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Elezioni parlamentari in Romania del 1990

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Elezioni parlamentari in Romania del 1990
StatoRomania (bandiera) Romania
Data20 maggio
LegislaturaI
AssembleeCamera dei deputati, Senato
Affluenza86,19[1]%
Petre Roman.jpg
Radu Câmpeanu.jpg
Leader Petre Roman Géza Domokos Radu Câmpeanu
Liste Fronte di Salvezza Nazionale Unione Democratica Magiara di Romania Partito Nazionale Liberale
Camera dei deputati
Voti 9 089 659
66,31%
991 601
7,23%
879 290
6,41%
Seggi
263 / 396
29 / 396
29 / 396
Senato
Voti 9 353 006
67,02%
1 004 353
7,20%
985 094
7,06%
Seggi
91 / 119
12 / 119
10 / 119
Distribuzione del voto (Camera e Senato)
Governi
Roman II (1990-1991)
Stolojan (1991-1992)
-

Le elezioni parlamentari in Romania del 1990 si tennero il 20 maggio per il rinnovo della Camera dei deputati e del Senato. Si trattò della prima tornata elettorale dell'era democratica, organizzata a poco più di cinque mesi dal successo della rivoluzione romena del 1989, che mise fine alla dittatura comunista di Nicolae Ceaușescu. Per la prima volta in cinquant'anni i cittadini romeni furono chiamati alle urne per eleggere liberamente i propri rappresentanti, che formarono una legislatura costituente che rimase in carica due anni, elaborando la costituzione del nuovo stato democratico e guidando la transizione del paese all'economia di mercato.

Parteciparono alle elezioni ben 73 formazioni politiche, 27 delle quali riuscirono ad entrare in parlamento. I risultati mostrarono una netta vittoria dell'egemone Fronte di Salvezza Nazionale del neopresidente Ion Iliescu, già leader dell'organo di potere provvisorio, che nelle concomitanti elezioni presidenziali fu riconfermato nel ruolo di capo di stato con un travolgente 85%. Il partito ottenne la maggioranza assoluta sia alla camera che al senato, dando vita ad un governo monocolore con a capo Petre Roman, già primo ministro del governo provvisorio.

Sistema elettorale

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La legge prescriveva il sistema di voto proporzionale a liste bloccate senza soglia di sbarramento per entrambe le camere[2]. Il numero di deputati sarebbe stato di 387, cui si aggiungevano i rappresentanti delle organizzazioni politiche delle minoranze etniche. I partiti delle minoranze già registrati al momento dell'emanazione della legge avrebbero avuto diritto ad un parlamentare anche nel caso in cui non avessero raggiunto il numero di voti necessario a garantirgli rappresentanza. Potevano candidarsi alla camera i cittadini di almeno 21 anni d'età[3][4].

Il numero dei senatori dipendeva dalla popolazione residente in ogni singolo distretto della Romania (14 senatori per la circoscrizione di Bucarest, 2 senatori per i distretti fino a 500.000 abitanti, 3 senatori per i distretti fino a 750.000 e 4 senatori per i restanti distretti). Potevano candidarsi al senato i cittadini di almeno 30 anni d'età[3][4].

Quadro politico

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La caduta del regime comunista avvenuta in seguito alla rivoluzione romena del 1989 creò un vuoto di potere che venne colmato con la creazione, il 22 dicembre 1989, di un ente di governo provvisorio, il Consiglio del Fronte di Salvezza Nazionale (CFSN), organizzazione composta prevalentemente da politici dissidenti del vecchio regime[2]. Il riconoscimento del CFSN come organo di potere già il 22 dicembre diede al comitato esecutivo e, quindi, in mancanza di una vera opposizione politica strutturata, al suo presidente Ion Iliescu, la possibilità di gestire l'organizzazione e l'orientamento del neocostituito ente. I vertici del CFSN ottennero il potere di nomina del primo ministro e del consiglio dei ministri, nonché il controllo dell'esercito e di tutta la struttura di difesa del paese[5]. Il 26 dicembre venne nominato primo ministro Petre Roman, mentre il 31 dicembre il CFSN emanò il decreto di abolizione del partito unico, consentendo la formazione di nuovi gruppi politici[5].

