Enciclopedia Britannica
L'Enciclopedia Britannica (nome originale, in latino, Encyclopædia Britannica) è una delle principali enciclopedie in lingua inglese; la sua prima edizione è datata al 1768-71 a Edimburgo, in Scozia, come Encyclopædia Britannica, or, A dictionary of Arts and Sciences, Compiled upon a New Plan.
Nonostante il nome, la sua casa editrice, la Encyclopædia Britannica Inc., risiede dal 1901 a Chicago, nel nord degli Stati Uniti.
Descrizione
[modifica | modifica wikitesto]A partire dal tardo Settecento fino ai primi del Novecento le voci della Britannica furono spesso citate da molti come la principale autorità su un dato argomento, e talvolta comprendevano nuove teorie o ricerche rivolte a un pubblico di studiosi. Durante quest'epoca la Britannica si guadagnò un'alta reputazione ed ebbe una posizione unica nella cultura di lingua inglese. Il ruolo dell'enciclopedia cambiò comunque in modo sostanziale agli inizi del XX secolo, e ciò si riflette nelle edizioni della Britannica a partire dall'undicesima. Le enciclopedie sono diventate opere più generaliste e rivolte a un pubblico più ampio, con voci più brevi e facilmente leggibili. Non servono più come riferimento autorevole su un argomento: nell'era moderna, un'ampia gamma di riviste accademiche, libri di testo, pubblicazioni specializzate e fonti digitali hanno preso il posto dell'enciclopedia.
Oggi la Britannica si è evoluta anche nelle versioni digitali disponibili su CD-ROM, DVD-ROM[1] e attraverso il World Wide Web. È sopravvissuta a una feroce competizione da parte di un sempre crescente numero di fonti informative. Nel 2012 Jorge Cauz, presidente di Encyclopaedia Britannica Inc., ha annunciato che l'edizione del 2010 sarà l'ultima ad essere pubblicata in forma cartacea e che dalla stampa derivavano solo l'1/100 delle vendite della compagnia.[2]
Le voci della Britannica sono comunemente considerate accurate, affidabili e ben scritte, e l'enciclopedia continua a essere consultata come opera di riferimento generale.
Storia
[modifica | modifica wikitesto]La Britannica è stata pubblicata in 15 edizioni, con supplementi multi-volume nella terza e quinta edizione. La 10ª edizione era solo un supplemento della 9ª, così come le edizioni 12ª e 13ª integravano l'undicesima. La 15ª edizione subì una massiccia riorganizzazione nel 1985 e la versione aggiornata attuale è ancora riconosciuta come la 15ª.
Nel corso della storia, la Britannica ha avuto due obiettivi: essere una fonte di riferimento eccellente e fornire materiale didattico.[3] Nel 1974, la 15ª edizione si prefisse un terzo obiettivo: sistematizzare tutte le conoscenze umane.[4] La storia della Britannica può essere suddivisa in cinque periodi, intervallate da cambiamenti nella gestione e/o riorganizzazione e reindicizzazione del dizionario.
1768–1826
[modifica | modifica wikitesto]Frutto dell'illuminismo scozzese, la Britannica venne pubblicata originariamente a Edimburgo nella seconda metà del XVIII secolo. La prima Britannica nacque dalla mente di Colin Macfarquhar, un libraio e stampatore, e di Andrew Bell, un incisore, che pubblicarono l'opera sotto lo pseudonimo Society of Gentlemen (Società di gentiluomini). Il redattore fu lo studioso William Smellie, all'epoca ventottenne, cui vennero offerte 200 sterline per produrre l'enciclopedia in 100 parti e tre volumi. La prima parte apparve nel dicembre 1768, al prezzo di sei pence. Nel 1771 l'enciclopedia venne completata, con 2 391 pagine e 160 illustrazioni incise. Si stima ne vennero vendute 3 000 copie.
