Vai al contenuto

Canosa di Puglia

Coordinate: 41°13′N 16°04′E
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
(Reindirizzamento da Canusium)
Canosa di Puglia
comune
Canosa di Puglia – Stemma
Canosa di Puglia – Bandiera
Canosa di Puglia – Veduta
Canosa di Puglia – Veduta
Localizzazione
StatoItalia (bandiera) Italia
Regione Puglia
Provincia Barletta-Andria-Trani
Amministrazione
SindacoVito Malcangio (destra) dal 13-6-2022
Territorio
Coordinate41°13′N 16°04′E
Altitudine120 m s.l.m.
Superficie150,93 km²
Abitanti27 527[4] (31-5-2024)
Densità182,38 ab./km²
FrazioniLoconia
Comuni confinantiAndria, Barletta, Cerignola (FG), Lavello (PZ), Minervino Murge, San Ferdinando di Puglia
Altre informazioni
Cod. postale76012 (70053 fino al 30-4-2011)
Prefisso0883
Fuso orarioUTC+1
Codice ISTAT110004
Cod. catastaleB619
TargaBT
Cl. sismicazona 2 (sismicità media)[5]
Cl. climaticazona C, 1 187 GG[6]
Nome abitanticanosini
Patronosan Sabino,[1] Alfonso Maria de' Liguori,[2] Madonna della Fonte[3]
Giorno festivo9 febbraio, 31 luglio e 1 e 2 agosto
Cartografia
Mappa di localizzazione: Italia
Canosa di Puglia
Canosa di Puglia
Canosa di Puglia – Mappa
Canosa di Puglia – Mappa
Posizione del comune di Canosa di Puglia nella provincia di Barletta-Andria-Trani
Sito istituzionale

Canosa di Puglia (IPA: [kaˈnoːza di'puʎʎa],[7] Canáusë nel dialetto locale,[8] fino al 1863 chiamata Canosa[9]) è un comune italiano di 27 527 abitanti[4] della provincia di Barletta-Andria-Trani in Puglia.

Aggregata fino al 2004 alla provincia di Bari, è collocata sul margine nord-occidentale dell'altopiano delle Murge da cui domina la valle dell'Ofanto e l'estesa pianura del Tavoliere delle Puglie, spaziando dal monte Vulture al Gargano, alla costa adriatica.

Il comune di Canosa è considerato uno dei principali centri archeologici della Puglia e rappresenta uno dei casi più significativi di città a lunghissima continuità di insediamento, testimoniata da numerosi reperti archeologici.

Geografia fisica

[modifica | modifica wikitesto]

Canosa sorge a qualche chilometro dalla sponda destra del fiume Ofanto, a circa 20 chilometri dal Mare Adriatico, su un territorio pianeggiante, anticamera dell'altopiano delle Murge (tra i 105 e i 140 m. s.l.m.).

Il terreno argilloso, ricco di calcareniti nel sottosuolo, ha permesso la costruzione sotterranea di svariate grotte artificiali, il riadattamento di altre preesistenti (usate nel XIX secolo come cantine), nonché la creazione di ipogei, presenti sia al di sotto del centro abitato che nelle periferie. Il materiale calcarenitico (tufo) ricavato dalle escavazioni ha permesso, e permette tuttora, la costruzione di edifici in superficie.

Sono intensi i fenomeni di dissesto del territorio dovuti allo spietramento dello strato superficiale, per la messa a coltura di nuovi terreni. Inoltre, si riscontrano rischi di sprofondamento dovuti alla presenza di cavità e canali sotterranei tipici degli ambienti carsici. Per questo, l'edificato del comune di Canosa è considerato ad alto rischio di dissesto.

Il territorio circostante si estende verso sud fino alle pendici delle Murge, verso ovest fino all'Ofanto (anche confine provinciale) ed è prevalentemente pianeggiante. I bacini del Rendina e del Locone contribuiscono ad aumentare la fertilità della vasta area (150 km²).

Canosa fa parte del Parco naturale regionale Fiume Ofanto.

Canosa gode di un tipico clima temperato: mite nel periodo primaverile e autunnale, caratterizzato da inverni freddi ed estati calde.

Le temperature medie mensili risentono fortemente dell'influenza del clima murgiano e oscillano dai 7,7°C del mese di gennaio, ai 24,9°C del mese di agosto. Le precipitazioni annuali si attestano sui 547mm di pioggia, distribuiti prevalentemente nel periodo da settembre ad aprile.[10]

Canosa di Puglia Mesi Stagioni Anno
Gen Feb Mar Apr Mag Giu Lug Ago Set Ott Nov Dic InvPriEst Aut
T. max. media (°C) 11,412,414,918,523,327,730,730,726,821,416,512,912,218,929,721,620,6
T. min. media (°C) 4,14,36,08,412,316,218,819,016,212,38,55,64,78,918,012,311,0
Precipitazioni (mm) 52584643393022264961626017012878172548
Umidità relativa media (%) 76,675,173,571,168,764,260,261,368,374,476,577,076,271,161,973,170,6

Origini del nome

[modifica | modifica wikitesto]

Molteplici sono le ipotesi avanzate per spiegare l'etimologia del nome Canosa, (Canusium in latino, Kanusion in greco), usato per indicare il primo vero nucleo sviluppatosi nell'VIII secolo a.C. Una prima ipotesi[12][13] ne vede l'origine nel culto di Afrodite in Daunia. Secondo questa ipotesi, suffragata dal commentatore latino Servio, Canusium deriverebbe da canis (in italiano "cane"), animale associato alla divinità greco-orientale Afrodite en kepois.

Un'altra teoria prevede la derivazione dalla parola greca χάνεον (cesta/canestro di vimini) per la presenza numerosa di vimini spontanei lungo la riva del fiume Ofanto.[14]

Una terza ipotesi[15] prevede la derivazione dalla parola ebraica Chanuth (in italiano "taverna"), divenuto poi Chanush.[16] Entrambe sarebbero integrate dal messapico o iapigio suffisso -ion (poi -ium in latino).[17]

Un quarto studio sostiene l'origine esclusivamente iapigia o messapica dell'etimo Canusium e la risoluzione del problema etimologico attraverso la spiegazione della radice can-.[16]

Un'ulteriore ricerca[18] intravede una diretta correlazione fra il nomen latino Canusium e il gentilizio etrusco canzna. Questa ipotesi si basa sulla presenza etrusca in Campania prima della conquista romana e del vivace commercio etrusco lungo la valle dell'Ofanto. Questa è suffragata dalla cospicua presenza di prodotti della metallotecnica etrusca[19] e di ambre (conservate al British Museum di Londra) in cui si riscontrano motivi stilistici comuni all'artigianato etrusco.[20]

Antica mappa della città

Fondata secondo la leggenda dall'eroe omerico Diomede, decantato nell'Iliade, Canusium è stato tra i più importanti centri indigeni della Daunia prima e della Apulia poi.

I primi insediamenti autoctoni (composti dai Dauni, ramo settentrionale del popolo degli Iapigi), stabiliti su quella fascia di terra chiamata dagli archeologi Campi Diomedei, risalgono a un'epoca di gran lunga precedente a quella diomedea, e precisamente al Neolitico (6000-3000 a.C.). Le epoche successive vedono il costituirsi dell'abitato arcaico di Toppicelli, sulla piana ofantina, caratterizzato dalla presenza di edifici e tombe aristocratiche ricchissime di corredi appartenenti al ceto di quelli definiti poi "principi dauni".

Nel corso dei secoli, Canosa diviene un importante centro commerciale e artigianale, specie di ceramiche e terrecotte. Con lo sviluppo della Magna Grecia, il centro è influenzato dalla cultura ellenica. Nel 318 a.C. diventa città alleata di Roma, accogliendo i Romani anche nel 216 a.C. dopo la disfatta di Canne, piccolo villaggio nei pressi dell'Ofanto, a opera di Annibale. Dall'88 a.C. diventa municipium e beneficia del passaggio della via Traiana (109 d.C.) E della costruzione dell'acquedotto di Erode Attico (141), di un anfiteatro, di mausolei e archi. Più tardi l'imperatore Antonino Pio eleva il centro al rango di colonia con il nome Aurelia, Augusta, Pia, Canusium. Da ricordare anche che veniva definita "la piccola Roma", poiché anch'essa sorge su sette colli.

Età tardoantica e medievale

[modifica | modifica wikitesto]

Verso la fine del III secolo, diviene capoluogo della provincia di Apulia et Calabria, diventando nel secolo successivo anche sede di una tra le più importanti diocesi di Puglia, che raggiunse il culmine della sua importanza con il vescovo san Sabino (dal 514 al 566); la presenza della sede episcopale ha lasciato testimonianze artistiche di valore, tipiche dei luoghi di culto e l'architettura civile dimostra la centralità della città rispetto al territorio pugliese (da cui l'appellativo "città dei vescovi").

Diventata sede di gastaldato con l'invasione longobarda nel VI secolo, subisce successivamente diverse devastazioni per mano dei Saraceni (scacciati intorno all'871).

Canosa ritrova un certo rilievo nel millennio successivo (XI - XII secolo) con i Normanni, grazie al particolare interesse mostrato dal principe Boemondo I d'Antiochia (che dal 1111 giace nel mausoleo ivi presente) e poi, sotto gli Svevi, da Federico II.

Dall'età imperiale incomincia il declino, perdurato sino al XVIII secolo, accentuato dai molteplici terremoti (1361, 1456, 1627, 1659, 1731), dai numerosi saccheggi (in particolare, dei tarantini nel 1451 e dei soldati francesi di Napoleone nel 1803) e dalla perdita della sede vescovile: Canosa diventava un feudo, gestito però da casati alcuni dei quali, successivamente, avrebbero segnato la storia. Vi si annoverano - in ordine cronologico - gli Orsini Del Balzo, i Grimaldi di Monaco,[21] i de Gemmis di Castel Foce, gli Affaitati di Barletta, i Capece Minutolo di Napoli.[22]

In riferimento al legame storico con la famiglia Grimaldi, Canosa si è potuta fregiare — a distanza di quasi venticinque anni — di due visite del Principe Alberto II di Monaco, rispettivamente il 16 giugno 1997 e il 21 aprile 2022: nella seconda occasione, nelle vesti di effettivo Capo di Stato e non già di Principe ereditario.[23]

Età contemporanea

[modifica | modifica wikitesto]

Dopo le guerre d'indipendenza e il disastroso terremoto del 1851, Canosa rimase un centro prevalentemente borghese: a dimostrarlo fu la costruzione di palazzi signorili in tufo locale (su tutti il Sinesi,[24] il Fracchiolla-Minerva,[25] il Rossi, il Malcangio,[26] l'Iliceto,[27] il De Muro Fiocco[28] e il Visconti) che cingevano il centro cittadino, a preservare i segni del tempo dell'acropoli e della cattedrale.