Furono rifondati, tra gli altri, i partiti "storici" precedentemente messi fuori legge dal Partito Comunista Rumeno, cioè il Partito Nazionale Contadino Cristiano Democratico (PNȚCD) di Corneliu Coposu, il Partito Nazionale Liberale (PNL) di Radu Câmpeanu e il Partito Social Democratico Romeno (PSDR) di Sergiu Cunescu, che si richiamavano ad una tradizione politica risalente agli anni trenta e quaranta[6][7].

Nel gennaio 1990 Iliescu decise di trasformare il CFSN in un partito politico, il Fronte di Salvezza Nazionale (FSN), per poter concorrere alle future elezioni. A causa di questa mossa i partiti di opposizione accusarono apertamente il FSN di mettere in pericolo la democrazia e di voler ricostituire un omologo del PCR[6][8]. Malgrado i propositi di rinnovamento, infatti, la base del FSN era strettamente legata all'ideologia comunista e la sua dirigenza aveva avuto un ruolo attivo nel partito unico sotto il regime[2][6][8][9][10][11]. I primi mesi del 1990 furono caratterizzati da proteste ed eventi destabilizzanti per l'ordine democratico, come le prime due mineriade avvenute nei mesi di gennaio e febbraio[12][13][14], il conflitto interetnico di Târgu Mureș (marzo) e le manifestazioni anticomuniste conosciute come golaniada (aprile-giugno)[15][16].

Campagna elettorale

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La campagna elettorale fu legata a quella delle concomitanti elezioni presidenziali. Il FSN rivestiva un ruolo predominante per via del controllo totale esercitato sui mass media e nelle istituzioni e grazie alla figura carismatica e totalizzante di Ion Iliescu[6][7][14][17]. Il discorso politico dei vertici del FSN era volutamente ambiguo[2][6][7] e faceva leva sui timori della popolazione nel caso di una vittoria delle forze liberali, paventando scenari che avrebbero portato ad una massiccia disoccupazione, alla vendita a potenze straniere dell'industria statale e alla cessione della Transilvania all'Ungheria[6][17].

I principali partiti che si opponevano al quadro del FSN furono quelli "storici", che si richiamavano dichiaratamente alla tradizione politica dei loro partiti predecessori nel periodo tra le due guerre, principalmente il Partito Nazionale Contadino Cristiano Democratico (PNȚCD) e il Partito Nazionale Liberale (PNL). I partiti storici guidarono diverse iniziative di protesta comuni, come quella del 29 gennaio a Bucarest, poi soffocata dall'intervento dei minatori[18]. I leader dell'opposizione reclamarono più volte l'esistenza di casi in cui era stata messa in pericolo la loro incolumità da parte dei sostenitori del FSN, senza che il partito di Iliescu si esprimesse per condannare le violenze[6]. PNL e PNȚCD nei loro discorsi utilizzarono riferimenti diretti ad un ampio processo di liberalizzazione, di privatizzazione, di democratizzazione, di restituzione ai proprietari dei beni confiscati dal regime, di dura opposizione al comunismo e, nel caso del PNȚCD, di restaurazione della monarchia costituzionale[7]. Richiamandosi esplicitamente ai loro programmi politici degli anni trenta, tuttavia, il loro messaggio attraeva solamente una parte dell'intellighenzia urbana e studentesca[2][17]. Larga parte della società, infatti, reduce da decenni di propaganda comunista, non desiderava discostarsi eccessivamente dal modello socialista, elemento che collocava le loro proposte su un piano idealistico difficilmente realizzabile nell'immediato futuro[17]. Il 9 aprile 1990 PNȚCD, PNL e il terzo partito storico, il Partito Social Democratico Romeno (PSDR) di Sergiu Cunescu, siglarono un patto di non aggressione, che impegnava le tre formazioni al sostegno comune contro le iniziative del FSN, ritenuto il prosecutore diretto del Partito Comunista Rumeno. Ampie manifestazioni antigovernative iniziate il 22 aprile a Piazza Università a Bucarest furono largamente appoggiate dal PNL e PNȚCD, mentre furono avversate dal FSN, dalla televisione di stato e dalla stampa filogovernativa[6][17].

