in Croazia[2][3].
È stato introdotto in molti corsi d'acqua dell'Italia peninsulare e della Sardegna dove ha formato popolazioni stabili (fenomeno noto come transfaunazione)[3]. In particolare nel lago Trasimeno ha del tutto soppiantato l'autoctona rovella portandola all'estinzione locale[3][4].
Predilige acque stagnanti o a corrente lentissima con ricca presenza di vegetazione acquatica come stagni, laghi, canali, tratti bassi dei fiumi nella zona dei ciprinidi fitofili. Evita acque fredde o con corrente viva, ciò nonostante si conoscono popolazioni fino a 2000 metri di quota[3].
Descrizione
[modifica | modifica wikitesto]Ha corpo affusolato ma relativamente alto e compresso lateralmente; gli occhi sono grandi, la testa piccola e la bocca piccola, in posizione frontale e leggermente inferiore. Questa specie durante il periodo riproduttivo non sviluppa i tubercoli nuziali. La livrea è argentea con tonalità verdastre sul dorso e con una striscia scura (spesso con riflessi violacei) sul fianco che parte dall'opercolo branchiale e giunge al peduncolo caudale. L'iride dell'occhio è rossa (ma vi possono essere esemplari o intere popolazioni in cui questo colore è poco visibile) mentre le pinne sono incolori o verdastre, talvolta con tonalità giallastre ma non hanno mai colore rosso o arancio. L'affine rovella è simile ed è endemica del versante tirrenico dell'Italia centrale (ma introdotta altrove), si distingue principalmente per l'occhio che non è mai rosso, le pinne hanno quasi sempre tonalità rossastre, il corpo è meno alto e compresso e i maschi in epoca riproduttiva hanno i tubercoli nuziali[3].
La taglia, maggiore nelle femmine, è mediamente sui 10-15 cm, eccezionalmente raggiunge i 20 cm[3] e il record noto è di 26 cm[2].
Biologia
[modifica | modifica wikitesto]La longevità raggiunge i 7 anni[2].
Comportamento
[modifica | modifica wikitesto]È un pesce gregario che forma banchi anche assai grandi, spesso frammisto ad altri ciprinidi di simili dimensioni[3].
Riproduzione
[modifica | modifica wikitesto]Il periodo riproduttivo è la tarda primavera, soprattutto nel mese di giugno[3]. La a deposizione delle uova avviene in gruppetti composti da una femmina e alcuni maschi[2]. Le uova sono deposte in acqua poco profonda, sulle piante acquatiche, a cui si attaccano[3]. Si tratta di un pesce estremamente prolifico: la femmina può deporre fino a 100.000 uova[3]. La maturità sessuale è raggiunta a un anno per i maschi e a due per le femmine[2] ma talvolta non avviene prima dei 3 anni[3]. Si può ibridare con l'alborella e con l'alloctono gardon[3].
Alimentazione
[modifica | modifica wikitesto]Ha dieta onnivora, nutrendosi di materiale vegetale, specie alghe bentoniche, larve di insetti e altri invertebrati bentonici[5].
Conservazione
[modifica | modifica wikitesto]Si tratta di una specie assai comune sia nell'areale naturale che laddove introdotta, le popolazioni non mostrano segni di rarefazione[1]. Può esserci qualche impatto a causa dell'introduzione di specie aliene come Rutilus rutilus, Ctenopharyngodon idella e Silurus glanis, soprattutto nei laghi[2][3]. La Lista rossa IUCN la classifica come "a rischio minimo"[1].
Specie aliena
[modifica | modifica wikitesto]A causa della sua introduzione nell'areale dell'affine rovella (dove prima non era presente) si sono trovate in simpatria le due specie. Si è verificato un certo differenziamento dell'habitat fra le due, infatti la rovella è prevalente nei corsi d'acqua in cui c'è un minimo di corrente, dove la vegetazione è più scarsa e dove il fondo è più sabbioso mentre il triotto prevale nelle acque ferme, ricche di vegetazione sommersa ed a fondo fangoso o terroso. Comunque la sua introduzione ha prodotto una netta rarefazione della rovella[4].
Pesca
[modifica | modifica wikitesto]È molto conosciuto dai pescatori come pesce da gara o come cattura adatta a pescatori alle prime armi vista la facilità con cui abbocca, ma poco apprezzate risultano le sue carni, scadenti, liscosissime e poco consistenti. In qualche località se ne fanno fritture. Viene talvolta utilizzato come esca viva[3]. Viene spesso confuso e scambiato per altri pesciolini suoi simili (alborella, rovella, scardola).
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b c (EN) Leucos aula, su IUCN Red List of Threatened Species, Versione 2020.2, IUCN, 2020.
- ^ a b c d e f g (EN) Leucos aula, su FishBase. URL consultato il 24 marzo 2024.
- ^ a b c d e f g h i j k l m n Fortini N., Nuovo atlante dei pesci delle acque interne italiane, Aracne, 2016, ISBN 978-88-548-9494-5.
- ^ a b Sergio Zerunian, Condannati all'estinzione? Biodiversità, biologia, minacce e strategie di conservazione dei Pesci d'acqua dolce indigeni in Italia, Bologna, Edagricole, 2002.
- ^ Food items reported for Leucos aula, su fishbase.mnhn.fr. URL consultato il 27/03/2024.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Stefano Porcellotti, Pesci d'Italia, Ittiofauna delle acque dolci Edizioni PLAN 2005
- Zerunian S. Condannati all'estinzione? Biodiversità, biologia, minacce e strategie di conservazione dei Pesci d'acqua dolce indigeni in Italia, Edagricole 2002
- Bruno S., Maugeri S. Pesci d'acqua dolce, atlante d'Europa, Mondadori 1992
- Kottelat M., Freyhof J. Handbook of European Freshwater Fishes, Publications Kottelat, Cornol (CH), 2007
Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Leucos aula
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- (EN) ITIS Standard Report Page: Rutilus aula, in Integrated Taxonomic Information System. URL consultato il 01/07/2008.
- (EN) (EN) Rutilus aula, su FishBase. URL consultato il 01/07/2008.
- (EN) Catalogue of Life: Rutilus aula, su catalogueoflife.org. URL consultato il 15/05/2011.
- (EN) Crivelli, A.J. 2006, Leucos aula, su IUCN Red List of Threatened Species, Versione 2020.2, IUCN, 2020.
- Porcellotti S. e Associazione ICHTHYOS - Web Museo della Fauna Europea http://www.ittiofauna.org/webmuseum/indexwm.htm (visitato 3/12/2007)