Passata praticamente incolume attraverso la prima guerra mondiale, Canosa subiva gli effetti del primo terremoto irpino del 1930 (79 anni dopo quello che costrinse alla ricostruzione di parte della cattedrale di San Sabino e numerosi edifici) e fu quindi costretta alla riparazione degli ingenti danni.

Corso San Sabino in una foto d'epoca.

Il 6 novembre 1943, poco dopo l'Armistizio dell'8 settembre, Canosa veniva bombardata. Alcuni palazzi rimasero danneggiati (comprese le adiacenti chiese di San Francesco e San Biagio[29] e parte del Palazzo di Città), altri ancora rasi al suolo, e 57 persone persero la vita.

Nell'aprile 2001 il comune di Canosa è stato insignito della medaglia di bronzo al valor civile in ricordo della tragedia.[30]

Il 17 settembre 1962, con decreto del presidente della Repubblica il comune è stato insignito del titolo di Città per le sue tradizioni storiche e per i meriti acquisiti dalla sua comunità; nel frattempo il comune perdeva abitanti, allettati dalle opportunità offerte dal mercato del lavoro settentrionale (Torino e Milano in primis).

Nel 1980 Canosa fu nuovamente danneggiata dal terremoto nell'Irpinia. Come già tante volte in passato, la città dovette affrontare una situazione di emergenza, con antichi edifici e alcune chiese dichiarate inagibili.

L'economia di Canosa è oggi basata prevalentemente sull'agricoltura, con buone possibilità di sviluppo nel terziario (turismo archeologico) e con la presenza di attività industriali ed artigianali (settore tessile, alimentare, farmaceutico e manifatturiero).

A causa del progressivo esaurimento delle cave di tufo di Tufarelle (contrada a circa 12 chilometri a sud-ovest della città di Canosa), le attività di estrazione e lavorazione del materiale tufaceo - un tempo floride -[31] si sono ridotte fortemente dando l'avvio, vista la propizia configurazione, come cave dismesse, all'insediamento di impianti per lo smaltimento e il trattamento dei rifiuti, creando varie preoccupazioni per le condizioni ambientali dell'area,[32] oltre ad essere stati oggetto di indagini da parte dell'autorità giudiziaria.[33]

Stemma della città di Canosa
Gonfalone della città di Canosa

Lo stemma della città possiede un'arma analoga a quella del Regno di Napoli e una identica a quella dell'Impero di Costantinopoli. Lo stemma deriva infatti dall'unione di due casate, quella degli Angiò e quella dei Courtenay, dovuta al matrimonio nel 1313 fra Filippo I d'Angiò, principe di Taranto, e Caterina di Valois Courtenay, imperatrice di Costantinopoli.

La prima parte raffigura l'arma di Filippo d'Angiò: sfondo blu seminato di gigli d'oro con una banda d'argento obliqua e con un lambello rosso nella parte superiore.

La seconda raffigura l'arma dei Courtenay: sfondo rosso con una croce centrale e quattro bisanti crociati, accompagnati ognuno da quattro croci d'oro.

Lo stemma e il gonfalone sono stati ufficialmente riconosciuti con decreto del Capo del Governo dell'11 agosto 1934[34] dove è descritto:

«Partito: nel primo d'azzurro, alla banda d'argento, accompagnata da sei gigli (3, 3) col lambello di tre pendenti di rosso nel capo; nel secondo di rosso, alla croce d'oro, accantonata da quattro crocette il tutto d'oro.[35]»

Dal 1962, con decreto del presidente della Repubblica è cimato dalla corona di città.

Il gonfalone è un drappo partito di rosso e di azzurro riccamente ornato di ricami d'oro.

La bandiera municipale è un drappo partito di rosso e di azzurro e caricato dello stemma sopra descritto.[35]

Titolo di Città - nastrino per uniforme ordinaria
«Decreto del Presidente della Repubblica»
— 17 settembre 1962[34]
Medaglia di bronzo al merito civile - nastrino per uniforme ordinaria
«All'indomani dell'armistizio, abbandonata dai Tedeschi, subì un violento bombardamento che provocò numerosi morti e gravissime distruzioni. La popolazione si prodigò in una generosa gara di solidarietà in aiuto dei superstiti e dei senza tetto, dando prova d'elette virtù civiche e grande spirito d'abnegazione. Canosa di Puglia (BA), 6 novembre 1943.[30]»
— 8 febbraio 2001 (Gazzetta Ufficiale n° 138 del 16 giugno 2001)

Monumenti e luoghi d'interesse

[modifica | modifica wikitesto]

Architetture religiose

[modifica | modifica wikitesto]

Cattedrale di San Sabino

[modifica | modifica wikitesto]
Lo stesso argomento in dettaglio: Basilica di San Sabino.
Cattedrale di San Sabino

All'occupazione dei Longobardi seguì una grave crisi: le dimensioni di Canosa si ridussero all'area del foro (ovvero dell'attuale Piazza Vittorio Veneto) e alla zona alta. Nell'VIII secolo i principi longobardi avviarono così la costruzione di una nuova cattedrale in un quartiere più centrale rispetto all'ormai periferico Piano di San Giovanni, dove si trovava la chiesa di Santa Maria e il Battistero di San Giovanni. Nella nuova Cattedrale, dedicata ai Santi Giovanni e Pietro, venne traslato dal complesso di San Pietro il corpo di san Sabino. Un'iscrizione altomedievale reimpiegata nel pavimento della cripta ricorda l'episodio: Petrus canusinus archiepiscopus posuit hic corpus beati Sabini.

Nell'XI secolo la cattedrale venne ricostruita e ridedicata a san Sabino. Questa ricostruzione fu voluta probabilmente dai normanni Roberto il Guiscardo e dal figlio Boemondo, sepolto in un mausoleo presso la cattedrale. Essa dovrebbe collocarsi fra il 1079 e il 1089, in coincidenza con l'episcopato del vescovo Ursone.

Mausoleo di Boemondo

[modifica | modifica wikitesto]

Accessibile dal transetto di destra della Cattedrale è il Mausoleo di Boemondo I d'Antiochia. Eretto dopo il 1111, anno della morte del Principe, il piccolo edificio presenta una parte superiore caratterizzata da un tamburo poligonale sovrastato da una cupoletta emisferica (in origine a piramide tronca irregolare), che va a "coprire" la pianta quadrangolare, con una piccola abside a destra sorretta da arcate non imponenti. Una doppia porta di bronzo asimmetrica (ora conservata nella cappella laterale della Madonna della Fonte nell'attigua basilica),[36] realizzata probabilmente da Ruggero di Melfi[37] (XI secolo), faceva da ingresso alla cappella, sorretta da due colonne di marmo pentelico. All'interno, oltre alle colonne, di cui una scende in profondità, vi è sul pavimento la lapide di marmo greco con la dicitura "BOAMVNDVS".

Il Mausoleo di Boemondo d'Altavilla in una fotografia di Paolo Monti. Fondo Paolo Monti, BEIC.

Chiese minori e rettorie

[modifica | modifica wikitesto]
Chiesa della Madonna di Costantinopoli in una foto d'epoca
  • Chiesa di Sant'Antonio da Padova (rettoria) - piazza Roma, Loconia
  • Chiesa di Santa Caterina (rettoria) - via Santa Caterina
  • Chiesa dei Santi Francesco e Biagio - piazza Martiri XXIII Maggio
  • Chiesa dei Santi Lucia e Teodoro detta anche del Santissimo Purgatorio (rettoria) - piazza Antica
  • Chiesa dell'Assunta - via Europa
  • Chiesa della Santissima Madonna di Costantinopoli (rettoria) - strada provinciale Canosa-Montegrosso
  • Chiesa di Santissima Maria Immacolata - via Corsica
  • Chiesa di Santissima Maria del Carmelo o Carmine (rettoria) - piazza Umberto I
  • Chiesa di Santissima Maria del Rosario - Piazza Agostino Petroni
  • Chiesa della Passione di Gesù Cristo (rettoria) - via Guglielmo Oberdan
  • Chiesa del Santissimo Gesù Liberatore - via Serg. Magg. Nicola Capurso
  • Chiesa di Gesù, Maria e Giuseppe - via Santa Lucia
  • Chiesa di San Giovanni Battista - via Luigi Capuana
  • Chiesa di Santa Teresa del Bambin Gesù - via Duca d'Aosta
  • Chiesa di Sant'Antonio (dismessa) - Via Balilla

Architetture civili

[modifica | modifica wikitesto]

Palazzi storici

[modifica | modifica wikitesto]

Il centro della città è disseminato di palazzi settecenteschi e ottocenteschi di notevole pregio artistico ed estetico.

  • Palazzo Casieri in via T. Varrone
  • Palazzo Iliceto in via Trieste e Trento
  • Palazzo Scocchera via Barletta
  • Palazzo Barbarossa in via Santa Lucia
  • Palazzo Barbarossa in corso G. Garibaldi
  • Palazzo Rossi in piazza S. Sinesi
  • Palazzo Rossi in corso San Sabino
  • Scuola Bovio in via G. Bovio
  • Palazzo Sinesi in via J. F. Kennedy
  • Palazzo De Muro Fiocco in piazza della Repubblica
  • Palazzo Fracchiolla-Minerva in piazza Vittorio Veneto
  • Palazzo di Città in piazza Martiri XXIII maggio
  • Palazzo Caporale in via M. R. Imbriani
  • Palazzo Visconti in via J. F. Kennedy
  • Palazzo sede dell'ex biblioteca in via M. R. Imbriani
  • Palazzo Forina in via A. De Gasperi
  • Scuola Mazzini in via Piave
  • Torre dell'Orologio in via Stalingrado
Lo stesso argomento in dettaglio: Teatro Lembo.
Masseria Rossi; attuale Villa Caracciolo

Le masserie erano delle grandi aziende agricole abitate, a volte, anche dai proprietari terrieri. La grande costruzione rurale comprendeva pure gli alloggi dei contadini, anche solo stagionali, le stalle, i depositi per foraggi e i raccolti.

Molto diffuse nell'agro canosino, come in tutta la Murgia, spesso le masserie sono state abbandonate per poi essere riutilizzate negli ultimi anni come aziende agrituristiche.

Posta Piana è una zona dell'agro canosino in sui si trovano una serie di masserie utilizzate un tempo come ricovero dei pastori in transumanza. A pianta rettangolare fortemente allungata, i locali avevano tetti a doppia falda, con finestre quasi inesistenti; le poche porte erano poste prevalentemente sui lati corti, mentre sui lati lunghi si predispongono gli abbeveratoi per le bestie.

