Futuro (architettura)
Futuro prodotto di disegno industriale | |
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La Futuro esposta nel Museo d'arte moderna di Espoo, in Finlandia | |
Dati generali | |
Anno di progettazione | 1965-1968 |
Progettista | Matti Suuronen |
Profilo prodotto | |
Tipo di oggetto | abitazione |
Produttore | Polykem |
Prodotto dal | 1968 |
al | 1973 |
Materiali | plastiche, metalli |
Futuro è una linea di case prefabbricate concepite dall'architetto finlandese Matti Suuronen negli anni sessanta. La Futuro è oggi considerata un'icona retrofuturista ed è uno dei pochi prodotti utopici commercializzati in serie.[1] Secondo il periodico Domus, rappresenta «un unicum nel panorama della ricerca sperimentale sulla abitazione-tipo della "città del futuro" del ventennio a cavallo tra gli anni cinquanta e settanta».[2]
Descrizione
[modifica | modifica wikitesto]La Futuro è un'abitazione ellissoidale, alta 4 m e con un diametro di 8 m, posta su tre supporti metallici, dotata di finestre a oblò ovali e un ingresso a cui si accede tramite una passerella dotata di scala. Al suo interno è presente un salotto principale che permette di accedere ad una cucina, un bagno e una camera da letto. Suuronen conferì alla Futuro questa inusuale apparenza affinché richiamasse i dischi volanti e perché, a suo dire, avrebbe garantito ottime prestazioni in termini strutturali e spaziali. La sua natura interamente modulare e le materie plastiche leggere di cui è composta la rendono facilmente montabile e smontabile.[1][2]
Storia
[modifica | modifica wikitesto]Matti Suuronen iniziò a lavorare alla Futuro nel 1965, su richiesta di un amico desideroso di avere un'abitazione facile da costruire su ogni tipo di terreno. Ispirandosi alle "case-capsula" brevettate (ma mai messe in commercio) da Richard Buckminster Fuller nel primo Novecento, Suuronen lanciò il primo modello di Futuro nel 1968.[1]
L'abitazione destò l'attenzione della Polykem, che iniziò a produrle in serie. La fotografia di una Futuro compare nell'articolo del New York Times sull'allunaggio del 1969.[1]
Una serie di fattori, tra cui l'estetica avveniristica e all'avanguardia delle Futuro, giudicata troppo antiestetica e fuori contesto negli ambienti naturali, così come la crisi energetica, che rese insostenibile la produzione della plastica, portò le abitazioni al ritiro dal mercato nel 1973.[1][3] Secondo le parole del saggista Roland Barthes, la Futuro sarebbe rimasta un "artefatto culturale mitico" poiché vivrebbe più come immagine che come rappresentazione nella realtà.[2]
Stando a un articolo di The Guardian del 2015, delle meno di cento esemplari costruite ne sopravvivono oggi circa sessanta nel mondo.[4] Alcuni di questi sono esposti in vari musei, tra cui il Museo d'arte moderna di Espoo, il Museo Boijmans Van Beuningen di Rotterdam[1] e il Centraal Museum di Utrecht.[2]
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b c d e f Storia della Futuro House di Matti Suuronen, su elledecor.com. URL consultato il 30 ottobre 2024.
- ^ a b c d Lo stesso vecchio futuro, su domusweb.it. URL consultato il 30 ottobre 2024.
- ^ (EN) Moniek Bucquoye, From bakelite to composite, Stitching Kuntsboek, 2002, pp. 164–165.
- ^ (EN) Welcome to the Futuro house, su theguardian.com. URL consultato il 30 ottobre 2024.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- (EN) Marko Home & Mika Taanila, Futuro: Tomorrow's House from Yesterday, Desura, 2002.
Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sulla Futuro (architettura)