A differenza che nella maggior parte del paese, in alcune aree della Transilvania lo scenario politico era polarizzato dallo scontro tra partiti su base etnica. L'Unione Democratica Magiara di Romania (UDMR) apparve in difesa dei diritti della minoranza ungherese, opponendosi alle forze ultranazionaliste romene del Partito dell'Unità Nazionale Romena (PUNR) e dell'Unione del Focolare Romeno (UVR), in un clima esacerbato da decenni di profondo indottrinamento nazionalista filorumeno che aveva soppresso, di fatto, l'espressione delle minoranze[7][11][19].

Camera dei Deputati

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Liste Voti % Seggi
Fronte di Salvezza Nazionale FSN 9 089 659 66,31 263
Unione Democratica Magiara di Romania UDMR 991 601 7,23 29
Partito Nazionale Liberale PNL 879 290 6,41 29
Movimento Ecologista di Romania MER 358 864 2,62 12
Partito Nazionale Contadino Cristiano Democratico PNȚCD 351 357 2,56 12
Alleanza per l'Unità dei Romeni AUR 290 875 2,12 9
Partito Democratico Agrario di Romania PDAR 250 403 1,83 9
Partito Ecologista Romeno PER 232 212 1,69 8
Partito Socialista Democratico Romeno PSDR 143 393 1,05 5
Partito Social Democratico Romeno PSDR 73 014 0,53 2
Gruppo Democratico di Centro GDC 65 914 0,48 2
Partito Democratico del Lavoro PDM 52 595 0,38 1
Partito del Libero Cambiamento PLS 47 017 0,34 1
Partito della Ricostruzione Nazionale di Romania PRNR 43 808 0,32 1
Partito della Gioventù Liber Democratica di Romania PTLDR 43 188 0,32 1
Forum Democratico dei Tedeschi in Romania FDGR 38 768 0,28 1
Unione Liberale Brătianu ULB 36 869 0,27 1
Unione Democratica dei Rom di Romania UDRR 29 162 0,21 1
Partito Democratico Ecologista 26 058 0,19 -
Partito Cooperativista 24 749 0,18 -
Unione Democratica Cristiana 24 001 0,18 -
Partito Unito Democratico dei falegnami e dei violinisti Rom 21 847 0,16 -
Partito Contadino Romeno 21 588 0,16 -
Partito Liberale della Libertà di Romania 20 744 0,15 -
Comunità dei Lipoveni di Romania CLR 17 974 0,13 1
Partito Unione Cristiano Ortodossa 17 521 0,13 -
Partito Socialista della Giustizia 17 484 0,13 -
Partito degli Zingari di Romania 16 865 0,12 -
Partito dell'Unità Democratica della Moldavia 16 863 0,12 -
Partito dell'Unità Democratica 16 354 0,12 -
Unione degli Ucraini di Romania UUR 16 179 0,12 1
Partito dell'Unione Cristiana 14 902 0,11 -
Partito Ecologista Umanista 12 739 0,09 -
Partito Romeno per una Nuova Società 12 305 0,09 -
Partito del Lavoro 10 744 0,08 -
Unione Democratica dei Serbi di Romania UDSR 9 095 0,07 1
Gruppo di Centro Nuova Romania 9 073 0,07 -
Partito Repubblicano Cristiano 8 939 0,07 -
Unione Democratica dei Tatari Turco-Musulmani di Romania UDTTMR 8 600 0,06 1
Partito Democratico Cristiano dei Rom di Romania 7 939 0,06 -
Partito Alleanza per la Democrazia 6 695 0,05 -
Unione Democratica Țara Oasului 6 215 0,05 -
Partito Social Democratico Cristiano Romeno 6 194 0,05 -
Fronte Popolare Romeno di Salvezza Nazionale 5 208 0,04 -
Unione Ellenica di Romania UER 4 932 0,04 1
Unione Libera Democratica dei Rom 4 605 0,03 -
Unione Democratica degli Slovacchi e dei Cechi di Romania UDSCR 4 584 0,03 1
Partito Nazionale Romeno 3 983 0,03 -
Unione Bulgara del Banato UBB 3 451 0,03 1
Partito Radicale Democratico 3 240 0,02 -
Partito per la Ricostruzione Nazionale e Democratica 3 223 0,02 -
Partito Unione Repubblicana 2 693 0,02 -
Partito Indipendente Magiaro 2 578 0,02 -
Movimento Democrazia Moderna 2 488 0,02 -
Unione dei Polacchi di Romania UPR 2 372 0,02 1
Forum della Democrazia e dell'Unità Nazionale 2 176 0,02 -
Partito del Lavoro e della Giustizia Sociale 2 146 0,02 -
Partito del Futuro Democratico della Patria 2 091 0,02 -
Partito della Giustizia Sociale del Nord-Ovest della Romania 2 073 0,02 -
Partito Nazionale Repubblicano 1 610 0,01 -
Partito Democratico Progressista 1 495 0,01 -
Associazione degli ex detenuti politici e vittime della dittatura della Romania 1 404 0,01 -