«Venne compilata, come recita il titolo, con un progetto di nuovo tipo. Le diverse scienze e arti vennero "classificate in distinti trattati o sistemi", dei quali 45 sono con titoli che attraversano la pagina e altri 30 articoli di tre pagine. I più lunghi sono "Anatomia", 166 pagine e "Chirurgia", 238 pagine. I vari termini tecnici sono spiegati nell'ordine alfabetico in cui si trovano. Anziché smembrare le scienza, tentando di trattarle in maniera comprensibile in una moltitudine di termini tecnici, hanno raccolto i principi di ogni scienza nella forma di sistemi o trattati distinti, e spiegato i termini nell'ordine alfabetico in cui si trovano, con il riferimento alla scienza a cui appartengono. Questo piano, come dicono i redattori, differisce da quello di tutti i precedenti dizionari di arti e scienza. Il suo merito e la sua novità consiste in… da una parte mantenere insieme importanti materie, e dall'altra agevolare il riferimento con numerosi articoli separati.»
Grazie al successo della prima edizione, una seconda edizione, più ambiziosa, ne seguì. Questa volta Smellie rifiutò il ruolo di redattore, e Macfarquhar ne prese egli stesso il posto, aiutato da James Tytler. La seconda edizione fu alla fine pubblicata dal 1777 al 1784 in 10 volumi, per un totale di 8 595 pagine.
«Il piano dell'opera venne allargato con l'aggiunta della storia e della biografia, che le enciclopedie in generale avevano a lungo trascurato. "Dal momento della seconda edizione di questo lavoro, ogni enciclopedia degna di nota, in Inghilterra e altrove, è stata un'enciclopedia, non solamente di arti e scienze, ma di tutta la cerchia generale del sapere e delle informazioni varie"»
Fu comunque la terza edizione, pubblicata 1788–1797 e redatta da Macfarquhar e dopo la sua morte da George Gleig, che finalmente realizzò la visione enciclopedica. La terza edizione non coprì solo un ambito più ampio, con 18 volumi più due volumi di supplementi, per un totale di oltre 16 000 pagine, ma fu anche la prima a comprendere voci scritte specificamente per la Britannica da esperti e accademici, molti reclutati da Greig. La terza edizione stabilì la base della Britannica come un importante, e in molti casi definitivo, riferimento su molti argomenti per gran parte del secolo successivo.
In generale, le voci principali nelle edizioni fino alla decima erano molto più lunghe e più scolastiche delle voci nelle enciclopedie moderne.[5] Nelle edizioni ottocentesche della Britannica erano regolarmente comprese le nuove opere dei suoi autori, o quelle principali.
La straordinaria Encyclopédie francese è da molti considerata l'ispiratrice della pubblicazione della Britannica. Ma diversamente dall'Encyclopédie, la Britannica era una pubblicazione estremamente conservatrice. Le edizioni successive venivano solitamente dedicate al monarca in quel momento sul trono. Nella dedica al re contenuta nel supplemento alla terza edizione, Gleig scrisse:
«L'Enciclopedia Francese è stata accusata, e giustamente, di aver disseminato in lungo e in largo i semi dell'anarchia e dell'ateismo. Se l'Encyclopaedia Britannica potrà in qualsiasi modo controbilanciare la tendenza di quest'opera pestifera, anche questi due volumi non saranno completamente indegni dell'attenzione di vostra Maestà.»
Archibald Constable fu coinvolto nella pubblicazione in vario modo dal 1788 e dopo la morte di Macfarquhar nel 1793. Nel 1812 acquistò la Britannica dai suoi soci e la pubblicò fino al 1826. La quarta, la quinta e la sesta edizione, con i relativi supplementi, comprendevano contributi di numerosi autori e scienziati, sia inglesi che scozzesi, di grande prestigio: William Hazlitt, John Stuart Mill, Thomas Malthus, David Ricardo, Walter Scott, e Thomas Young, il cui contributo sull'Egitto includeva la traduzione dei geroglifici della Stele di Rosetta.