Altre masserie presenti nel territorio sono:

  • Masseria Barbarossa C.da Cefalicchio
  • Masseria Campanile Canale della Piena delle Murge
  • Masseria Coppe Maltempo Strada Comunale Coppe Fortunato
  • Masseria Covelli vicinanze della ferrovia Barletta - Spinazzola
  • Masseria Donna Rosina Strada Comunale Donna Chiarina
  • Masseria Iannarsi Borgo Loconia
  • Masseria Femmina Morta Canale della Vetrina
  • Masseria Pantanella Di Zezza Strada Comunale Pantanella
  • Masseria Pantanella Di Palieri Strada Comunale Pantanella
  • Masseria Quiraldi S.S. 93
  • Masseria Sant'Andrea
  • Masseria Sinesi vicinanza dell'autostrada Napoli-Canosa
  • Masseria Spagnoletti e Messere S.S. 93
  • Masseria Volturina
  • Posta Locone S.S. 93
  • Posta Leone C.da Cefalicchio
  • Masseria Addone Canale della Piena delle Murge
  • Masseria Coppicella di Sotto Strada Comunale di Sotto
  • Masseria Coppicella di Sopra Strada Comunale di Sotto
  • Masseria Crocifisso Strada Comunale Crocifisso
  • Masseria Fasoli vicinanza dell'autostrada Napoli-Canosa
  • Masseria La Capitana Strada Comunale Salinelle
  • Masseria Nigretti SP Cefalicchio
  • Masseria Pantanella Fortunato Strada Comunale Pantanella
  • Masseria Profico Strada Comunale Salinelle
  • Masseria Rossi Strada Comunale di Madonna di Costantinopoli
  • Masseria Saraceno vicinanza al torrente Locone
  • Masseria Tesoro Strada Comunale Tufarello

Villa comunale

[modifica | modifica wikitesto]

La Villa Comunale, posta al centro di Canosa, trae le sue origini nel secolo scorso per interessamento dell'allora sindaco Vincenzo Sinesi che nel 1888 riordinò i terreni adiacenti alla Cattedrale e al Mausoleo di Boemondo donati alla municipalità da alcune famiglie canosine. Viste le necessità del paese, è stata sottoposta a numerose riduzioni della superficie nel corso degli anni, che hanno fatto quindi posto ad ampie aree pedonali.

Oltre alla possibilità di vedere la parte posteriore della Cattedrale e l'esterno del Mausoleo di Boemondo per mezzo di ampie balconate, è presente un'imponente cassa armonica per orchestra, un monumento dedicato a Scipione l'Africano, l'ara commemorativa dei Caduti di tutte le guerre e un lapidarium.

Il lapidarium della Villa Comunale è composto da un notevolissimo patrimonio di reperti archeologici lapidei di epoca dauna e romana: epigrafi, rilievi funerari, capitelli e colonne, architravi e vere di pozzo di ville imperiali.

Il monumento dedicato a Scipione l'Africano, nella villa comunale.
Lapidarium
Ara commemorativa dei Caduti in guerra

Vi sono poi altri parchi dislocati per la città:

Siti archeologici

[modifica | modifica wikitesto]
Ipogei Lagrasta

Gli ipogei sono strutture funerarie sotterranee usate dai principi Dauni fino a età romana.

La struttura più consueta è quella di un dromos conducente a una o più stanze funerarie. Gli ambienti sotterranei potevano essere decorati con affreschi e custodivano, oltre al defunto, anche il corredo funerario, composto in larga misura da vasi in terracotta, oltre che da monili e armi.

I più importanti ipogei canosini sono quelli del Cerbero, Lagrasta, Boccaforno e dell'Oplita.

  • Tomba degli Ori, IV secolo a.C.
  • Ipogei Monterisi-Rossignoli, IV secolo a.C.
  • Tomba Varrese, IV secolo a.C.
  • Ipogeo del Cerbero, IV secolo a.C.
  • Ipogeo Scocchera A, IV secolo a.C.
  • Ipogeo Scocchera B (detto Ipogeo Boccaforno), IV secolo a.C.
  • Ipogei Casieri, IV secolo a.C.
  • Ipogeo del Vaso di Dario, IV secolo a.C.
  • Ipogeo Reimers, III secolo a.C.
  • Tomba di Largo Costantinopoli, III secolo a.C.
  • Ipogei Lagrasta, II secolo a.C.
  • Ipogeo dell'Oplita, II secolo a.C.
  • Ipogeo Matarrese
  • Tomba di Via Lavello
  • Ipogei San Martino

Tomba Varrese

[modifica | modifica wikitesto]

Per valutare la portata dei corredi dell'aristocrazia canosina nel periodo di maggiore floridezza, ovvero tra la fine del IV secolo a.C. e la prima metà del III secolo a.C., è possibile visionare il corredo della Tomba Varrese a Palazzo Sinesi.

Palazzo Sinesi è un edificio privato del XIX secolo di proprietà del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, sede della Fondazione Archeologica Canosina e destinato dal 1994 a spazio espositivo per mostre tematiche e temporanee. Il palazzo non è una vera e propria sede museale, ma ospita sia mostre tematiche temporanee sia l'esposizione permanente di una collezione di ceramiche canosine e daune provenienti appunto dall'ipogeo Varrese.

La creazione di questa sede espositiva ha voluto in parte ovviare al problema della dispersione del patrimonio archeologico locale, conseguenza di passati saccheggi e immissioni clandestine di reperti nel mercato antiquario. Sono stati così riuniti in un unico luogo, dopo quasi due secoli, i reperti della Tomba Varrese, smembrati tra la Collezione Mazza del Museo Archeologico Provinciale di Bari e la collezione Varrese del Museo Archeologico Nazionale di Taranto.

Il corredo è composto da più di 400 reperti tra cui: vasi a figure rosse, ceramica listata, ceramica dorata, oggetti in alabastro e una magnifica corazza anatomica bronzea, oltre ai vasi policromi e plastici tipici della produzione canosina.

L'ipogeo fu scoperto casualmente nel 1912 da Sabino Varrese in terreni di sua proprietà lungo l'attuale via Lavello. Parte dell'ipogeo però sconfinava nella limitrofa proprietà di Domenico Mazza. Il primo prima cedette al Museo di Taranto i reperti ritrovati nella camera in asse con il dromos e poi cedette al Museo Provinciale di Bari una parte di corredo recuperata clandestinamente nella proprietà di Domenico Mazza.

Dell'ipogeo si persero in seguito notizie, fino alla sua riscoperta nel 1971: la tomba, interamente scavata nel banco tufaceo, è composta da cinque camere. Il corredo che qui era custodito ed è riunito oggi a Palazzo Sinesi era composto da oltre quattrocento reperti.

Monumenti di età romana

[modifica | modifica wikitesto]

Tempio di Giove Toro

[modifica | modifica wikitesto]
Lo stesso argomento in dettaglio: Tempio di Giove Toro.

Tempio periptero di età romana, con sei colonne sui lati corti e dieci sui lati lunghi, si innalza su un podio preceduto da una scalinata.

Arco di Traiano

[modifica | modifica wikitesto]
Lo stesso argomento in dettaglio: Arco di Traiano (Canosa).

Arco onorario datato all'epoca di Traiano ed edificato all'ingresso della via Traiana in città.

Altri monumenti di età romana

[modifica | modifica wikitesto]
Ponte Romano sull'Ofanto

Il ponte sull'Ofanto (I secolo d.C.) Permetteva il passaggio della Via Traiana da una parte all'altra del fiume (ed è stato utilizzato per il traffico stradale fino agli anni settanta), ricostruito ex novo nel medioevo e restaurato ancora una volta nel 1759. La base è costituita da quattro piloni a forma di punta di lancia e cinque arcate diseguali.

Notabili sono anche la Torre Casieri e i Mausolei Bagnoli e Barbarossa, nonché l'Arco di Gaio Terenzio Varrone, monumenti in opus latericium e opus reticulatum dedicati al passaggio del Console romano in occasione della battaglia di Canne. I primi tre siti conservavano le spoglie di alcuni caduti nella battaglia.

Ancora relativo alla battaglia punica è un rudere di un'abitazione romana in pieno centro cittadino, probabilmente dimora della Matrona Busa, nobildonna canosina, che ospitò i combattenti.

Le Terme Ferrara e Lomuscio sono situate in pieno centro cittadino.

Le Terme Ferrara si trovano sotto un condominio in Piazza Terme 37, ma a causa di un contenzioso fra il comune e gli abitanti del condominio, non sono visitabili.[38]

Acropoli o Castello

[modifica | modifica wikitesto]
Torri del Castello

Il castello fu costruito sulla collina dei Santi Quaranta Martiri, a 142,5 m sul livello del mare, a una posizione da cui si domina il territorio circostante fino all'Adriatico, al Gargano ed al Vulture. Nello stesso luogo, era già l'acropoli della città greco-romana: ne recano ancora memoria i grandi blocchi di forma parallelepipeda nella parte bassa delle strutture murarie.

Il Castello oggi è in rovina: aveva forma di esagono irregolare, con sei torri quadrangolari sporgenti agli spigoli. La prima notizia su di esso è la resistenza opposta ai Longobardi di re Autari (584-590). Successivamente nell'XI secolo i Normanni ne fecero una delle sedi di potere più importanti del loro territorio: qui s'incontrarono i fratelli Boemondo e Ruggero Borsa nel 1089 per mettere fine alla rivalità scoppiata fra loro subito dopo la morte di Roberto il Guiscardo (1085). Probabilmente anche Federico II soggiornò qui durante i lavori di costruzione di Castel del Monte (avvenuti dopo il 1240). Incerta e discussa è la notizia della prigionia fino alla morte di Elena D'Epiro e dei suoi giovani figli dopo la sconfitta del marito Manfredi a Benevento (1266). Nel 1271 il Castello fu restaurato a opera di Pietro D'Angicourt, l'architetto francese al servizio dei sovrani angioini che progettò anche il Maschio Angioino a Napoli. Durante il periodo aragonese fu dimora di modesti feudatari, fino a quando Agostino Grimaldi, signore di Monaco (1523-1532), e il suo successore Onorato (1532-1581), come ricompensa per la fedeltà dimostrata alla corona spagnola, ottennero il titolo di marchesi di Campagna, di conti su Canosa di Puglia e la signoria su Terlizzi, Monteverde, Ripacandida e Garagnone. Nel 1643 Canosa e il castello furono venduti all'asta: iniziò così il lento declino della rocca, che decadde, tanto da essere utilizzata come cava per la costruzione del vicino palazzo baronale. Nel 1704 il castello fu comprato infine dalla famiglia napoletana dei Capece Minutolo, cui è appartenuto fino al 1956, quando esso fu acquistato dal comune di Canosa di Puglia.