Partito Nazionale Progressista 1 116 0,01 -
Partito Democratico Costituzionale della Romania 946 0,01 -
Partito per la decorazione degli eroi della rivoluzione e la salvezza nazionale 891 0,01 -
Partito Democratico di Cluj 425 0,00 -
Unione degli Armeni di Romania UAR 399 0,00 1
Partito della Casa Romena e dell'Europa Democratica 390 0,00 -
Movimento Giovane Democrazia 328 0,00 -
Indipendenti Ind. 256 656 1,87 -
Totale 13 707 159 396
Fonte: Università dell'Essex
Voti nulli 1 117 858
Votanti (affluenza: 86,19%) 14 825 017
Aventi diritto voto 17 200 720
Liste Voti % Seggi
Fronte di Salvezza Nazionale FSN 9 353 006 67,02 91
Unione Democratica Magiara di Romania UDMR 1 004 353 7,20 12
Partito Nazionale Liberale PNL 985 094 7,06 10
Movimento Ecologista di Romania MER 348 637 2,50 1
Partito Nazionale Contadino Cristiano Democratico PNȚCD 341 478 2,45 1
Alleanza per l'Unità dei Romeni AUR 300 473 2,15 2
Partito Democratico Agrario di Romania PDAR 221 790 1,59 -
Partito Ecologista Romeno PER 192 574 1,38 1
Partito Socialista Democratico Romeno PSDR 152 989 1,10 -
Partito Social Democratico Romeno PSDR 69 762 0,50 -
Gruppo Democratico di Centro GDC 65 440 0,47 -
Partito della Ricostruzione Nazionale di Romania PRNR 52 465 0,38 -
Partito del Libero Cambiamento PLS 46 247 0,33 -
Partito Democratico del Lavoro PDM 44 360 0,32 -
Unione Liberale Brătianu ULB 35 943 0,26 -
Antonie Iorgovan (Indipendente) Ind. 35 754 0,26 1
Partito della Gioventù Liber Democratica di Romania PTLDR 32 506 0,23 -
Partito Cooperativista 22 869 0,16 -
Unione Democratica Cristiana 21 210 0,15 -
Unione Democratica dei Rom di Romania UDRR 19 847 0,14 -
Forum Democratico dei Tedeschi in Romania FDGR 19 105 0,14 -
Partito Liberale della Libertà di Romania 14 546 0,10 -
Partito Democratico Ecologista 14 496 0,10 -
Partito dell'Unità Democratica 14 009 0,10 -
Partito dell'Unità Democratica della Moldavia 13 111 0,09 -
Partito del Lavoro 11 397 0,08 -
Partito Repubblicano Cristiano 11 045 0,08 -
Gruppo di Centro Nuova Romania 9 405 0,07 -
Partito Ecologista Umanista 8 888 0,06 -
Unione Democratica dei Tatari Turco-Musulmani di Romania UDTTMR 8 439 0,06 -
Unione degli Ucraini di Romania UUR 8 310 0,06 -
Partito Unione Cristiano Ortodossa 7 324 0,05 -
Unione Democratica Țara Oasului 7 131 0,05 -
Partito dell'Unione Cristiana 7 045 0,05 -
Partito Social Democratico Cristiano Romeno 6 964 0,05 -
Partito degli Zingari di Romania 5 565 0,05 -
Partito della Giustizia Sociale del Nord-Ovest della Romania 5 344 0,04 -
Partito Alleanza per la Democrazia 4 958 0,04 -
Partito del Lavoro e della Giustizia Sociale 4 400 0,03 -
Partito Romeno per una Nuova Società 3 860 0,03 -
Partito Contadino Romeno 3 547 0,03 -
Partito Unione Repubblicana 3 280 0,03 -
Partito per la Ricostruzione Nazionale e Democratica 3 228 0,02 -
Partito Democratico di Cluj 2 751 0,02 -
Partito Radicale Democratico 2 600 0,02 -
Unione Libera Democratica dei Rom 2 505 0,02 -
Fronte Popolare Romeno di Salvezza Nazionale 1 660 0,01 -
Associazione degli ex detenuti politici e vittime della dittatura della Romania 1 613 0,01 -
Partito Umanitario della Pace 1 599 0,01 -
Partito Democratico Costituzionale della Romania 1 224 0,01 -
Partito per la decorazione degli eroi della rivoluzione e la salvezza nazionale 1 089 0,01 -
Partito Nazionale Romeno 1 019 0,01 -
Partito del Futuro Democratico della Patria 1 008 0,01 -
Partito Democratico Progressista 914 0,01 -
Unione dei Polacchi di Romania UPR 848 0,01 -
Partito Nazionale Repubblicano 754 0,01 -
Alleanza dei Lavoratori Libertà Anticomunista e Antifascista 672 0,00 -
Partito Nazionale Progressista 634 0,00 -
Partito della Casa Romena e dell'Europa Democratica 553 0,00 -
Movimento Giovane Democrazia 462 0,00 -
Indipendenti Ind. 391 781 2,81 -
Totale 13 956 180 119
Fonte: Università dell'Essex
Voti nulli 1 118 605
Votanti (affluenza: 86,19%) 14 825 764
Aventi diritto voto 17 200 720