Al termine del 1820, i diritti per la Britannica vennero acquistati dalla società di Edimburgo di Adam & Charles Black, che ne pubblicarono la settima e l'ottava edizione, con l'inclusione di nuovi capitoli dedicati all'Architettura di William Hosking.
1827–1901
[modifica | modifica wikitesto]Durante il secondo periodo (settima e ottava edizione, 1827-1901), la Britannica fu gestita dalla casa editrice di Edimburgo A & C Black. Anche se alcuni dei redattori erano stati nuovamente reclutati attraverso conoscenze dei caporedattori, in particolare Macvey Napier, altri furono attratti dalla fama dell'enciclopedia. I collaboratori spesso provenivano da altri paesi e includevano gli studiosi più rispettati al mondo nei loro campi. Un indice generale di tutti gli articoli fu incluso per la prima volta nella settima edizione, una pratica mantenuta fino al 1974. Il caporedattore di origine inglese era Thomas Spencer Baynes, che aveva poi curato la produzione della nona edizione, soprannominata la "Scholar Edition".[6] Dopo il 1880, Baynes fu assistito da William Robertson Smith.[7] Non erano presenti biografie di persone viventi.[8] James Clerk Maxwell e Thomas Huxley erano consiglieri speciali nelle materie scientifiche.[9] Tuttavia, entro la fine del XIX secolo, la nona edizione si rivelò superata e la Britannica incontrò difficoltà finanziarie.
1901–1973
[modifica | modifica wikitesto]Nel terzo periodo (10ª-14ª edizione, 1901-1973), la Britannica cominciò ad essere gestita da uomini d'affari statunitensi che introdussero pratiche come il direct marketing e la vendita porta a porta. I proprietari statunitensi a poco a poco tesero a semplificare gli articoli, rendendoli meno scientifici e più adatti per un mercato di massa. La 10ª edizione era un supplemento di 9 volumi della nona edizione ma l'11ª edizione si presentò come un lavoro completamente nuovo, ancora oggi ricordata per la sua eccellenza; il suo proprietario, Horace Hooper, profuse enormi sforzi nella sua cura.[6] Quando Hooper cadde in difficoltà finanziarie, la Britannica fu gestita da Sears Roebuck per 18 anni (1920-1923, 1928-1943). Nel 1932, il vicepresidente di Sears, Elkan Harrison Powell, assunse la presidenza e nel 1936 cominciò una politica di continua revisione delle voci diversamente dalla prassi precedente, in cui gli articoli non venivano modificati fino a quando una nuova edizione non veniva pubblicata, con circa 25 anni di intervallo, mentre alcuni articoli restavano invariati rispetto alle edizioni precedenti.[10] Nel 1943, la proprietà passò a William Benton, che gestì la Britannica fino alla sua morte nel 1973. Benton istituì il Benton Foundation, che gestì poi l'opera fino al 1996. Nel 1968, la Britannica celebrò il suo bicentenario.