Monumenti paleocristiani

[modifica | modifica wikitesto]

Necropoli di Lamapopoli

[modifica | modifica wikitesto]

La più vasta necropoli in area extraurbana è quella presso il torrente Lamapopoli, di origine romana, ma riutilizzata nel periodo paleocristiano, sorta lungo la via Traiana. Una parte di questa necropoli è sub divo (letteralmente "sotto il cielo"): tombe a camera con murature in mattoni, sarcofagi in calcare di discreta fattura, tombe terragne. La presenza di terrazzamenti, sul costone roccioso scavato dal torrente, permise anche la creazione di diverse catacombe con gallerie indipendenti articolate in numerosi cubicoli e ambulacri, a loro volta con loculi, arcosoli e sarcofagi. Presso l'ingresso delle catacombe sorge la cosiddetta basilichetta di Santa Sofia, ad aula unica. Essa mostra due fasi edilizie: la più antica - di cui rimane solo un tratto inglobato in quella successiva - è in conci di tufo locale, come le murature degli edifici paleocristiani di Canosa. La seconda fase presenta una costruzione a muratura listata, tradizionale nella pratica edilizia beneventana, centro del principato longobardo. Dunque anche la basilichetta sarebbe da collocarsi nel periodo di rinnovamento urbanistico promosso nell'VIII secolo dai principi longobardi. L'intitolazione alla Santa Sofia andrebbe letta perciò in chiave longobardo-beneventana, con riferimento alla più celebre Santa di Benevento.

Vi sono altre due necropoli definibili tali e ancora soggette a ricerche e analisi della Sovrintendenza:

  • Necropoli di Pietra Caduta
  • Necropoli del Cimitero (scoperta nel settembre 2015)

Basilica di San Leucio

[modifica | modifica wikitesto]
Lo stesso argomento in dettaglio: Basilica di San Leucio.

La basilica di San Leucio è un luogo di culto a lunghissima continuità di vita: sorto in età ellenistica come Tempio di Minerva, verrà dedicato in età cristiana prima ai Santi Cosma e Damiano, infine a San Leucio.

Il complesso episcopale (Piano di San Giovanni)

[modifica | modifica wikitesto]
Lo stesso argomento in dettaglio: Complesso episcopale di Canosa di Puglia.

Fino a qualche anno fa si riteneva che la prima cattedrale di Canosa fosse da localizzarsi in area extraurbana, sul colle di San Pietro. La sede episcopale sarebbe stata poi trasferita in un'area più centrale, nella zona dove già esisteva la chiesa di Santa Maria e dove Sabino aveva costruito il battistero di San Giovanni. L'attuale cattedrale, dedicata a san Sabino, sarà poi edificata nell'area pubblica del foro.

Il riesame della documentazione archeologica porta ora a identificare San Pietro non con la chiesa episcopale ma piuttosto con un grande complesso cimiteriale, nel quale Sabino volle realizzare la propria sepoltura, divenuta poi oggetto di culto e di pellegrinaggio.

Dunque la prima cattedrale di Canosa è stata la chiesa di Santa Maria, ubicata, come quasi sempre accadeva per i complessi episcopali in età paleocristiana, in un'area periferica all'interno del circuito murario. Essa è stata individuata nell'autunno del 2006 sul Piano di San Giovanni. La ridotta porzione indagata è relativa a parte del nartece, della navata centrale e meridionale di una chiesa a tre navate, realizzata tra il IV e il V secolo. Sabino si impegnò in un'opera di ristrutturazione e abbellimento, con la stesura di un nuovo pavimento musivo e la creazione di un collegamento tra l'edificio sacro e l'atrio porticato antistante il battistero.

Battistero di San Giovanni
[modifica | modifica wikitesto]
Lo stesso argomento in dettaglio: Battistero di San Giovanni (Canosa di Puglia).

Il battistero di San Giovanni è un edificio a pianta dodecagonale con quattro camere sugli assi principali, che costituiscono i bracci di una croce greca, e quattro corridoi ad essa alternati, che affacciano tutti sul vano centrale rispettivamente con una e due porte. Al centro dell'edificio i resti di una vasca battesimale eptagonale. L'area della vasca era coperta da una cupola.

Il battistero di San Giovanni era un edificio di grande pregio, non solo per le notevoli dimensioni e l'articolazione degli spazi ma anche perché dotato di un vasto apparato decorativo, di cui sono state ritrovate poche ma significative tracce: nella vasca tessere vitree ricoperte da una lamina d'oro e lacerti del mosaico pavimentale, decorati da stelle a quattro punte, i cui bracci sono resi da losanghe, alternati a rettangoli.

Evoluzione demografica

[modifica | modifica wikitesto]
Passeggio serale in Corso San Sabino

Abitanti censiti[39]

Etnie e minoranze straniere

[modifica | modifica wikitesto]

Al 31 dicembre 2023 erano presenti 1147 residenti stranieri, pari al 3,71% della popolazione.[40]

Lingue e dialetti

[modifica | modifica wikitesto]
(IT)

«Se ce ne dobbiamo andare, andiamocene. Se non ce ne dobbiamo andare, non ce andiamo.»

(IT)

«Sə cə n'amə à sciöjə, scəmanìnə. Sə nan cə n'amə à sciöjə, nan cə nə sömə scénnə»

Il dialetto canosino è un dialetto primario italoromanzo, derivante direttamente dal latino volgare parlato nell'antica Canusium. Linguisticamente fa parte dei dialetti meridionali intermedi parlati nella Puglia centro-settentrionale. Sotto l'aspetto geo-linguistico, il dialetto canosino si ascrive all'ampia famiglia del dialetto napoletano nella sua variante adriatico-pugliese. Infatti anche a Canosa le parole terminano con la vocale indistinta "ə" (la ë muta alla francese), tale finale obbliga a una metafonesi interna (cambio di vocali toniche interne) per indicare il genere (maschile e femminile) e il numero (singolare e plurale). Ad esempio il singolare uagnàunə (ragazzo) al plurale diventa uagnéunə (ragazzi). Il lessico è prevalentemente di origine latina; tutte le dominazioni hanno però lasciato prestiti linguistici, soprattutto nel lessico. Nel XVIII e XIX secolo si sono depositate nel dialetto canosino suoni e termini direttamente proveniente dalla lingua napoletana, da quando cioè Canosa passa sotto i Capece Minutolo, che assumono il titolo di "principi" di Canosa: ad esempio si trovano tracce della palatizzazione della sibilante "s" se seguita da consonante velare come in ∫kittë (= solamente), fri∫kë (= fresco), ∫katëlë (= scatolo, scatola).

Canosa è sede di quattro scuole secondarie di secondo grado, un istituto professionale statale per l'agricoltura e per l'ambiente, un istituto professionale statale per il commercio, un istituto tecnico commerciale, un liceo scientifico (con altri indirizzi, tra cui quello classico). Vi sono anche due istituti comprensivi che raggruppano Scuole dell'infanzia, Scuole Primarie e Scuole Secondarie di primo grado.

Museo civico archeologico
[modifica | modifica wikitesto]
Lo stesso argomento in dettaglio: Museo civico (Canosa).

Il Museo civico archeologico fu istituito nel 1934 e collocato nel settecentesco palazzo Casieri. Ospita circa 2000 reperti archeologici provenienti da scavi in Canosa e in tombe del V - III secolo a.C. Si trovano iscrizioni, sculture, bassorilievi, marmi, monete, gioielli, ceramiche e vasi che risalgono a un vasto arco di tempo di circa 1500 anni (dal VI -V secolo a.C. al IX-X secolo): dal preistorico, dauno, romano, paleocristiano e bizantino-medioevale.

Palazzo Iliceto
[modifica | modifica wikitesto]
Palazzo Iliceto

Palazzo Iliceto è un imponente palazzo settecentesco destinato a spazio espositivo culturale. Fino al 2005 è stata la sede del Museo delle Marionette di Canosa, e successivamente ha ospitato diverse mostre tematiche. È stato inoltre usato per alcune manifestazioni teatrali nell'estate 2003, e per proiezioni cinematografiche all'aperto nelle estati del 2004 e del 2005. Dal 2007 ospita le collezioni archeologiche del Museo Civico, già collocate nel Palazzo Casieri.[41]

  • Il Museo delle Marionette, fino alla chiusura della mostra nel 2005, presentava la preziosa e interessante collezione Dell'Aquila-Taccardi: un ricchissimo assortimento di 52 personaggi di grandi dimensioni in legno di faggio, noce e abete, con abiti d'epoca in seta, armature in rame e alpacca rappresentati nobili spagnoli, cristiani armati, principesse e saraceni, papi, duchi e cardinali. Lo scenario è stato curato dal Parco Letterario "Massimo d'Azeglio - Ettore Fieramosca".

«Se non avete denaro, possiamo accettare il pagamento con castelletti: mettete pure cinque mandorle sul bancone d'ingresso l'una sull'altra»

Palazzo Sinesi - Fondazione Archeologica Canosina
[modifica | modifica wikitesto]
Palazzo Sinesi

Palazzo Sinesi è un edificio privato del XIX secolo destinato dal 1994 a spazio espositivo per mostre tematiche e temporanee. È la sede della Fondazione Archeologica Canosina[43] e sede di supporto della Soprintendenza ai beni archeologici della Puglia.

Mostre:

  • La Tomba Varrese, un ipogeo al confine (dal 22 ottobre 2000): collezione di reperti di corredi funerari ritrovati casualmente nel 1912 e nei successivi scavi archeologici. Nell'androne è visitabile l'esposizione dedicata ai reperti dell'Ipogeo dei Serpenti piumati.
  • Municipium: Pubblico e privato a Canosa dopo la guerra sociale (28 marzo - 30 settembre 1998): collezione di reperti della Canusium che vanno dall'istituzione del Municipium (metà del I secolo a.C.) Al conferimento del rango di colonia (metà di II secolo a.C.).
  • I vasi dei misteri (16 giugno 1997- 30 gennaio 1998).
  • Il patrimonio ritrovato (24 agosto 1996 - 30 gennaio 1998).
  • Come eravamo (dicembre 1995 - gennaio 1996).
  • Il rito, le offerte, le tombe a Canosa (11 marzo - 4 giugno 1995): collezione di reperti archeologici riguardanti i riti funerari nella Kanusion dal V secolo a.C. fino alla tarda età repubblicana.
  • Sulla via Mediterranea (30 luglio - 30 settembre 1994): collezione di reperti archeologici di una famiglia canosina fra il III e II secolo a.C.
Palazzo Fracchiolla-Minerva - Museo Paleocristiano della Cattedrale
[modifica | modifica wikitesto]
Palazzo Fracchiolla-Minerva

Il Palazzo Fracchiolla, centrale costruzione in tufo locale del XIX secolo, apparteneva a un'importante famiglia canosina. Successivamente è diventato parte del patrimonio della Basilica di San Sabino, nonché dimora dell'Arcivescovo emerito Francesco Minerva fino alla sua morte.