Primo governo eletto

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Il Fronte di Salvezza Nazionale capitalizzò facilmente la propria superiorità organizzativa e mediatica, conquistando la presidenza della repubblica già al primo turno e una maggioranza bulgara in parlamento. Ion Iliescu, che prestò giuramento il 20 giugno per un mandato temporaneo di due anni, si dichiarò disponibile ad accogliere i partiti di opposizione al governo, mentre Câmpeanu rifiutò l'invito, recriminando l'impossibilità di una collaborazione a causa della scarsa indole liberale del FSN[18].

Dopo il FSN, i partiti che ottennero il numero maggiore dei voti, PNL e UDMR con circa il 7%, rappresentavano forze minoritarie incapaci di condurre un'opposizione efficace. Nel mese di giugno i manifestanti accampati in Piazza Università a Bucarest dal mese di aprile, bollati da Iliescu come hooligan (golani), furono sgomberati con la violenza su sprone delle istituzioni, in quella che passò alla storia come mineriada del giugno 1990. Dopo due settimane si insediò il governo Roman II.

Reazioni degli osservatori

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Malgrado gli apprezzamenti da parte degli osservatori internazionali, gli stessi lamentarono l'esistenza di elementi di criticità che avevano indebolito la correttezza del voto e del successo del processo democratico. I leader dell'opposizione denunciarono persino il ricorso a brogli[6][7][17][18].