1974–1994
[modifica | modifica wikitesto]Nel quarto periodo (1974-1994), la Britannica pubblicò la sua 15ª edizione, riorganizzata in tre parti: Micropædia, Macropædia e Propædia. Sotto Mortimer J. Adler (membro del comitato di redazione della Britannica sin dal 1949, presidente dal 1974 e direttore della pianificazione editoriale per la 15ª edizione dal 1965),[11] l'Enciclopedia Britannica cercò non solo di essere un riferimento e uno strumento educativo, ma cercò di sistematizzare tutte le conoscenze umane. L'assenza di un indice separato e il raggruppamento di articoli in enciclopedie parallele (le micro e macropædia) provocarono però una "tempesta di critiche".[12] In risposta, la 15ª edizione fu completamente riorganizzata e reindicizzata per una nuova edizione pubblicata nel 1985. Questa seconda versione della 15ª edizione continuò ad essere pubblicata, con successive revisioni, fino alla versione del 2010. Il titolo ufficiale della 15ª edizione è New Encyclopædia Britannica ma è ricordata anche come Britannica 3.[13]
Dal 1994 in poi
[modifica | modifica wikitesto]Nel quinto periodo, successivo al 1994, furono sviluppate le versioni digitali e l'intera enciclopedia fu immessa su supporti ottici e poi su Internet. Nel 1996, la Britannica fu acquistata da Jacqui Safra ben al di sotto del suo valore stimato, a causa delle difficoltà finanziarie della società. Encyclopædia Britannica, Inc. si divise nel 1999. Una parte ha mantenuto il nome della società e ha sviluppato la versione cartacea, e l'altra, Britannica.com Inc., ha sviluppato le versioni digitali. Dal 2001 le due società hanno in comune un amministratore delegato, Ilan Yeshua, che ha continuato la strategia di Powell introducendo nuovi prodotti culturali ed educativi con il nome Britannica. Nel marzo del 2012 il presidente di Britannica, Jorge Cauz, ha annunciato che non sarebbero state prodotte altre versioni cartacee dell'enciclopedia e che l'edizione del 2010 sarebbe stata l'ultima in forma cartacea. La società si focalizzerà solo sull'edizione online e su altri strumenti didattici.[14]
L'ultima versione cartacea (la quindicesima, 1985-2010) era di 32 volumi.
Alcune ricerche scientifiche hanno confrontato questa con Wikipedia e diverse polemiche sono sorte nel tempo sulla presunta equivalenza in termini qualitativi tra le due enciclopedie.[15]
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Le versioni su CD e DVD-ROM non sono disponibili per tutti i sistemi operativi.
- ^ Enciclopedia Britannica solo sul web, dopo 244 anni lo stop alle rotative, in la Repubblica, 14 marzo 2012. URL consultato il 5 novembre 2016.
- ^ Encyclopedias and Dictionaries, in Encyclopædia Britannica, vol. 18, 15ª ed., Encyclopædia Britannica, Inc., 2007, pp. 257–286.
- ^ The New Encyclopædia Britannica, 15th edition, Propædia, 2007, pp. 5–8.
- ^ Si veda per esempio la versione online su ELIOHS dell'articolo Storia dalla terza edizione (nella sezione Collegamenti esterni sotto).
- ^ a b Herman Kogan, The Great EB: The Story of the Encyclopædia Britannica, Chicago, The University of Chicago Press, 1958, LCCN 58008379.
- ^ Cousin, John William (1910). A Short Biographical Dictionary of English Literature. London: J. M. Dent & Sons.
- ^ "Editor's Advertisement". Encyclopaedia Britannica. 1 (9th ed.). 1878.
- ^ "Prefatory Notice". Encyclopaedia Britannica (9th ed.). 1875–1889.
- ^ Encyclopaedia, in Encyclopædia Britannica, 14ª ed., 1954.
- ^ Mortimer J. Adler, A Guidebook to Learning: for the lifelong pursuit of wisdom. MacMillan Publishing Company, New York, 1986. p.88
- ^ John F. Baker, A New Britannica Is Born, Publishers Weekly, 14 gennaio 1974, pp. 64–65.
* Geoffrey Wolff, Britannica 3, History of, The Atlantic, giugno 1974, pp. 37–47.
* Dorothy Ethlyn Cole, Britannica 3 as a Reference Tool: A Review, Wilson Library Bulletin, giugno 1974, pp. 821–825.«Britannica 3 is difficult to use ... the division of content between Micropædia and Macropædia makes it necessary to consult another volume in the majority of cases; indeed, it was our experience that even simple searches might involve eight or nine volumes.»
* Robert Gorham Davi s, Subject: The Universe, The New York Times Book Review, 1º dicembre 1974, pp. 98–100.
* Robert G. Hazo, The Guest Word, The New York Times Book Review, 9 marzo 1975, p. 31.
* Samuel McCracken, The Scandal of 'Britannica 3', Commentary, febbraio 1976, pp. 63–68.«This arrangement has nothing to recommend it except commercial novelty.»