La struttura su tre piani, inaugurata come museo il 16 novembre 2013 dall'allora ministro Massimo Bray, contiene alcuni pezzi rari e pregiati appartenuti ai Vescovi canosini in epoca medioevale (tra cui manoscritti, una croce d'avorio contenente in un'ampolla presunto sangue del Cristo, un flabello del XII secolo, dei guanti indossati da Papa Pasquale II e una collezione di monete donata da una famiglia locale). Inoltre è stato restaurato, conservato e reso visitabile l'appartamento in cui ha vissuto il prelato da cui il palazzo prende il nome.[44]

Il piano interrato, denominato "Grotta azzurra", è predisposto come sede di mostre e conferenze.

Attualmente la struttura permane in fase di allestimento.

Museo della civiltà contadina
[modifica | modifica wikitesto]
Museo della civiltà contadina

Il Museo della civiltà contadina è un museo allestito in un vecchio forno al servizio della zona Castello, aperto dal 12 giugno 2003 e chiuso il 30 settembre 2003, sporadicamente aperto durante l'estate, le feste patronali e durante gli eventi organizzati nella zona Castello.

Il museo, attraverso un vasto allestimento di oggetti originali, ripercorre la quotidianità della vita contadina del secolo scorso, passando in rassegna usi e costumi di una civiltà ormai scomparsa.

Il museo si divide in tre macroaree tematiche:

  • La vita domestica: pignatte, caldaie, cucchiai in legno, fascine per alimentare la fiamma e altri utensili per la preparazione di pietanze contadine, ma anche arredi, un passeggino, rappresentazioni delle divinità poste sulle facciate delle case a protezione e tutela.
  • L'agricoltura: le forbici da pota, le coperte, i sacchi, i fiscoli, i tini, la pigiatrice, il torchio e botti di varie dimensioni, vomeri, zappe, erpici, stornarella, zappa cavallo e tutti gli oggetti di una civiltà agraria legata alla produzione e al consumo di olio extravergine d'oliva, vino e grano.
  • L'artigianato: una serie di esposizioni ripropongono gli strumenti tradizionali delle professioni più antiche: gli attrezzi del fabbro, dello stagnaio, del calzolaio; in più tutto l'occorrente dei mestieri legati alla lavorazione dell'argilla, delle pelli, alla produzione dei formaggi e dei latticini.
Antiquarium del parco archeologico di San Leucio
[modifica | modifica wikitesto]
Lo stesso argomento in dettaglio: Antiquarium del parco archeologico di San Leucio.
(LA)

«Canusi lapidosus, aquae non ditior urna:
qui locus a forti Diomede est conditus olim.»

(IT)

«A Canosa, località fondata un tempo dal forte Diomede,
oltre a mancar l'acqua, il pane è di pietra.»

Il pane a prosciutto (in dialetto ppéne a prusutte).

La tradizione gastronomica canosina è fortemente legata alla tradizione contadina e mediterranea.

Uno dei prodotti più caratteristici è la farina di grano arso (in dialetto "gréne iarse"): una farina di umili origini dal caratteristico colore scuro in quanto ottenuta dal grano recuperato dopo la bruciatura delle stoppie dopo la mietitura. Questo recupero effettuato da parte di chi non poteva permettersi la farina "normale" era consentito dai proprietari terrieri che permettevano questa successiva spigolatura. I prodotti più originali e conosciuti ottenuti miscelando in parti uguali farina bianca e farina di grano arso sono gli strascinati (in dialetto strascenéte), un particolare tipo di orecchiette, e il pane a prosciutto (in dialetto ppéne a prusutte), un pane scuro variegato di bianco.

Focacce e salato:

  • Il calzone (u calzaune) focaccia rustica ripiena di cipolla appassita (spesso con porri), con acciughe sotto sale, olive coratine
  • I taralli bolliti (li taradde scalléte) taralli fatti con vino bianco e semi di finocchio
  • Li briachidde, tarallini fatti con vino bianco

Primi piatti:

  • I troccoli (li trùcchele) troccoli con ragù di carne di cavallo e ricotta dura
  • Le orecchiette (li cuppetídde) orecchiette al ragù
  • Gli strascinati con cime di rape (li strascenéte e cème de répe) pasta fatta in casa con rape, alici soffritte
  • Gli strascinati di grano arso (li strascenéte de gréne iarse) con ragù di carne di cavallo e ricotta dura
  • La martenàse, purea di fave con cicoria
  • I cardoni (li cardeune) in brodo di agnello con uova tipico della pasquetta

Secondi piatti:

  • La braciola (la brasciole), involtino di carne di cavallo al sugo
  • L'agnello (l'agnille) al forno con patate
  • Il coniglio (u cunigghie) al ragù o al forno

Dolci:

  • I marzapani (li mazzapéne): dolce a base di mandorle
  • I mostaccioli (li mestacciùle): dolce a base di vincotto
  • Le scarcelle (le squarcidde): dolce pasquale a base di uova, ricoperto di glassa e confettini colorati
  • Le sfogliatelle (le sfigghiete) dolce natalizio a base di sfoglie di pasta a forma di nastro ripieni di mandorle tritate, di marmellate di uva o di mele cotogne, garofano e cannella.
  • Le cartellate (ne carteddéte): dolce natalizio a base di sfoglie di pasta a forma di nastro tagliato con tagliapasta dentellato, fritti e ricoperti di vincotto
I tipici "strascinati" di grano arso e di farina bianca

Elementi caratterizzanti della gastronomia della città sono inoltre il vino e l'olio extra vergine d'oliva. Il vino Rosso Canosa, prodotto con uva di Troia (detto anche vitigno di Canosa), possiede dal 1979 la denominazione DOC. La produzione vinicola comprende anche vini bianchi e rosati, nonché eccellenti spumanti ricavati. Le principali produzioni con il marchio IGT (Indicazione Geografica Tipica) sono: Nero di Troia, Trebbiano, Cabernet Sauvignon, Rosso Puglia, Sangiovese.

Rinomato è anche l'olio DOP extravergine d'oliva ottenuto dalle olive coratine.

Canosa nello spettacolo e nella musica

[modifica | modifica wikitesto]

La cittadina pugliese è citata in diversi film e gag recitate da Lino Banfi (che si è anche ispirato a un concittadino nella fiction Vola Sciusciù, prodotta dalla RAI nel 2000). A volte anche in qualche sketch di Diego Abatantuono.

Nel 2010 sono state girate alcune scene del film "Dreamland - La terra dei sogni".

Il cantante satirico Leone Di Lernia, invece, ha dedicato una canzone a Canosa, basata su un successo dance degli anni novanta, Cana-us Cana-us in cui affermava:

«Voglio tornare a Cana-us Cana-us, dove c'è musica, c'è festa!»

Nel 2019 sono state girate alcune scene del film "Bar Giuseppe".

Canosa è stata sede di una televisione e di radio autonome, tra cui Radio Canosa Stereo (andata in onda dal 31 dicembre 1976 fino al 15 agosto 1985) e Radio L100 (chiusa sempre alla fine degli anni ottanta). Tele Canosa, invece, ha trasmesso dal 1º gennaio 1977 al 31 dicembre 1988. Attualmente vi è la sede principale dei network Love.FM e Ritmo80. A canosa ha sede il quotidiano online "La Terra del Sole".

La processione della "Desolata"
Le donne cantano lo Stabat Mater durante la processione della "Desolata"

Diverse sono le ricorrenze, folcloristiche o religiose, che si tengono nel comune nel corso di ogni anno solare. Oltre le rievocazioni del Presepe (nel periodo natalizio) e della Passione Vivente, particolari ed apprezzate sono le processioni nel periodo pasquale, parte integrante del patrimonio canosino.

La Processione dell'Addolorata (che si tiene il venerdì precedente la domenica delle Palme), dà inizio ai Riti della Settimana Santa e vede la partecipazione di un numero altissimo di fedeli, soprattutto donne vestite e velate di nero: la tradizione la ricorda come la "Madonn dù tupp-tuzz'le" perché la Madonna, in cerca del figlio Gesù, bussava (da qui "tupp-tuzz'le", cioè "bussare", nel dialetto autoctono) alle porte delle chiese prima di giungere alla Cattedrale. Il giovedì santo si tengono i cosiddetti "sepolcri" (ossia la ricerca allegorica del corpo di Gesù nelle varie chiese e rettorie del paese da parte dei fedeli); il venerdì seguente, invece, la processione dei "Misteri" segue liturgicamente i passaggi della Via Crucis.

La più celebre, anche per l'attenzione mediatica ad essa rivolta, è però la processione della cosiddetta Desolata. La mattina del sabato santo, un folto coro composto esclusivamente da donne col volto coperto e vestite di nero, alcune ancora oggi scalze, "urla" (alla maniera straziante delle donne prezzolate) un canto tipico, lo Stabat Mater, liberamente tratto da liriche di Jacopone da Todi. Per la sua capacità suggestiva, in epoca più recente la parata ha riscosso un forte interesse anche turistico e fuori dai confini canosini, tanto da essere citata nei film Una femmina[45] e Ti mangio il cuore.[46]

Seguono poi altri riti, relativi alle ricorrenze della morte di San Sabino (9 febbraio) e della traslazione del suo corpo in Cattedrale (nel corso della festa patronale del 1º agosto), nonché alla "Madonna della Fonte" (seconda domenica successiva alla Pasqua). Il martedì successivo alla domenica di Pentecoste vi è la processione della Madonna dell'Altomare.

Nel periodo estivo si svolge il Premio Diomede che viene assegnato generalmente a persone che hanno reso onore al territorio o, comunque, legate al nome di Canosa di Puglia (come ad esempio, tra le molteplici, Lino Banfi, Ermanno Leo, Stefania Sansonna).

Geografia antropica

[modifica | modifica wikitesto]
Pianta della città

Canosa, nel corso dei secoli, è cresciuta secondo lo standard delle città-fortezza: nei pressi di un fiume e su un territorio prettamente collinare (dai 7 grossi dossi compresi nei confini cittadini, gli abitanti, per analogia, chiamano Canosa Piccola Roma[47]). In cima alle alture è visibile il mare, verso nord.

