Federico III Fagnani, V marchese di Gerenzano

politico e letterato italiano

Federico III Fagnani, V marchese di Gerenzano (Milano, 8 novembre 1775Milano, 8 ottobre 1840), è stato un nobile, scrittore e politico italiano.

Federico III Fagnani, V marchese di Gerenzano
Marchese di Gerenzano
Stemma
Stemma
In carica1785 –
1840
PredecessoreGiacomo II Fagnani, IV marchese di Gerenzano
SuccessoreTitolo estinto
TrattamentoSua Eccellenza
NascitaMilano, 8 novembre 1775
MorteMilano, 8 ottobre 1840 (64 anni)
DinastiaFagnani
PadreGiacomo II Fagnani, IV marchese di Gerenzano
MadreCostanza Brusati
ReligioneCattolicesimo

Biografia

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I primi anni

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Figlio primogenito di Giacomo II Fagnani, IV marchese di Gerenzano, e di sua moglie, la marchesa Costanza Brusati, Federico nacque a Milano l'8 novembre 1775. Sue sorelle furono la socielité Maria Emily Fagnani Hertford e Antonietta Fagnani Arese, ispiratrice di Ugo Foscolo. Per parte di sua nonna paterna era discendente della nobile e potente famiglia milanese dei Clerici, noti banchieri.

Compì i propri studi al Collegio dei Nobili di Siena dove si laureò in legge nel 1794, avendo avuto per insegnante il senese Angelo Maria d'Elci, bibliofilo, scrittore e grande erudito del suo tempo che seppe trasmettergli l'amore per la cultura. Tornato a Milano all'improvvisa morte del padre nel 1785, prese in carico i titoli e i feudi del padre sotto la tutela formale della madre la quale, ad ogni modo, si dimostrò perlopiù assente (con l'amante risiedeva in Inghilterra) e degli altri parenti prossimi.

Fu durante il periodo napoleonico a Milano, ad ogni modo, che Federico iniziò la propria scalata al successo: quando il Bonaparte entrò a Milano, egli fu parte di quella nobiltà che lo accolse trionfante, e per questo nel 1805 quando il primo venne incoronato imperatore e venne costituito il Regno napoleonico d'Italia, venne creato dapprima ciambellano imperiale e poi consigliere di Stato. Nel 1807 venne nominato cavaliere dell'Ordine della Corona Ferrea ed infine nel 1810 divenne uditore del Consiglio di Stato. Come compensazione della perdita del titolo di marchese (il regime napoleonico abolì tutti i titoli nobiliari concessi dall’ancienne régime), nel 1809 ottenne da Napoleone la nomina a conte del Regno d'Italia.

Il viaggio in Russia

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Federico Fagnani fu uno dei principali sostenitori della politica dello zar Alessandro I in Russia.

Nel 1811 partì alla volta della Russia dove rimase sei mesi in compagnia del suo servitore, e stendendo un dettagliato resoconto del suo viaggio dal titolo "Lettere Scritte da Pietroburgo Correndo gli Anni 1810 e 1811 dal Marchese Federigo Fagnani", edito poi a Milano in due edizioni, una del 1812 e una del 1815. In quest'opera il Fagnani descrisse alla perfezione la capitale dell'impero russo prima dell'arrivo dei napoleonici nella disastrosa campagna militare dell'inverno del 1812, oltre ad una serie di usi e costumi della popolazione locale, le misure di cura, i luoghi di educazione, il sistema economico, i teatri e gli svaghi. Oltre che come viaggiatore e scrittore, egli stese questo resoconto per il governo napoleonico, riportando nel testo anche considerazioni personali circa il buon governo dello zar in Russia e dimostrando di abbracciare a pieno la concezione di Hobbes, per il quale l'origine del diritto è naturale e l'unico garante del bene dei cittadini e il loro stesso sovrano. Lodando l'operato di Alessandro I di Russia, il Fagnani precisò inoltre come egli stesse operando nel suo buon governo per modernizzare lo stato e per fare ciò si avvalesse di specialisti e giureconsulti provenienti dalla Germania, pur mantenendo un'assoluta autocrazia nel suo governo.

