Fine anno, è tempo di bilanci. Un 2024 estremamente ricco per quel che riguarda la mia attività tanguera, ho preso la valigia molte volte partecipando a numerosi eventi.
Dato per scontato il piacere di viaggiare e, ovviamente, di incontrare persone, come ballerina sono cresciuta.
Scambiare abbracci sempre nuovi mi ha permesso di affinare l’ascolto, imparare a prendere nuove forme nel corpo, percepire tantissime diverse musicalità restituendo a mia volta l’interpretazione. Tutti stimoli necessari per modificare, ampliare, migliorare il mio tango.
Ho finalmente raggiunto la consapevolezza che mi permette di esprimere in libertà chi sono, ballo “nuda”, non ho più il pudore di mostrare nell’abbraccio ciò che sento, ballo al 100%.
Aprire la porta delle emozioni legate alla musica e all’abbraccio mi ha resituito, molte volte, uno stato di grazia che definisco “la bolla”.
Quando la musica entra e disegna all’interno della coppia arabeschi fiammeggianti che pulsano dall’uno all’altro corpo, rispondendosi in totale affinità, la pista, le altre coppie, i rumori di fondo, le luci, il pavimento, i dolori del corpo, magicamente spariscono perchè si balla nella bolla.
Per entrarci è necessario aprire tutti i canali che il tango chiede e chiuderne uno: il pensiero razionale, quello che non sente, non ascolta ma pensa. Dopo che la tecnica è dentro di noi, lavora per noi, il cervello non serve più, il corpo sa già cosa fare.
Le volte in cui sono entrata nella magia della bolla con i leader, entrambi abbiamo concordato che la tanda aveva un sapore speciale, diverso, più intenso, unico. Difficile da definire. Forse la bolla rappresenta la massima espressione della connessione, forse è qualcosa in più. Credo si tratti di una connessione di anime che si guardano, si toccano, senza filtri, senza inganni, in totale verità.
Ho ballato tandas meravigliose che posso definire gioiose, sensuali, ritmiche, a volte semplicemente ginniche ma, seppure il divertimento non mi fosse mancato e neppure il piacere, non c’era quell’ingrediente segreto che solo la bolla regala.
Sono sempre più convinta che ballare e ballare bene richieda una grande dose di coraggio. Solo se siamo disposti a mostrarci veramente, a vivere il “qui e ora” come se fosse l’ultimo istante della nostra vita, dando al momento un valore enorme, ecco, in quel caso si creerà con il nostro partner quell’alchimia unica capace di creare la dimensione bolla.
La mia esperienza mi dimostra che una follower che entra nella bolla possa anche mettere in crisi il leader, perchè gli arriva un sacco di roba e, riceverla, gestirla, assumerla, non è per tutti. Lo stesso discorso vale al contrario ovviamente. Purtroppo siamo abituati a vivere sulla superficie delle cose, crediamo di sviluppare potenti relazioni umane ma, in realtà sono solo conoscenze superficiali, così non siamo più abituati a mostrarci a dare e a ricevere l’altro.
Ho avuto il piacere e l’opportunità di ballare con fior fiore di ballerini che mi hanno offerto musicalità, un sacco di tecnica ma dei quali percepivo quella porta chiusa: qui non si entra. Tande bellissime, per carità, ma prive di quella carica di vita che solo la bolla può creare.
Quest’anno di tanto tango mi ha vieppiù confermato che ballare tantissimo è la sola strada per crescere. Studiare sempre, mettersi in discussione, osservare quello che accade in pista, come si muovono i giovani, dove sta andando il tango, sono elementi essenziali per mantenere vivo il proprio linguaggio di tanguer*.
Mi auguro di continuare ad essere coraggiosa, mettendo la mia anima a nudo dentro l’abbraccio che mi cingerà, fidandomi della riposta che riceverò, di un’altra anima che si specchia nella mia.
La bolla, in fondo, è il cerchio di un abbraccio che tende all’infinito.
Pimpra
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