Dalla zona dell'Acropoli, costituita da un bastione contornato in discesa da un dedalo di scalinate e stretti vicoli (presenti tutt'oggi), il centro si è esteso fino alla piana sottostante, zona delle tombe dapprima daune, poi romane, infine paleocristiane. La città poi si è evoluta in epoca romana, con la costruzione di edifici, acquedotti, un anfiteatro, luoghi di culto e altre tombe in tufi locali e laterizi. La via Traiana attraversava trasversalmente la civitas, che, per la morfologia dei luoghi, non era costruita in base ai criteri dell'accampamento romano.

Dal IV secolo, sotto san Sabino, questa diocesi pugliese, viene arricchita da palazzi e chiese.

Dagli inizi del XIX secolo a oggi, Canosa ha assunto una fisionomia sempre più precisa: due piazze principali, collegate da un corso che ricalcava l'antica via Traiana (corso San Sabino), stabiliscono il centro cittadino: nella prima (Piazza Vittorio Veneto) è presente la cattedrale di San Sabino; nella seconda (attuale Piazza della Repubblica, già Piazza Colonna[48]) il Municipio (precedentemente un convento) che fungeva da frontespizio all'Acropoli. Diverse strade diramanti da entrambi i larghi conducono ai punti più "strategici" della antica capitale della Daunia. Il percorso prolungato del Tratturo L'Aquila-Foggia sfiorava Canosa nella zona periferica della Madonna di Costantinopoli.

Dagli anni '80 sul Monte Scupolo cresce la Zona 167, destinata inizialmente alle residenze popolari. Attualmente la zona è un secondo centro parallelo (Canosa Alta, già Torre Caracciolo) che accoglie più di un terzo degli abitanti di Canosa, quindi non più destinata solo a cooperative di case popolari, ma a ville, negozi e ristoranti.

Da poco tempo è in corso un piano di riqualificazione di strade e piazze nel territorio comunale. A una decina di chilometri da Canosa, in direzione Lavello, è presente la frazione di Loconia.

Lo stesso argomento in dettaglio: Loconia.

Oltre alle varie contrade circostanti presenti nel territorio (che identificano la presenza di grandi masserie private), Canosa ha come unica frazione il centro rurale di Loconia, distante 14 km.

Tipico paesaggio dell'agro canosino, con gli alberi d'olivo a fare da contorno.
(LA)

«CANUSINAE FUSCAE
Haec tibi turbato Canusina simillima mulso
Munus erit. Gaude: non cito fiet annus»

(IT)

«LE STOFFE SCURE DI CANOSA
Ecco il tuo regalo: una stoffa di Canosa molto simile al vino
misto al miele. Sta' tranquillo: non invecchierà così presto»

L'economia canosina è prevalentemente legata all'agricoltura e al settore primario, senza trascurare l'allevamento.

Le risorse storiche, archeologiche e turistiche agevolano l'afflusso di visitatori; la posizione centrale della città rispetto al territorio circostante, invece, ha contribuito a far sorgere imprese soprattutto nei settori tessile e alimentare. Antica "arte", sempre presente, è quella dell'artigianato.

Dall'uva dauna viene prodotto il vino DOC Rosso Canosa.

La posizione geografica pone il territorio canosino tra le Murge e il Tavoliere delle Puglie, a pochi chilometri dall'invaso del Lago Locone. Nonostante problemi di siccità subiti negli ultimi anni, le coltivazioni di graminacee, della vite e degli ulivi, in particolar modo, garantiscono l'esportazione su scala mondiale di prodotti locali, come pasta, vini, olive e olio. Grazie alla temperatura mite, tipiche della zona sono le produzioni di fichi, fichi d'India, mandorle, lampascioni, pesche e amarene, senza trascurare altre verdure (rape, "marasciuoli" e rucola in primis), legumi e ortaggi.

Nel 2005 non sono mancate polemiche e proteste da parte degli agricoltori a causa della scarsa valutazione sui prodotti locali, a cui sono susseguiti disagi alla circolazione e scontri, con la registrazione di episodi di cronaca nera.[49]

L'allevamento, classico della Puglia e favorito già in antichità dal passaggio del Tratturo Regio, è soprattutto ovino e caprino. Nell'agro circostante, quello bovino, praticato in adeguate strutture, garantisce la produzione di latte e formaggi per le industrie casearie dei dintorni.

L'agricoltura canosina è valorizzata anche grazie alla Fiera di Costantinopoli, fiera campionaria che si svolge nel mese di maggio.

Molto ricercata è la lavorazione manuale. La realizzazione artigianale di ceste di vimini o vasi d'argilla è ancora frequente. Resistono ancora antichi mestieri come il calzolaio o l'arrotino, oltre ad attività tradizionali come la lavorazione del ferro battuto.[50]

Negli ultimi decenni, Canosa si è sviluppata dal punto di vista imprenditoriale. Grazie al settore primario, sono sorte diverse aziende vinicole e olearie, un pastificio e un tarallificio. La città è inoltre sede principale di note industrie tessili e farmaceutiche.

Il fatto di essere uno snodo stradale strategico, ha permesso alla città di ospitare un discreto numero di centri distributivi di merci quali frutta e farmaci.

Dai primi anni 2000 il progetto per la realizzazione di un termovalorizzatore sul territorio canosino ha dato vita a manifestazioni e proteste. Dopo un lungo e complesso contenzioso fra il Comune e l'azienda costruttrice dell'impianto, nel marzo 2007 una sentenza del Consiglio di Stato ha annullato la concessione edilizia per la realizzazione della centrale[51].

Macchia mediterranea nei pressi di Canosa. In cima alla collina, una tipica masseria.

Gli innumerevoli siti archeologici, correlati da mostre e musei, garantiscono una discreta affluenza di visitatori, provenienti anche dall'estero.[52][53][54][55] Grazie proprio ai flussi turistici e commerciali, vi si segnala la presenza di molteplici attività di ristorazione,[56] alcune sale ricevimenti[57] nonché residenze geriatriche.

Infrastrutture e trasporti

[modifica | modifica wikitesto]
Mappa di avvicinamento di Canosa

Canosa è situata nei pressi di uno dei nodi autostradali più importanti del mezzogiorno. Infatti, dal 1973, l'autostrada A16 (Napoli-Canosa, detta anche autostrada dei due mari) interseca l'autostrada A14 (Bologna-Taranto, detta anche Autostrada Adriatica).

A nord-est della cittadina corre parallela all'odierna strada provinciale 231 Andriese Coratina (ex SS 98) la via Traiana realizzata dall'imperatore Traiano nel 108 d.C. La via Traiana collegava l'antica Benevento a Brindisi. All'altezza di Canosa incontra il fiume Ofanto, all'epoca completamente navigabile. In epoca romana vi era probabilmente un porto per il trasbordo delle merci, che faceva comunque riferimento all'importantissimo porto di Canosa situato a Barletta. Altre strade di notevole importanza sono la strada provinciale 231 Andriese Coratina (ex SS 98) e la strada statale 93 Appulo Lucana Barletta-Canosa-Lavello.

Lo stesso argomento in dettaglio: Stazione di Canosa di Puglia.
Stazione di Canosa

Canosa è dotata di una stazione ferroviaria, attualmente impresenziata ma comunque Automatizzata, sulla linea Barletta-Spinazzola. Il progetto di una linea interna risale al 1861, ma solo nel 1888 viene stipulata una convenzione con la Società Strade Ferrate Meridionali per la costruzione della linea, resa esecutiva con la legge 5550 del 20 luglio 1888, con una spesa prevista di 7 994 460 lire dell'epoca. La linea ferroviaria venne inaugurata in data 1º agosto 1895. Dagli anni novanta la linea è stata fortemente ridimensionata, sono stati ridotti i fasci di binari e le stazioni sono impresenziate ma comunque Automatizzate.

Mobilità urbana

[modifica | modifica wikitesto]

Canosa è servita da autolinee extraurbane che collegano la città con i comuni limitrofi e con la maggior parte dei comuni della provincia di Barletta-Andria-Trani, della città metropolitana di Bari e della provincia di Foggia e da tre linee urbane.

Le autolinee extraurbane che servono il traffico locale vengono operate da:

Vi sono inoltre tre autolinee urbane, gestite dall'azienda Caputo.

Amministrazione

[modifica | modifica wikitesto]
Palazzo di Città

Di seguito è presentata una tabella relativa alle amministrazioni che si sono succedute in questo comune nell'era Repubblicana.