Dalla lezione imparata in Russia, il Fagnani tornò a Milano profondamente mutato: criticò fortemente la spedizione militare intrapresa dai francesi l'anno seguente che si dimostrò, come egli aveva previsto, disastrosa sino ad essere una delle cause della caduta di Napoleone. Si avvicinò invece sempre più alle posizioni di Federico Confalonieri, dei conti Cicogna, Serbelloni, Durini e Castiglioni, i quali puntavano all'indipendenza dell'ormai ex Regno napoleonico d'Italia, ma senza che a capo vi fosse il principe Eugenio. Egli non fu ad ogni modo mai coinvolto nella vicenda dell'uccisione del ministro Giuseppe Prina avvenuta a Milano nel 1814, ma protestò vivamente contro la mala amministrazione del regno italico.

La carriera come scrittore

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Dopo la Restaurazione, il Fagnani decise che non si sarebbe più occupato di questioni politiche e si ritirò pertanto nell'amministrazione dei suoi beni e nella scrittura. Si trasferì in maniera permanente alla villa di Gerenzano, continuando la sua attività di raccolta di vecchi volumi e continuando a scrivere lui stesso. Si dedicò particolarmente alla trattatistica di economia campestre e all'allevamento dei bachi da seta con titoli come "La Notizia della Bigattaia Padronale della Fagnana", "Buon Governo dei Filugelli e delle Bigattaje", "Osservazioni di Economia Campestre Fatte nello Stato di Milano". Nel 1822 tornò brevemente ad occuparsi di politica con riflessioni velate in "Riflessioni Morali e Politiche Intorno ad Alcune Opinioni e Teorie dei Nostri Tempi", dedicandosi poi alla letteratura classica grazie alla traduzione degli Epigrammi di Marziale del 1827.

Quello che non abbandonerà mai per il resto della sua vita il Fagnani è il progetto di un'Italia libera ed indipendente da potenze straniere, caratteri che lascerà trasparire nei suoi scritti, parlando apertamente di "Italia" e di "patria comune".

La condizione dei contadini

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Fu il primo in quegli anni delicati e prima della comparsa dei moderni sindacati, ad interessarsi alle condizioni dei contadini e ad una loro rappresentanza nei confronti dei padroni dei latifondi che essi coltivano tramite l'esposizione di due metodi economici nel campo agricolo: in uno padroni e contadini vivono in assoluta comunione per quanto riguarda la condizione dei terreni, con una condivisione assoluta di danni e profitti sulle coltivazioni; l'altro metodo, invece, presentava la possibilità per ogni contadino di essere l'unico responsabile della porzione di terra affidatagli dal padrone, il quale avrebbe avuto così meno ricavi ma anche meno responsabilità. Egli si dichiarò inoltre favorevole alla concessione di prestiti in denaro ai contadini, mettendo in pratica quanto da lui stesso teorizzato anche attraverso il suo testamento, nel quale dispose lasciti ai suoi lavoranti.

Egli aveva una notevole stima e considerazione dei contadini che lavoravano la terra: nel 1820, nel suo "Osservazioni di Economia Campestre", difese la loro difficile condizione contro i soprusi ancora da troppi perpetrati.

Il breve ritorno alla politica e gli ultimi anni

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La sua figura venne rivalutata nel 1831 quando tornò ad occuparsi attivamente di politica come segretario particolare del conte Franz Joseph Saurau, governatore austriaco di Milano ed ambasciatore austriaco a Firenze.

La morte del Saurau nel 1832, mise nuovamente in ombra il Fagnani che si ritirò ancora una volta a vita privata, questa volta nel suo palazzo di famiglia a Milano ove morì la mattina dell'8 ottobre 1840, ultimo rappresentante maschile della sua casata. Per sua volontà testamentaria, i suoi funerali si svolsero senza pompa e la salma venne deposta nel piccolo cimitero di Gerenzano. Sempre nel suo testamento, diede disposizione che tutti i libri e i documenti della sua collezione (23.216 libri, 16.015 tra carte geografiche e incisioni oltre a 4320 tra disegni e oggetti), passassero alla Biblioteca Ambrosiana di Milano.[1] Nelle sue disposizioni testamentarie favorì anche le comunità di Gerenzano e Robecchetto, oltre alla Compagnia di Gesù alla quale lasciò terre per quasi 5 milioni del tempo, provocando lo stupito e ironico commento di Vincenzo Gioberti:

«Notissimo è il fatto del Marchese Fagnani avaro, ambizioso, astuto, pizzicante dell’incredulo e dell’ateista, epicureo in morale e politica; [...] Costui, venuto in fine di morte, fece per indotta del conte Mellerio un lascito di cinque sei milioni di lire da rassegnarsi ai Gesuiti per fondare loro case e collegi con grave danno degli eredi naturali.[2]»

Per quanto riguarda il resto delle sue sostanze, queste vennero aspramente contese tra la sorellastra maggiore Maria Emilia Fagnani Seymour-Conway e la sorella minore Maria Antonietta con lungaggini burocratiche e legali che si protrassero per i quarantaquattro anni successivi alla sua morte. Alla fine, nel 1884, i beni immobili del defunto marchese passarono alla sorella Antonietta, mentre quelli mobili (quasi 3.000.000 di lire dell'epoca) vennero equamente divisi tra gli eredi delle due sorelle.

Relazioni

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Federico Fagnani non si sposò mai, ma ebbe certamente diverse amanti tra cui la più nota è certamente Angela Pietragrua, con la quale intrecciò una relazione a partire dal 1814 dopo aver lasciato Stendhal, come egli stesso ebbe modo di lamentarsi. Stendhal, del resto, pare si fosse invaghito della sorella minore di Federico, Antonietta, già moglie di Marco Arese Lucini, che nella sua La Certosa di Parma (vol. I, V cap.) descrive come una delle donne più belle di Milano insieme all'ex fidanzata.

Onorificenze

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Araldica

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Stemma Descrizione Blasonatura
 
 
Federico Fagnani
Marchese di Gerenzano (1785-1810; 1815-1840)
D'azzurro all'aquila d'argento. Corona da marchese.
Federico Fagnani
Conte del Regno napoleonico d'Italia (1810-1815)
D'azzurro all'aquila d'argento, quarto di conte senatore sul tutto. Ornamenti esteriori da conte senatore del Regno napoleonico d'Italia.

Albero genealogico

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Genitori Nonni Bisnonni Trisnonni
Giacomo I Fagnani, II marchese di Gerenzano Federico I Fagnani, I marchese di Gerenzano  
 
Clara Clerici  
Federico II Fagnani, III marchese di Gerenzano  
Marianna Stampa Cristierno Stampa, conte di Montecastello  
 
Giustina Borromeo  
Giacomo II Fagnani, IV marchese di Gerenzano  
Giorgio Clerici, III marchese di Cavenago Carlo Ludovico Clerici, II marchese di Cavenago  
 
Eufemia Bonetti  
Rosa Gaspara Clerici  
Barbara Barbavara di Gravellona Giuseppe Barbavara di Gravellona  
 
Alfonsa Belcredi  
Federico III Fagnani, V marchese di Gerenzano  
Giovanni Pietro Brusati, I marchese di Settala Valeriano Brusati  
 
 
Pietro Maria Brusati, II marchese di Settala  
 
 
 
Costanza Brusati  
Giulio Cesare Solaro  
 
 
Antonia Solaro  
Giovanna Galli Ambrogio Galli  
 
 
 
  1. ^ la "Sala Fagnani" dell'Ambrosiana
  2. ^ V. Gioberti, Il gesuita moderno, Losanna, Bonamici, 1847, t. 4., p. 466.

Bibliografia

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  • Guido Fagioli Vercellone, Fagnani Antonietta, in «Dizionario Biografico degli Italiani», IVL, Roma, Istituto della Enciclopedia italiana

Controllo di autoritàVIAF (EN74915571 · ISNI (EN0000 0000 6630 2838 · SBN SBLV042983 · BAV 495/15550 · CERL cnp00513904 · LCCN (ENno2009131581 · GND (DE128847654 · BNF (FRcb10433719j (data)
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