* Dennis V. Waite, Encyclopædia Britannica: EB 3, Two Years Later, Publishers Weekly, 21 giugno 1976, pp. 44–45.
* Geoffrey Wolff, Britannica 3, Failures of, The Atlantic, novembre 1976, pp. 107–110.«It is called the Micropædia, for 'little knowledge', and little knowledge is what it provides. It has proved to be grotesquely inadequate as an index, radically constricting the utility of the Macropædia.» - ^ KF Kister, Kister's Best Encyclopedias: A Comparative Guide to General and Specialized Encyclopedias, 2nd, Phoenix, Arizona, Oryx Press, 1994, ISBN 0-89774-744-5.
- ^ Julianne Pepitone, Encyclopedia Britannica to stop printing books, CNN, 13 marzo 2012. URL consultato il 14 marzo 2012.
- ^ J. Giles, Internet encyclopaedias go head to head., in Nature, vol. 438, n. 7070, dicembre 2005, pp. 900-901, DOI:10.1038/438900a, PMID 16355180.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Herman Kogan, The Great EB: The Story of the Encyclopedia Britannica (Chicago: University of Chicago Press, 1958)
- H. Einbinder, The Myth of the Britannica (New York: Grove Press, 1964)
- A.J. Jacobs, The Know-It-All: One Man's Humble Quest to Become the Smartest Person in the World (New York: Simon & Schuster, 2004)
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]- Undicesima edizione dell'Encyclopædia Britannica
- Enciclopedia Álvarez
- Enciclopedia Brockhaus
- Enciclopedia cattolica
- Enciclopedia Treccani
- Enciclopedia universal ilustrada europeo-americana
- Meyers Konversations-Lexikon
Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikisource contiene una pagina dedicata a Enciclopedia Britannica
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- Wikispecies contiene informazioni su Enciclopedia Britannica
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- (EN) Sito ufficiale, su britannica.com.
- (EN) Sito ufficiale, su eb.com.
- (EN) Encyclopædia Britannica, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.
- (EN) Michael Levy, Donald E. Stewart e Christopher Hardy Wise Kent, Encyclopædia Britannica, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.
- (EN) Britannica CD, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.
Storia dell'enciclopedia:
- The history of the encylopaedia on The Scotsman's Heritage and Culture pages, su heritage.scotsman.com. URL consultato l'8 marzo 2006 (archiviato dall'url originale il 16 maggio 2007).
- Prime edizioni
- The article History from the third edition.
- Scanned version of Encyclopædia Britannica 1911, including the article Encyclopaedia
- Slice of the 1911 Encyclopædia Britannica, as public domain text on Project Gutenberg
- James Mill's essay on government, 1820, su mdx.ac.uk. URL consultato l'8 marzo 2006 (archiviato dall'url originale il 17 settembre 2008).
- The Lies And Fallacies Of The Encyclopædia Britannica. How Powerful And Shameless Clerical Forces Castrated A Famous Work Of Reference by Joseph McCabe, c. 1947. Tract that claims to show systematic religious bias in the Britannica of the time.
- Vintage Britannica or "Evolving Knowledge" — excerpts on a single topic selected from various Britannica editions since 1768
- The Encyclopaedia Britannica, su Internet Archive, voll. 32 (archiviato il 23 luglio 2020).
- Edizioni moderne
- Official website for the current version of Encyclopædia Britannica, su britannica.com.
- One reader's catalogue of errors in the Encyclopædia Britannica, su members.cox.net. URL consultato il 22 luglio 2007 (archiviato dall'url originale il 6 maggio 2008).
- To wire or not to wire? Encyclopædia Britannica vs. Microsoft Encarta A comparison of the two encyclopedias, by Panagiota Alevizou, published by the Educational Technology & Society journal
- Storia commerciale
- "Dusting off the Britannica" article from Business Week (1997)
- "Death of a salesforce" from Salon (1996)
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