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Chantal Akerman

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Chantal Anne Akerman

Chantal Anne Akerman (Bruxelles, 6 giugno 1950Parigi, 5 ottobre 2015[1]) è stata una regista, sceneggiatrice e artista belga, nota soprattutto per il film Jeanne Dielman, 23, quai du Commerce, 1080 Bruxelles (1975), da lei diretto.

Nacque in una famiglia di ebrei polacchi emigrati in Belgio; i nonni materni e sua madre furono deportati ad Auschwitz. A quindici anni, dopo aver visto Il bandito delle 11 (Pierrot le fou, 1965) di Jean-Luc Godard, decise di diventare regista. Nel 1967 si iscrisse all'INSAS, scuola dell'arte dello spettacolo della Comunità francofona del Belgio, e frequentò l'Università internazionale di Teatro a Parigi, che abbandonò presto per iniziare a lavorare saltuariamente come cameriera riuscendo poi a realizzare con i propri risparmi il suo primo cortometraggio, Saute ma ville (1968), grazie al quale ricevette ben presto attenzione dalla critica ed il supporto del regista belga André Delvaux.

La scoperta del cinema sperimentale

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Nel 1971, dopo la realizzazione di un secondo cortometraggio intitolato L'enfant aimé ou je joue à être une femme mariée, che la Akerman stessa giudicò malriuscito per una scarsa schiettezza e costruzione, partì con Sammy Szlingerbaum per New York, dove iniziò a frequentare assiduamente l'Anthology Film Archives, lavorò come assistente durante la lavorazione di vari lungometraggi e scoprì il New American Cinema, avvicinandosi agli autori più sperimentali come Michael Snow, Andy Warhol e Stan Brakhage.

Stimolata da questo nuovo modo di fare e pensare il cinema, durante la sua permanenza negli Stati Uniti realizza nel 1972 il cortometraggio La chambre ed il mediometraggio Hotel Monterey, nel 1973 un incompleto documentario sugli adolescenti che vivono nei centri sociali, Hanging Out Yonkers, mostrato incompiuto al pubblico nel 2007 in occasione di una retrospettiva integrale sull'autrice belga al Centro Georges Pompidou di Parigi con il titolo Hanging Out Yonkers Nineteen Seventy-Three.

Nello stesso anno tornò a vivere a Parigi, dove nel 1974 girò il suo primo lungometraggio, Je, tu, il, elle (distribuito poi nel 1976), dal quale trapela l'influenza dello sperimentalismo americano nell'appiattimento ed il distacco con cui vengono mostrate scene di sesso esplicito, scelta che elimina volutamente del tutto ogni connotazione pornografica.

La consacrazione internazionale

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«Mi girai nel mio letto, inquieta. Ed all'improvviso, in un solo minuto, ho visto tutto Jeanne Dielman...»

Nel 1975 realizzò con il contributo del Ministero della Cultura della Comunità francese del Belgio il suo secondo lungometraggio, Jeanne Dielman, 23, quai du Commerce, 1080 Bruxelles (spesso abbreviato nel solo Jeanne Dielman), la minuziosa descrizione della disperata ripetitività della vita di una casalinga dedita occasionalmente alla prostituzione per mantenere se stessa ed il figlio adolescente. Da molti considerato il suo vero capolavoro, il quotidiano francese Le Monde ed il quotidiano statunitense The New York Times nel 1976 lo classificarono come "il più grande capolavoro femminile della storia del cinema".

«È un film sullo spazio e il tempo e il modo con il quale lei organizza la sua vita in maniera di non avere tempo libero, per non essere sopraffatta dall'angoscia e dall'ossessione della morte.»

Grazie a questo film la Akerman raggiunse la consacrazione ed il riconoscimento internazionale, tanto che Gus Van Sant e Todd Haynes hanno affermato che il loro lavoro è stato molto influenzato da Jeanne Dielman[2]. Il film partecipò alla 28ª edizione del Festival di Cannes nella sezione parallela Quinzaine des Réalisateurs.

Nel 1976, dopo il suo riconoscimento internazionale, tornò a New York per la realizzazione di News from Home, poi ancora nel 1988 per Histoires d'Amérique e nel 1996 per la commedia romantica Un divano a New York, con William Hurt e Juliette Binoche.

Dal 2000 in poi

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Nel 2006 Chantal Akerman trasformò un documentario su Israele che le era stato commissionato in un progetto più personale, il più intimo dalle opere degli anni settanta, Là-bas. Girato a Tel Aviv e montato a Parigi, il film è una serie di inquadrature fisse della Akerman nel suo appartamento e di ciò che si vede dalle finestre, narrato dalla voce fuori campo della regista stessa che commenta l'esperienza lasciandosi andare a digressioni sull'isolamento, la solitudine, il tempo e l'ebraismo.