Periodo Primo cittadino Partito Carica Note
11 aprile 1946 15 agosto 1946 Ettore Nalin Concentrazione Democratica Sindaco
16 agosto 1946 3 settembre 1946 Giuseppe Papagna Comm. pref.
4 settembre 1946 2 febbraio 1947 Hermann Carbone Comm. pref.
3 febbraio 1947 22 dicembre 1947 Ciro Conte Comm. pref.
22 dicembre 1947 3 maggio 1948 Ovidio Gallo Blocco del Popolo Sindaco
3 maggio 1948 29 dicembre 1950 Giuseppe Matarrese Partito Comunista Italiano Sindaco
29 dicembre 1950 13 agosto 1951 Giuseppe Calvani Comm. pref.
14 agosto 1951 2 febbraio 1952 Giovanni Carucci Comm. pref.
3 febbraio 1952 11 giugno 1952 Giuseppe Calvani Comm. pref.
11 giugno 1952 28 giugno 1952 Savino De Salvia Partito Comunista Italiano Sindaco
28 giugno 1952 29 gennaio 1953 Francesco Metta Partito Comunista Italiano Sindaco
29 gennaio 1953 12 settembre 1956 Savino De Salvia Partito Comunista Italiano Sindaco
12 settembre 1956 3 gennaio 1957 Vito Rosa Comm. pref.
3 gennaio 1957 28 novembre 1957 Raffaele Perrone Comm. pref.
28 novembre 1957 28 novembre 1960 Vito Rosa Democrazia Cristiana Sindaco
28 novembre 1960 17 maggio 1962 Luigi Germinario Democrazia Cristiana Sindaco
23 luglio 1962 1º ottobre 1964 Mario Astolfi Democrazia Cristiana Sindaco
19 ottobre 1964 9 settembre 1966 Luigi Germinario Democrazia Cristiana Sindaco
9 settembre 1966 28 settembre 1968 Pasquale Verderosa Democrazia Cristiana Sindaco
14 ottobre 1968 23 novembre 1968 Giuseppe Matarrese Partito Comunista Italiano Sindaco
11 gennaio 1969 12 agosto 1970 Donato Ressa Comm. pref.
13 agosto 1970 18 settembre 1972 Pasquale Masotina Partito Socialista Italiano Sindaco
2 dicembre 1972 27 settembre 1973 Giuseppe Papagna Comm. pref.
27 settembre 1973 20 giugno 1974 Sabino Carlone Democrazia Cristiana Sindaco
2 luglio 1974 11 gennaio 1975 Luigi Germinario Democrazia Cristiana Sindaco
21 marzo 1975 26 luglio 1975 Antonio Tenace Comm. pref.
26 luglio 1975 25 agosto 1976 Giuseppe Matarrese Partito Comunista Italiano Sindaco
16 ottobre 1976 30 luglio 1979 Savino Basile Partito Comunista Italiano Sindaco
31 luglio 1979 25 luglio 1980 Salvatore Paulicelli Partito Comunista Italiano Sindaco
26 luglio 1980 25 maggio 1981 Savino Matarrese Democrazia Cristiana Sindaco
15 luglio 1981 25 maggio 1982 Fabrizio Gallo Democrazia Cristiana Sindaco
26 luglio 1982 29 gennaio 1983 Giuseppe Ferorelli Comm. pref.
1º marzo 1983 10 luglio 1984 Salvatore Paulicelli Partito Comunista Italiano Sindaco
27 agosto 1984 28 settembre 1985 Salvatore Paulicelli Partito Comunista Italiano Sindaco
12 ottobre 1985 23 maggio 1986 Raffaele Rizzi Partito Socialista Italiano Sindaco
14 giugno 1986 6 agosto 1986 Raffaele Rizzi Partito Socialista Italiano Sindaco
30 settembre 1986 10 novembre 1986 Sebastiano Fortunato Democrazia Cristiana Sindaco
27 gennaio 1987 26 settembre 1987 Antonio Tenace Comm. pref.
27 settembre 1987 11 aprile 1989 Sabino Carlone Democrazia Cristiana Sindaco
12 aprile 1989 15 giugno 1990 Michele Gala Democrazia Cristiana Sindaco [58]
11 agosto 1990 16 aprile 1992 Domenico Dell'Aere Partito Socialista Italiano Sindaco [58]
16 aprile 1992 28 agosto 1992 Marianna Milano Comm. straordinario [58]
28 agosto 1992 21 dicembre 1995 Andrea Silvestri Democrazia Cristiana, Partito Popolare Italiano Sindaco [58]
21 dicembre 1995 1º febbraio 1996 Antonia Bellomo Comm. pref. [58]
2 febbraio 1996 22 marzo 1996 Andrea Silvestri Democrazia Cristiana, Partito Popolare Italiano Sindaco [58]
23 marzo 1996 17 maggio 1996 Lorenzo Trallo Democrazia Cristiana Sindaco
18 maggio 1996 6 agosto 1996 Giuseppe Iaculli Comm. pref.
6 agosto 1996 5 settembre 1996 Lorenzo Trallo Democrazia Cristiana Sindaco
5 settembre 1996 22 novembre 1996 Giuseppe Iaculli Comm. pref.
23 novembre 1996 22 giugno 1999 Pasquale Malcangio centro-destra Sindaco [58][59]
23 giugno 1999 1º maggio 2000 Antonio Nunziante Comm. straordinario [58]
2 maggio 2000 23 agosto 2001 Giovanni Lomuscio centro-sinistra Sindaco [58]
24 agosto 2001 13 giugno 2002 Giuliana Perrotta Comm. straordinario [58]
13 giugno 2002 21 maggio 2007 Francesco Ventola centro-destra Sindaco [58]
22 maggio 2007 21 maggio 2012 Francesco Ventola centro-destra Sindaco [58]
21 maggio 2012 26 giugno 2017 Ernesto La Salvia PSI, lista civica, IdV, PD Sindaco [58]
26 giugno 2017 22 giugno 2022 Roberto Morra Movimento 5 Stelle Sindaco [58]
22 giugno 2022 in carica Vito Malcangio centro-destra Sindaco [58]

Canosa è gemellata con:

Ha sede nel comune la società di calcio Associazione Sportiva Dilettantistica Canosa che milita nel campionato di Eccellenza.

Un'altra società, l'Associazione Sportiva Dilettantistica Canusium, fondata nel 2017, è iscritta in Prima Categoria.

Canosa annovera due squadre di calcio a 5: la ASD Playled Canosa A 5, che milita nella Serie A2; e la Boemondo Calcio a 5, presente in Serie C2.

Oltre a ospitare diversi gruppi sportivi amatoriali, a Canosa vengono annualmente organizzate corse su strada di livello dilettantistico e giovanile. La prova più importante è la "Coppa San Sabino", storica corsa per dilettanti organizzata dal locale G.S. Sabino Patruno, oggi aperta agli Elite/Under-23 e inclusa nel calendario della Federciclismo come gara regionale.[60] La Coppa, assegnata per la prima volta nel 1951, è messa in palio annualmente il 2 agosto; tra i vincitori del passato spiccano i nomi di Donato Giuliani, Luciano Rabottini, Alessandro Donati e Fabio Taborre, tutti poi passati al ciclismo professionistico, oltre a quello del monopolitano, iridato di ciclocross, Vito Di Tano.[61]

Canosa ha visto il passaggio del Giro d'Italia il 24 maggio 1984 (7ª tappa; Foggia - Marconia di Pisticci) e il 9 maggio 2013 (6ª tappa; Mola di Bari - Margherita di Savoia). È stata poi più volte sede di arrivo e partenza di tappa del Giro di Puglia.

Palazzetto dello Sport

Vi ha sede inoltre una società di basket maschile nata nel 2000, chiamata A.S. Canusium Basket che disputa il Campionato di Serie B Interregionale.

Vi sono anche due società di pallavolo: la Polisportiva Canosa e la Diomede Canosa, in ambito femminile, che attualmente disputano rispettivamente i campionati di prima divisione e serie D regionale

Impianti sportivi

[modifica | modifica wikitesto]

I principali impianti sportivi presenti in città sono:

  • Stadio Comunale San Sabino
  • Palazzetto dello Sport
  • Palazzetto dello Sport Mauro Lagrasta
  1. ^ Canosa di Puglia, su tuttitalia.it. URL consultato il 27 novembre 2022.
  2. ^ Peppino Di Nunno, Il Vescovo Sant’Alfonso "secondo Protettore" di Canosa., su CanosaWeb, 2 agosto 2015. URL consultato il 6 maggio 2024 (archiviato il 9 dicembre 2021).
  3. ^ Peppino Di Nunno, Madonna della Fonte, Patrona di Canosa, su CanosaWeb, 10 aprile 2021. URL consultato il 6 maggio 2024 (archiviato il 22 settembre 2023).
  4. ^ a b Bilancio demografico mensile anno 2023 (dati provvisori), su demo.istat.it, ISTAT.
  5. ^ Classificazione sismica (XLS), su rischi.protezionecivile.gov.it.
  6. ^ Tabella dei gradi/giorno dei Comuni italiani raggruppati per Regione e Provincia (PDF), in Legge 26 agosto 1993, n. 412, allegato A, Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile, 1º marzo 2011, p. 151. URL consultato il 25 aprile 2012 (archiviato dall'url originale il 1º gennaio 2017).
  7. ^ DiPI Online - Dizionario di Pronuncia Italiana, su dipionline.it. URL consultato il 15 giugno 2013 (archiviato dall'url originale il 9 ottobre 2018).
  8. ^ AA. VV., Dizionario di toponomastica. Storia e significato dei nomi geografici italiani., Milano, Garzanti, 1996, p. 132, ISBN 88-11-30500-4.
  9. ^ nota ancora oggi con questo nome
  10. ^ Valle dell'Ofanto, su biopuglia.iamb.it, Biopuglia. URL consultato il 16 aprile 2012 (archiviato dall'url originale il 9 luglio 2007).
  11. ^ Pagina con le classificazioni climatiche dei vari comuni italiani, su confedilizia.it. URL consultato il 9 maggio 2008 (archiviato dall'url originale il 27 gennaio 2010).
  12. ^ Servius Marius Honoratus, Commentarii in Vergilii Aeneidos libros, 11, 246.
  13. ^ Torelli, Mario (1992) "Il quadro materiale e ideale della romanizzazione", in Principi imperatori vescovi, pp. 608-619.
  14. ^ Canussio, Vittorio, (1993-94) Il problema dell'etimo Canusium, in Invigilata Lucernis n° 15 - 16.
  15. ^ Padula, Vincenzo (1871), Protogea ossia l'Europa preistorica, p. 136
  16. ^ a b Jacobone, Nunzio (1922), Canusium. Un'antica e grande città dell'Apulia. Ricerche di storia e topografia, pp. 11 - 13. L'autore riporta le tre ipotesi (quella serviana, greca ed ebraica) respingendole ed ipotizza la derivazione messapica o iapigia.
  17. ^ Analogamente ad altre città pugliesi di simile origine, come ad esempio Venosa o Ginosa.
  18. ^ Schulze, Wilhelm (1963) Zur Geschichte lateinischer Eigennamen (trad. Storia dei maggiori nomi propri latini), p. 313
  19. ^ Corrente, Marisa (1992), "L'insediamento di Toppicelli", in Principi imperatori vescovi, pp. 63-71.
  20. ^ De Juliis, Ettore Maria (1992), "Le ambre intagliate", in Principi imperatori vescovi, pp. 128 - 130.
  21. ^ Ulino, Maurizio (2008) L'Età Barocca dei Grimaldi di Monaco nel loro Marchesato di Campagna.
  22. ^ Questi ultimi poterono fregiarsi del titolo di "Principi di Canosa", con Regio decreto del 2 luglio 1914 prima del 28 ottobre 1922, partendo da Ernesto (1886), fino all'esplicito non riconoscimento dei titoli nobiliari sancito dalla Costituzione. Titolo, comunque, che è diventato parte integrante del nome.
  23. ^ Il Principe Alberto II di Monaco a Canosa: «Qui è come tornare a casa», in Corriere del Mezzogiorno, 21 aprile 2022. URL consultato il 21 aprile 2022.
  24. ^ Ora sede della locale Fondazione Archeologica (F.A.C.) Fondazione Archeologica Canosina, su canusium.it, 2012. URL consultato il 16 aprile 2012 (archiviato dall'url originale il 24 gennaio 2012).
  25. ^ Detto anche Palazzo vescovile.
  26. ^ Demolito negli anni 80, sorgeva tra l'attuale via Giovanni Malcangio e via J.F.Kennedy
  27. ^ Sede del Museo delle marionette.
  28. ^ Sede della locale mostra dei presepi.
  29. ^ Ora unificate nell'unica parrocchia dei Santi Francesco e Biagio.
  30. ^ a b L'allora Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi accompagnò l'assegnazione del riconoscimento con una breve nota: "All'indomani dell'armistizio, abbandonata dai tedeschi, [Canosa] subì un violento bombardamento [...]. La popolazione si prodigò in una generosa gara di solidarietà in aiuto dei superstiti e dei senza tetto, dando prova di elette virtù civiche e grande spirito di abnegazione."
  31. ^ Breve storia della produzione di tufo a Canosa, su canusiumchronicles.com. URL consultato il 20 novembre 2024.
  32. ^ Pietro Pagliarulo, Studio idrogeologico della contrada Tufarelle (Canosa di Puglia - Minervino Murge), Lanciano, Bleu Editore, 2010, ISBN 978-88-905418-0-3.
  33. ^ Cons. Stato, Sez. IV 13 settembre 2023, n. 8305, Diniego all’ampliamento di una discarica di rifiuti speciali per preesistenza di discariche a distanza tale da non consentire l’individuazione del responsabile dell’eventuale inquinamento, su osservatorioagromafie.it. URL consultato il 3 dicembre 2024.
  34. ^ a b Canosa di Puglia, su Archivio Centrale dello Stato.
  35. ^ a b Comune di Canosa di Puglia, Statuto (PDF), Art. 5 - Stemma, Gonfalone e Vessillo.
  36. ^ Sostituita da due ante in legno.
  37. ^ Secondo altra opinione, di Amalfi.
  38. ^ Canosa: Sito archeologico Terme Ferrara: elaborato un Regolamento, su canosaweb.it, canosaweb, 2011. URL consultato il 16 aprile 2012.
  39. ^ Statistiche I.Stat - ISTAT;  URL consultato in data 28-12-2012.
  40. ^ demografia, su demo.istat.it.
  41. ^ Canosa di Puglia - Fondazione Archeologica Canosina, su canusium.it (archiviato dall'url originale il 23 gennaio 2012).
  42. ^ La Compagnia Aurora, fondata da Lorenzo Dell'Aquila, cominciò nel 1882 ed è stata la prima in assoluto a proporre al pubblico pugliese le marionette con armature luccicanti, occhi di cristallo, impegnati in amori e duelli. Sono stata l'ultima compagnia del loro genere a calare il sipario nella seconda metà degli anni ottanta.
  43. ^ La Fondazione Archeologica Canosina nasce nel 1992 da un'operazione di sensibilizzazione della popolazione nei confronti del patrimonio archeologico della città e quasi sempre privato alla città. Per maggiori informazioni: Sito ufficiale
  44. ^ Cultura, giornata storica per Canosa. Bray: "Turismo leva per lo sviluppo", su bari.repubblica.it, La Repubblica. URL consultato il 16 novembre 2013.
  45. ^ “Una femmina”, il regista Costabile: «Incontro con la Desolata momento decisivo», su canosa.news24.city, 1º marzo 2022. URL consultato il 1º aprile 2023.
  46. ^ "Ti mangio il cuore", su sentireascoltare.com, Sentireascoltare, 25 agosto 2022. URL consultato il 1º aprile 2023.
  47. ^ Le sette colline sono S. Giovanni, Santa Sofia, San Giorgio, Montescupolo, San Leucio - detto anche dei SS. Quaranta -, Santa Lucia e Murgetta.
  48. ^ Chiamata così per via di una colonna ottocentesca su cui vi è la statua della Madonna, che rappresenta, tra l'altro, l'ingresso alla zona Castello (vecchia Acropoli).
  49. ^ Articolo de La Repubblica del 29 agosto 2005.
  50. ^ Atlante cartografico dell'artigianato, vol. 3, Roma, A.C.I., 1985, p. 11.
  51. ^ Comune di Canosa di Puglia, Ufficio Stampa, Comunicato Stampa 22 marzo 2007.
  52. ^ Visita dell'Università di Budapest a Canosa di Puglia, su ithinkmagazine.it. URL consultato il 22 marzo 2021 (archiviato dall'url originale il 2 agosto 2012).
  53. ^ Gli Ipogei di Canosa tra le mete preferite dai turisti di tutta Italia
  54. ^ Grande affluenza di turisti a Canosa nel periodo pasquale, su ilovecanosa.it. URL consultato il 28 febbraio 2016 (archiviato dall'url originale il 6 marzo 2016).
  55. ^ affluenza record Agosto 2015
  56. ^ Canosa, sosta Di Nunno, su Identità Web, 16 agosto 2011. URL consultato il 6 maggio 2024 (archiviato l'8 aprile 2023).
  57. ^ Copia archiviata, su imagecenterproductions.com. URL consultato il 28 febbraio 2016 (archiviato dall'url originale il 1º marzo 2017).
  58. ^ a b c d e f g h i j k l m n o http://amministratori.interno.it/
  59. ^ Primo Sindaco eletto direttamente per preferenza
  60. ^ 71^ COPPA SAN SABINO - 36° GRAN PREMIO D’ESTATE - 20° MED. D’ORO SAN SABINO, su federciclismo.it. URL consultato il 15 gennaio 2023.
  61. ^ Coppa San Sabino, su museociclismo.it. URL consultato il 15 gennaio 2023.
  • AA.VV., Marrese; Satalino, Agricoltura e turismo per lo sviluppo di Canosa, Bari, Arti grafiche Savarese, 1968.
  • AA.VV., Centro studi storici e socio-religiosi in Puglia; Basilica cattedrale di San Sabino; Fondazione Archeologica Canosina, Canosa: Ricerche storiche, Fasano, Schena, 2003.
  • AA.VV., Canosa tra passato e presente, Canosa di Puglia, Del Vento, 1997.
  • AA.VV., Guide d'Italia - Puglia, Milano, Touring Club Italiano, 2008, ISBN 978-88-365-4556-8.
  • Asselti, Canosa di Puglia e la sua storia e i suoi monumenti, Andria, Tip. Guglielmi, 1986.
  • Gioia Bertelli, M. Falla Castelfranchi, Canosa di Puglia e la sua storia e i suoi monumenti, Roma, Tip.Imperia, 1981.
  • Marcella Chelotti, La Epigrafi romane di Canosa, Bari, Edipuglia, 1990.
  • Gerardo Chiancone, La Cattedrale e il Mausoleo di Boemondo in Canosa, Andria, Tip. Guglielmi, 1983.
  • Michele Cilla, Caratteri e restauri del mausoleo di Marco Boemondo d'Altavilla, Lavello, Alfagrafica VolonninoI, 1993.
  • Marisa Corrente, Claudio Ciccarone, Canusium: l'ipogeo dei serpenti piumati, Canosa di Puglia, Serimed, 2003.
  • Ettore M. De Juliis, L'Ipogeo dei vimini di Canosa, Bari, Edipuglia, 1990.
  • Francesco Di Muro, Li sciùch d na vòlt: Canosa di ieri e di oggi, Foggia, Centrografico francescano, 1999.
  • Michele Di Ruggiero, Correva l'anno... a Canosa, Andria, Arts Media, 2016.
  • Fondazione Archeologica Canosina, Principi, Imperatori, Vescovi - Duemila anni di storia a Canosa, Venezia, Ed. Marsilio, 1992.
  • Daniele Giancane, Paolo Comentale, Le marionette di Canosa: alla ricerca di una cultura, Bari, Ragusa, 1985.
  • Francesco Grelle, Andrea Giardina, Canosa romana, Roma, "L'Erma" di Bretschneider, 1993.
  • Nunzio Iacobone, Canusium, Lecce, Ed. Salentina, 1922.
  • Nunzio Iacobone, Una grande e antica città dell'Apulia. Canusium. Ricerche di storia e topografia, Galatina, Ed. Salentina, 1962.
  • Matteo Ieva, Canosa dal territorio al castello: i caratteri della strutturazione del territorio in rapporto al sistema difensivo e alla nascita del castellum, Bari, Mario Adda Editore, 2003.
  • Antonio Lenoci, Canosa all'ombra delle necropoli, Udine, Ed.Alpe Adria, 2003.
  • Gaetano Maddalena, on. Raffaele Cotugno, Il 1860 in Canosa: narrazione storica ricavata da documenti e preceduta da brevi notizie su Canosa nei primi sessant'anni del secolo, Sala Bolognese, Forni, 1973.
  • Giuseppe Morea, Canosa. I suoi ruderi, i suoi monumenti, Barletta, Ed.Rizzi, 1962.
  • Giuseppe Morea, Canosa: dalle origini all'Ottocento, Barletta, Linotipia Rizzi & Del Re, 1968.
  • Giuseppe Morea, L'acropoli-castello di Canosa, Bari, Arti grafiche Savarese, 1969.
  • Giuseppe Morea, Arte e monumenti a Canosa, a cura di Centro di servizi culturali, Canosa di Puglia, 1969.
  • Giuseppe Morea, I gioielli ellenistici di Opaka, nobile fanciulla canosina, Bari, Savarese, 1972.
  • Domenico Morra, Frammenti storici: Canosa e i suoi dintorni, Lavello, Alfagrafica Volonnino, 1994.
  • Francesco Morra, I segreti di una incursione aerea - Canosa di Puglia 6 novembre 1943, Roma, Aracne Editrice, 2006.
  • Attilio Paulicelli, San Sabino nella storia di Canosa, Bari, Tip. San Paolo, 1967.
  • Ada Riccardi, Angela Ciancio; Marcella Chelotti, Canosa, Bari, Ed. Dedalo, 1980.
  • Luigia Sabbatini, Ceramiche di scavo della zona archeologica di Canosa: un'indagine archeometrica, Bari, Proto, 2002.
  • Biagio Saraceno, Canosa di Puglia città tre volte millenaria, Melfi, Grafiche Vulture, 1965.
  • Soprintendenza per i beni archeologici della Puglia, 1912 un ipogeo al confine: tomba Varrese: Canosa di Puglia, Palazzo Sinesi, 22 ottobre 2000, a cura di Marisa Corrente, Canosa di Puglia, Serimed, 2001.
  • Maurizio Ulino, L'Età Barocca dei Grimaldi di Monaco nel loro Marchesato di Campagna, Napoli, Giannini editore, 2008.

Voci correlate

[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti

[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni

[modifica | modifica wikitesto]
Controllo di autoritàVIAF (EN242101665 · SBN BRIL000141 · BAV 497/1345 · LCCN (ENn87847580 · GND (DE4085139-4 · BNF (FRcb122265063 (data) · J9U (ENHE987007560143505171
  Portale Puglia: accedi alle voci di Wikipedia che parlano della Puglia