  1. ^ (EN) 1990 Parliamentary Elections, su www2.essex.ac.uk, Università dell'Essex (archiviato dall'url originale il 5 febbraio 2012).
  2. ^ a b c d e (EN) Steven D. Roper, Romania: The Unfinished Revolution, Routledge, 2000, ISBN 9058230279.
  3. ^ a b (RO) DECRET - LEGE Nr. 92 din 14 martie 1990 pentru alegerea parlamentului si a Presedintelui Romaniei, su cdep.ro, Consiglio Provvisorio di Unione Nazionale, 14 marzo 1990. URL consultato il 13 agosto 2019 (archiviato dall'url originale il 27 ottobre 2020).
  4. ^ a b (EN) Irina Andreea Cristea e Ionela Gavril, Parliamentary election of 1990, su agerpres.ro, Agerpres, 11 novembre 2016. URL consultato il 10 agosto 2019 (archiviato dall'url originale il 16 giugno 2019).
  5. ^ a b (RO) Alex Mihai Stoenescu, Revolutie - Din culisele luptei dure pentru putere, 1989-1990, su jurnalul.ro, Jurnalul Național, 4 ottobre 2006. URL consultato il 18 agosto 2016.
  6. ^ a b c d e f g h i (EN) The May 1990 Elections in Romania (PDF), National Democratic Institute for International Affairs e National Republican Institute for International Affairs, 1991.
  7. ^ a b c d e f (RO) Ion Bucur, ANUL 1990 PARTIDE, IDEOLOGII şi MOBILIZARE POLITICĂ (PDF), Bucarest, Editura IRRD, 2014. URL consultato il 6 settembre 2017 (archiviato dall'url originale il 13 giugno 2016).
  8. ^ a b (RO) Steliu Lambru, Frontul Salvării Naţionale, Radio Romania Internazionale, 28 dicembre 2015. URL consultato il 23 agosto 2017.
  9. ^ (RO) Florin Mihai, Sus cu Frontul, să nu mai ajungă comunismul la el!, Jurnalul Național, 7 aprile 2010. URL consultato il 27 agosto 2016.
  10. ^ (RO) Vladimir Tismăneanu, Dubioasa convertire a lui Silviu Brucan, Revista 22, 29 settembre 2006. URL consultato il 22 agosto 2017 (archiviato dall'url originale il 24 agosto 2017).
  11. ^ a b Odette Tomescu Hatto, PARTITI, ELEZIONI E MOBILITAZIONE POLITICA NELLA ROMANIA POST-COMUNISTA (1989-2000), 2004.
  12. ^ (RO) Romulus Cristea, Piața Universității 1990, Bucarest, Ed. foc Filocalia & Karta Graphic, 2007.
  13. ^ (RO) Cristina Diac, Prima "mineriadă": "Ţărănişti în blugi şi geacă, care n-au văzut o vacă!", Jurnalul.ro, 29 gennaio 2010. URL consultato il 20 agosto 2016.
  14. ^ a b (RO) Ioan Aurel Pop, Ioan Bolovan e Susana Andea (a cura di), Istoria României: compendiu, Istituto Romeno di Cultura, 2004, ISBN 9789738687172.
  15. ^ (EN) Dennis Deletant, Chapter 25: The Security Services since 1989: Turning over a new leaf, in Henry F. Carey (a cura di), Romania since 1989: politics, economics, and society, Oxford, Lexington Books, 2004, p. 507.
  16. ^ (RO) Romulus Cristea, Minerii au terorizat Capitala, România Liberă, 12 giugno 2006. URL consultato il 1º settembre 2016.
  17. ^ a b c d e f (EN) Tom Gallagher, Modern Romania. The End of Communism, the Failure of Democratic Reform, and the Theft of a Nation, New York, NYU Press, 2005, ISBN 978-0-8147-3201-4.
  18. ^ a b c (RO) Irina Andreea Cristea, Primele alegeri prezidențiale din România, su www1.agerpres.ro, Agerpres, 3 ottobre 2014. URL consultato il 10 agosto 2019 (archiviato dall'url originale il 10 agosto 2019).
  19. ^ (EN) Christoffer M. Andersen, Resurgent Romanian Nationalism : In the Wake of the Interethnic Clashes in Tirgu Mures March 1990 (PDF), Praga, The New Anglo-American College, 2005. URL consultato il 4 settembre 2016.
  • (EN) Tom Gallagher, Modern Romania. The End of Communism, the Failure of Democratic Reform, and the Theft of a Nation, New York, NYU Press, 2005, ISBN 9780814732014.
  • (EN) Steven D. Roper, Romania: The Unfinished Revolution, Routledge, 2000, ISBN 9058230279.
  • (RO) Ioan Aurel Pop, Ioan Bolovan e Susana Andea (a cura di), Istoria României: compendiu, Istituto Romeno di Cultura, 2004, ISBN 9789738687172.
  • (EN) The May 1990 Elections in Romania (PDF), National Democratic Institute for International Affairs e National Republican Institute for International Affairs, 1991.
  • (RO) Ion Bucur, ANUL 1990 PARTIDE, IDEOLOGII şi MOBILIZARE POLITICĂ (PDF), Bucarest, Editura IRRD, 2014. URL consultato il 22 marzo 2018 (archiviato dall'url originale il 13 giugno 2016).