Nel 2008 è presidente della giuria della sezione “Orizzonti” della 65ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia.

Assieme a Catherine Deneuve, Christophe Honoré, Jean-Pierre Limosin, Zina Modiano, Victoria Abril, Gaël Morel, Louis Garrel, Yann Gonzalez, Clotilde Hesme, Chiara Mastroianni, Agathe Berman e Paulo Branco è stata tra i sottoscrittori della lettera aperta agli spettatori cittadini (Lettre ouverte aux spectateurs citoyens), pubblicata da Libération il 7 aprile 2009, contro la legge numero 669 del 12 giugno 2009, nota come "Loi Création et Internet" istitutiva della HADOPI (Haute Autorité pour la diffusion des œuvres et la protection des droits sur l'Internet).[3]

Soffriva di problemi maniaco-depressivi aggravatisi dopo la morte della madre che la condussero a togliersi la vita il 5 ottobre del 2015.

Chantal Akerman è stata professoressa di cinema alla European Graduate School di Saas-Fee, Svizzera.

Nel 2019 le è stata dedicata la monografia: Ilaria Gatti, Chantal Akerman. Uno schermo nel deserto, Fefè Editore, Roma, pp. 279.

Arte contemporanea

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Dal 1995 Chantal Akerman ha partecipato a varie Esposizioni d'arte ed ha esposto in varie Gallerie le sue video installazioni:

  • Saute ma ville (1968) (cortometraggio)
  • L'enfant aimé ou je joue à être une femme mariée (1971)
  • La chambre (1972) (cortometraggio)
  • Hôtel Monterey (1972)
  • Hanging Out Yonkers (1973)
  • Le 15/8 (1973)
  • Je, tu, il, elle (1974)
  • Jeanne Dielman, 23, quai du Commerce, 1080 Bruxelles (1975)
  • News from Home (1977)
  • Les rendez-vous d'Anna (1978)
  • Toute une nuit (1982)
  • Un jour Pina m'a demandé (1983)
  • L'homme à la valise (1983)
  • Gli anni 80 (1983)
  • New York, New York bis (1984)
  • Paris vu par... vingt ans après (1984) (episodio "J'ai faim, j'ai froid")
  • La paresse (1986) (cortometraggio)
  • Le marteau (1986)
  • Mallet-Stevens (1986)
  • Letters Home (1986)
  • Seven Women, Seven Sins (1986) (episodio "Portrait d'une Paresseuse")
  • Golden Eighties (1986)
  • Les trois dernières sonates de Franz Schubert (1989)
  • Trois strophes sur le nom de Sacher (1989)
  • Histoires d'Amérique (1989)
  • Contre l'oubli (1991) (episodio "Pour Febe Elisabeth Velasquez, El Salvador")
  • Nuit et jour (1991)
  • D'Est (1993) (documentario)
  • Portrait d'une jeune fille de la fin des années 60 à Bruxelles (1994)
  • Un divano a New York (1996)
  • Sud (1999)
  • La captive (2000)
  • De l'autre côté (2002)
  • Demain on déménage (2004)
  • Là-bas (2006)
  • O Estado do Mundo (2007) (episodio "Tombée de nuit sur Shanghai")
  • Women from Antwerp in November (2008)
  • La folie Almayer (2009)
  • Now (2015) (Installazione)
  • No Home Movie (2015)
  1. ^ «Mort de la cinéaste Chantal Akerman» (archiviato dall'url originale il 6 ottobre 2015), Libération, 6 ottobre 2015.
  2. ^ (FR) Chantal Akerman, Chantal Akerman, autoportrait en cinéaste, a cura di Claudine Paquot, Parigi, Cahiers du Cinema, 7 maggio 2004, pp. 179 e 180, ISBN 2-86642-385-2.
  3. ^ (FR) Chantal Akerman, Christophe Honoré, Jean-Pierre Limosin, Zina Modiano, Gaël Morel, Victoria Abril, Catherine Deneuve, Louis Garrel, Yann Gonzalez, Clotilde Hesme, Chiara Mastroianni, Agathe Berman e Paulo Branco, Lettre ouverte aux spectateurs citoyens, in Libération, 07 aprile 2009. URL consultato il 10 settembre 2010 (archiviato dall'url originale l'11 giugno 2009).

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Collegamenti esterni

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